Echo 1×03 – TukloTEMPO DI LETTURA 4 min

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Echo 1x03 Recensione“Look, tonight things caught up to us both. If the offer still stands I’m helping you”.

Echo ha raggiunto e superato la metà della stagione, probabilmente senza neanche accorgersene. Lo show creato da Marion Dayre, infatti, ha mostrato in questi primi tre episodi una duplice caratteristica che – almeno all’apparenza – dovrebbe essere conflittuale: presentare molte cose ma riuscire a raccontarne poche. In poco più di 120 minuti, inclusi anche sigla e titoli di coda, Echo ha esplorato un’ampia gamma di situazioni ed eventi, ha introdotto personaggi, coperto temporalmente circa 20 anni di vita della protagonista e introdotto flashback tra il racconto storico e quello dei miti e delle leggende. Eppure, a due episodi dalla fine della stagione, le informazioni in possesso dello spettatore sono ben poche.
Chi è davvero Maya Lopez?
Quale motivazione determina le sue azioni?
Quando si sono sviluppati i suoi poteri, e lei da quando ne è consapevole?
Tutte queste domande sono ancora senza risposta, e ciò è doppiamente rilevante in quanto si tratta di un supereroe poco conosciuto al grande pubblico, e il suo background (poteri inclusi, che in realtà non esistono nei fumetti) non può essere data per scontata.

RAPIMENTI


La buona notizia afferente a questa puntata è che essa è senza dubbio meglio della precedente. L’episodio oggetto di questa recensione, infatti, ha una struttura e uno sviluppo chiaro sin dal principio, con una trama principale ben definita che si arricchisce gradualmente con ulteriori vicende utili a caratterizzare i personaggi e far avanzare la trama.
Il rapimento di Maya da parte di Vickie – ossia uno dei dipendenti di Henry Lopez – è il motore che aziona tutti i meccanismi dell’episodio. A onor del vero, lo sviluppo della storyline è alquanto semplice e lineare, con un focus sulla palese incapacità di Vickie e delle sue complici.
Il momento di maggior interesse, per di più, non riguarda il piano più strettamente narrativo, anche perché il piano degli uomini di Fisk giunti fin da New York viene stoppato proprio sul più bello. Al contrario, l’aspetto che si fa maggiormente apprezzare è una prolungata sequenza di combattimenti tra Maya e una ventina di uomini armati fino ai denti.

IL RITORNO


Le due più grandi eredità di questa puntata riguardano da un lato la scelta dello zio Henry di unirsi alla lotta di Maya contro l’impero di Fisk e, dall’altro lato, il ritorno in scena proprio di Wilson Fisk. Il personaggio interpretato da Vincent D’Onofrio è, nonostante il minutaggio molto limitato, la figura centrale per eccellenza all’interno di questo show.
Fisk è stato l’uomo che ha dato un lavoro a New York al padre di Maya. È stato l’uomo che ha fatto entrare Maya nel mondo della criminalità organizzata e, soprattutto, Wilson Fisk ha ordinato l’omicidio del padre di Maya, generando dunque il complesso piano di vendetta della donna per diventare la regina del crimine.
Tutte le azioni di Maya, le sue decisioni, i suoi pensieri ruotano attorno a Kingpin. Se da un lato non sembra un problema, dato che si tratta di uno dei migliori character del mondo Marvel (ed è anche ottimamente interpretato), al tempo stesso però questa situazione fa sorgere diversi interrogativi creando una sensazione di dejà-vu. 

NOVITÀ, PARAGONI E CATEGORIE


Una persona giovane, con un passato difficile e molto brava nei combattimenti, è ossessionata dall’obiettivo di porre fine all’impero criminale di Wilson Fisk. Suona familiare? Certamente, solo che in questo caso il personaggio non è un giovane e idealista avvocato newyorkese, bensì una discendente della tribù Choctaw (che poi in realtà vorrebbe prenderne il posto).
Sebbene Matt Murdoch agisca in nome della giustizia, mentre Maya Lopez punta alla vendetta e alla scalata al vertice della catena alimentare dei fuorilegge, questa miniserie sta delineando dei parallelismi abbastanza evidenti con il primo ciclo di episodi di Daredevil.
Di conseguenza, pur volendo evitare raffronti troppo diretti, è inevitabile fare dei paragoni. Ad esempio, il combattimento di Maya contro i mandanti del suo rapimento è sicuramente ben cireografato ma questa scena riporta alla mente i combattimenti di Daredevil, che erano il fiore all’occhiello dello show e risultano essere complessivamente migliori rispetto a quelli di Echo.
Per affermarsi all’interno dell’universo narrativo, Echo dovrebbe puntare su ciò che la rende unica, evitando il più possibile paragoni con altre opere. Tuttavia, finora allo spettatore è stato spiegato pochissimo dei poteri di Maya, e lo stesso sembra valere anche dal suo punto di vista della protagonista stessa. Il legame del personaggio e dei suoi poteri con la discendenza Choctaw viene evocato spesso tramite i flashback, ma non c’è stata una costruzione narrativa in tal proposito.
Fino a questo momento, Echo è uno show che accenna a molte cose, lancia degli input, fa immaginare degli sviluppi. Lo step fondamentale sarà riuscire a unire tutti questi elementi in una storia che si basi effettivamente sui potenziali punti di forza del personaggio principale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Episodio migliore del precedente
  • Scena d’azione migliore rispetto a quella della puntata precedente
  • Il ritorno di Fisk
  • Molti aspetti ricordano Daredevil, causando paragoni scomodi (come nel caso delle scene di lotta)
  • Mancanza di una caratterizzazione organica dei personaggi

 

Un passo avanti per Echo, con la possibilità di fare ancora meglio.

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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