Echo 1×04 – TaloaTEMPO DI LETTURA 4 min

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Echo 1x04 recensioneConsiderando tutti i lavori di reshooting e di riscrittura della miniserie, tutto sommato “Taloa” si può serenamente fregiare di essere uno dei migliori episodi insieme a “Chafa” che, però, rimane per ora il più interessante (anche grazie a Ronin Daredevil).
Ad un episodio dalla chiusura appare sempre più chiaro come la natura dello show sia piuttosto confusionaria, utilizzando:

  • parecchio minutaggio per dei flashback sui Choctaw che ad ora non hanno ancora portato assolutamente a nulla;
  • alcune discussioni di limitato interesse con i nonni/cugini/parenti di Maya Lopez per provare a creare un qualsiasi tipo di ecosistema narrativo che dia profondità alla protagonista;
  • Kingpin per ricreare quella lore che arriva direttamente dal MCU creato su Netflix e solo ora reso canonico.

La sensazione che tutto questo potesse essere semplicemente due-tre episodi non è errata visto che, di fatto, se si eliminano i flashback e si passa direttamente da “Chafa” a questo episodio non si perderebbe niente in termine di visione. E la sensazione che il tutto fosse stato ampiamente diluito, prima delle bestemmie tirate da Kevin Feige dopo aver visto gli episodi in anteprima, è altrettanto corretta. Tutto ciò ha portato però ad un risultato un po’ confusionario che, se da un lato affronta la relazione “padre”-“figlia” di Kingpin ed Echo riproponendo anche un importante dettaglio circa il martello utilizzato dal piccolo Wilson per uccidere suo padre (seppur con un martello diverso rispetto a quello originale), dall’altro si perde in lungaggini e trame secondarie di scarsissimo interesse.
Riassumendo in pochissime parole: lo show dimostra di funzionare solo quando Kingpin è protagonista e quando le scene d’azione prendono il sopravvento; invece le dinamiche famigliari, i flashback sui Choctaw e personaggi secondari di cui non frega niente a nessuno affossano il tutto.

ACCADE PERCHÈ DEVE ACCADERE


A scrivere questa puntata, così come per lo scorso episodio, ci sono “solamente” tre sceneggiatori (Ken Kristensen, Josh Feldman e Chantelle M. Wells), contro i quattro del pilot e del series finale, ed i sei di “Lowak“. Una quantità assurda per un lavoro che sulla carta dovrebbero fare in uno o massimo due, mentre qui ben tre sceneggiatori faticano e non poco a trovare la quadra.
Come detto poco sopra, avere in scena Wilson Fisk è una manna dal cielo. Non tanto perché Alaqua Cox non sia brava nel suo ruolo, infatti Maya Lopez è oggettivamente più convincente rispetto alla sua prima apparizione. Piuttosto perché l’interpretazione di D’Onofrio, così come il peso specifico del personaggio di Kingpin ed il potere che emana sono fantastici. Poi è oggettivamente interessante constatare come, oltre a Vanessa, anche Maya sia un punto debole di Fisk, e in questo la puntata riesce perfettamente enfatizzando una relazione che è oggettivamente molto interessante.
Purtroppo non è stato utilizzato lo stesso approccio per dare ai confronti tra i due una chiusura meno frettolosa, così come non è stato minimamente spiegato come abbia fatto Fisk ad essere vivo, e questi sono due elementi che i tre sceneggiatori avrebbero dovuto affrontare meglio.

I couldn’t bear to be around you.

Bisogna poi spendere qualche riga sulla nonna di Maya che con queste parole giustifica il suo abbandono durato circa 20 anni. Una decisione un po’ troppo forzata, se vista dalla prospettiva dello spettatore. Anche qui, infatti, se da un punto di vista umano è vagamente concepibile (ma non giustificabile) la scelta, dall’altro abbandonare una nipote per colpe nemmeno sue è difficile da spiegare in pochissimo tempo, e non è tra l’altro nemmeno necessario ai fini dello show visto che non aggiunge molto valore alla trama.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Vincent D’Onofrio regna sopra tutto e tutti
  • Alaqua Cox sta crescendo nel suo ruolo
  • Flashback iniziale e focus nella relazione tra “padre” e “figlia”
  • Il martello di Fisk che ritorna da Daredevil
  • Montaggio un po’ troppo accelerato con stacchi netti in alcuni momenti cruciali, tipo il confronto tra Maya e Wilson Fisk
  • La nonna è intollerabile
  • Wilson Fisk ha ricevuto un proiettile in faccia (probabilmente nell’occhio) e non è stato spiegato in alcun modo come sia ancora vivo e senza problemi

 

Senza Vincent D’Onofrio ed il suo Kingpin si starebbe sicuramente urlando al fallimento più totale, e fortunatamente non è così. Però rimane un’ombra piuttosto importante su tutto il rimaneggiamento del montato che sembra aver tagliato ed accelerato diversi eventi che, in realtà, avrebbero necessitato di più tempo. La sufficienza è pienissima ma dare di più sarebbe un errore.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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