Severance 2×07 – Chikhai BardoTEMPO DI LETTURA 10 min

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Recensione Severance 2x07 Chikhai Bardo

Nel panorama seriale contemporaneo, poche opere riescono a combinare in modo tanto efficace una costruzione narrativa stratificata con un’estetica visiva che diventa essa stessa veicolo del racconto. “Chikhai Bardo” si inserisce perfettamente in questa tradizione, consolidando ulteriormente il valore di una serie che ha saputo trasformare la sua premessa in un’esperienza immersiva, capace di fondere il thriller psicologico con un’indagine sulla natura della memoria e dell’identità.
Con un mix di mystery e dramma psicologico, questo capitolo spinge i personaggi e il pubblico a confrontarsi con la vera essenza del dolore umano e con il paradosso di voler fuggire da ciò che ci rende vivi. Ma soprattutto, getta luce sul messaggio centrale che la serie sembra voler trasmettere: una riflessione sulla sofferenza come parte integrante dell’esperienza umana, e sul fatto di come il tentativo di eliminarla possa privare un individuo della sua autenticità.

IDENTITÀ FRAMMENTATE


Il cuore dell’episodio risiede nel complesso rapporto tra Mark e Gemma, al centro di una relazione che non può più essere ricondotta a una semplice dinamica di riavvicinamento o riconciliazione. Il passato che li lega non rappresenta solo una fonte di dolore, ma diventa il fulcro di un dilemma esistenziale che coinvolge il concetto stesso di individualità. Se il procedere della stagione aveva già suggerito che la verità dietro la loro separazione fosse ben più cupa di quanto inizialmente ipotizzato, “Chikhai Bardo” compie un ulteriore passo avanti, smantellando ogni residua illusione di un ritorno a ciò che era prima.
La narrazione mette in scena una collisione tra passato e presente che non può risolversi in una sintesi armonica, ma che invece lascia i personaggi intrappolati in una condizione liminale, evocata anche dal titolo stesso dell’episodio, il termine tibetano per il regno transitorio tra la morte e la rinascita.
Dal punto di vista registico, Jessica Lee Gagné firma un episodio di straordinaria eleganza formale, costruito su un uso sapiente della luce e delle inquadrature, e la scelta di uno stile visivo che alterna geometrie rigidamente strutturate a momenti di caos controllato amplifica il senso di disorientamento dei protagonisti, facendo della messa in scena un riflesso del loro stato interiore. Il risultato è una puntata che non si limita a raccontare, ma che trasforma ogni scelta estetica in un tassello fondamentale per la comprensione del dramma in atto.
Il tema centrale di “Chikhai Bardo” è la frammentazione dell’identità, un concetto che pervade non solo il rapporto tra Mark e Gemma, ma anche le vite di tutti i personaggi coinvolti. La serie, sin dai primi episodi, ha indagato con profondità la questione della memoria, ma in questo episodio la questione viene spinta alle sue più estreme conseguenze. Il passato di Mark, e in particolare la sua relazione con Gemma, si trasforma in un continuo interrogarsi su cosa definisca realmente un individuo e se le esperienze vissute possano essere cancellate o rivissute. Questo interrogativo si intreccia con la stessa essenza del processo di scissione che separa rigidamente i ricordi tra vita lavorativa e privata, dando origine a una frattura che costringe a chiedersi: cosa accade quando la memoria smette di essere un flusso continuo e si spezza in frammenti isolati, ciascuno contenente un frammento di sé ormai irriconoscibile? L’episodio naturalmente non offre risposte semplici, ma propone una riflessione inquietante e ambigua che lascia lo spettatore, come di consueto, con più domande che certezze.

SE MI LASCI TI SCINDO


Le rivelazioni di questo episodio intensificano gli interrogativi che hanno accompagnato la serie fin dal principio, aggiungendo nuovi livelli di complessità alla comprensione del progetto Lumon. Viene confermato che Gemma, la moglie di Mark, è ancora in vita, ma si tratta di una versione frammentata e alterata dal processo di scissione. Il suo coinvolgimento nell’esperimento, insieme agli altri membri della divisione MDR, suggerisce che il processo non si limiti a una semplice separazione meccanica tra due stati di coscienza, ma implichi una forma di manipolazione emotiva, volta ad allontanare i soggetti dai loro traumi più profondi.
Un dettaglio significativo è la natura dei file che i dipendenti della divisione MDR sono incaricati di catalogare, i quali non sembrano essere meri dati aziendali, ma piuttosto rappresentazioni di esperienze dolorose da cui ciascun individuo potrebbe desiderare di separarsi. Questo lascia ipotizzare che la tecnologia di Lumon non si limiti a una scissione della coscienza applicata al contesto lavorativo, ma possa essere concepita come uno strumento per rimuovere volontariamente il peso dei ricordi più traumatici. Un processo che, se portato alle estreme conseguenze, permetterebbe agli outie di condurre un’esistenza priva di angoscia, a costo di relegare una parte di sé a un’esistenza di sofferenza perpetua.
La prima delle tante questioni sollevate da questo episodio, riguarda il modo in cui Gemma sia finita a lavorare per Lumon. Tra gli aspetti che rendono lo show particolarmente efficace, vi è la capacità di tratteggiare un antagonista come Lumon in modo subdolo: pur essendo un’entità chiaramente malvagia, l’azienda appare “pulita”, poiché gran parte delle sofferenze inflitte ai personaggi scaturisce dalle loro stesse decisioni, rafforzando l’idea di un controllo che si esercita senza apparenti coercizioni dirette.
Proprio per questo, risulta poco verosimile che Lumon abbia rapito Gemma o, addirittura, l’abbia riportata in vita con mezzi straordinari. Più plausibilmente, la sua presenza nel piano di test potrebbe derivare da una “scelta” compiuta in passato, forse maturata sulla base di informazioni incomplete o manipolate. La sua disperazione per l’impossibilità di concepire, il senso di perdita e perfino di colpa che ne derivava, uniti al fatto che la sera dell’incidente fosse diretta a un evento Lumon, suggeriscono che l’azienda possa averla persuasa a prendere parte a un esperimento, inducendola a prestare il proprio “consenso” in circostanze tutt’altro che trasparenti.

GEMMA 17


Uno degli aspetti più affascinanti dell’episodio è, senza dubbio, la serie di sequenze in cui Gemma attraversa le diverse “stanze del dolore”, con un riferimento alla birthing cabin introdotta nella prima stagione: un luogo in cui i ricchi possono aggirare il dolore del parto grazie alla procedura di scissione. Questo dettaglio porta a una riflessione più ampia sull’intero esperimento condotto da Lumon, che sembra ruotare attorno all’idea di sfruttare la scissione per annullare qualsiasi forma di sofferenza o disagio, applicando il medesimo principio a una vasta gamma di esperienze traumatiche.
Gli esempi mostrati nell’episodio suggeriscono che il concetto venga testato su situazioni comuni: una stanza è dedicata alle visite dal dentista, un’esperienza temuta da molti; un’altra alla scrittura di biglietti di ringraziamento natalizi, un compito tedioso e privo di reale significato; un’altra ancora alle turbolenze aeree, capaci di suscitare terrore in chiunque. E poi, naturalmente, c’è il parto, universalmente noto per essere incredibilmente doloroso. Questo dettaglio solleva un ulteriore interrogativo: e se Gemma avesse davvero avuto un figlio e fosse stata sottoposta a un test proprio nella birthing cabin, senza però conservarne alcun ricordo?
L’aspetto più inquietante, però, è che Gemma non possiede un’unica personalità scissa, ma diverse, ciascuna destinata a sopportare un tipo specifico di sofferenza. Questo lascia intendere che concentrare tutto il dolore su un’unica entità potrebbe risultare eccessivamente distruttivo, mentre suddividerlo tra una moltitudine di personalità potrebbe rendere il sistema più sostenibile.
Una teoria alternativa suggerisce che Lumon stia monitorando un numero elevato di individui attraverso diversi metodi, tra cui prelievi di sangue e trattamenti per la fertilità, e che Mark e Gemma siano stati scelti proprio per via della tragedia che hanno condiviso: la perdita di un figlio. In questo scenario, la scissione non servirebbe solo a eliminare il dolore fisico, ma anche a cancellare sofferenze più profonde, come il lutto, il senso di colpa e il terrore.
Il nome Cold Harbor (titolo anche del prossimo season finale) potrebbe quindi alludere alla più grande paura di Gemma: l’annegamento. E se l’esperimento mirasse a spingere ogni individuo ad affrontare il proprio incubo peggiore, allora il processo potrebbe culminare proprio in un’esperienza di morte reale che segnerebbe l’ultima fase del progetto. Questo dettaglio fornirebbe anche una possibile spiegazione per il criptico avvertimento del dottor Mauer, secondo cui Gemma non sarà in giro per sempre.
Un altro elemento che emerge è la presenza della signora Casey, che potrebbe rappresentare un test per verificare se Mark e Gemma siano in grado di coesistere senza riconoscersi. L’obiettivo finale, dunque, non sarebbe soltanto quello di eliminare il dolore fisico, ma di vendere la procedura di scissione come uno strumento capace di cancellare ogni esperienza negativa: dal trauma emotivo alla noia, fino alla consapevolezza stessa della morte. Se così fosse, la tecnologia potrebbe non limitarsi a rendere indolore il trapasso, ma eliminare del tutto la percezione del momento in cui avviene.

UN’ESISTENZA INCOMPLETA


Il romanzo “La Morte Di Ivan Il’ič” di Lev Nikolaevič Tolstoj (il libro che il Dr. Mauer prende dallo scaffale di Gemma prima che lei lo colpisca con una sedia) potrebbe offrire una chiave di lettura per comprendere il messaggio che la serie intende trasmettere e, di conseguenza, fornire un indizio sulla sua conclusione. Il libro, infatti, presenta diverse analogie con lo show, a partire dalla sua tematica centrale.
Nell’opera di Tolstoj, i personaggi principali sono ossessionati dalla posizione sociale e dalle convenzioni, elementi che impediscono loro di costruire legami autentici e di condurre un’esistenza realmente significativa. Come sottolineano molte analisi, gli unici personaggi del romanzo che non vivono un’esistenza artificiale sono coloro che sono rimasti al di fuori dell’influenza della società.
Un concetto che trova una chiara corrispondenza nella vicenda di Helena: in quanto membro della famiglia Eagan, le è preclusa la possibilità di condurre una vita autentica, motivo per cui si sente profondamente attratta dalla relazione tra Helly e Mark.
Allo stesso modo, gli innie, pur essendo separati dal mondo esterno, riescono a vivere esperienze molto più genuine di quanto la Lumon voglia far credere. Sebbene la loro esistenza venga dipinta come limitata e inferiore rispetto a quella degli outie, sono proprio loro a sperimentare un senso di pienezza che spesso sfugge ai loro corrispettivi nel mondo reale.
Il nucleo tematico del romanzo ruota attorno all’idea che il significato e la chiarezza possono emergere solo attraverso la sofferenza, a patto di accoglierla e permetterle di dissolvere le illusioni. La scissione, invece, rappresenta il tentativo della Lumon di offrire l’esatto contrario: una vita priva di dolore, apparentemente più semplice ma, proprio per questo, svuotata di profondità e autenticità. La serie sembra dunque voler sottolineare come l’assenza di sofferenza non conduca alla felicità, bensì a un’esistenza incompleta.
In questo contesto, il lutto, per quanto doloroso, si rivela anche una testimonianza d’amore, e accettarlo può offrire a Mark la chiarezza di cui ha bisogno. La sua divisione mentale nasce dal desiderio di sfuggire a questo conflitto: il suo innie vive senza conoscere né il dolore né l’amore, mentre il suo outie rimane intrappolato in un lutto irrisolto. Alla fine, potrebbe trovarsi di fronte a una scelta impossibile: vivere un’esistenza in cui convivono sia il dolore della perdita che l’amore per Gemma, oppure rinunciare a entrambi. In alternativa, lui e Gemma potrebbero comprendere che il tentativo di superare il lutto ha rischiato di compromettere il loro amore e decidere, invece, di lottare per esso, accettandone anche il peso della sofferenza.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Approfondimento tematico su dolore e sofferenza
  • Complessità psicologica dei personaggi
  • L’approfondimento del mistero attorno alla figura di Gemma
  • La qualità visiva dell’episodio
  • Alcuni sviluppi della trama risultano ancora troppo criptici

 

In definitiva, “Chikhai Bardo” rappresenta un episodio cardine per Severance, un’opera che non si accontenta di fornire risposte ma che, al contrario, continua a scavare nelle contraddizioni dell’animo umano, trasformando ogni rivelazione in un nuovo enigma da risolvere. La lotta tra memoria e oblio, tra sofferenza e redenzione, diventa il motore di una trama che continua a sfidare le aspettative del pubblico, invitandolo a interrogarsi sulla natura dell’esistenza, dell’identità e della ricerca di un significato autentico attraverso l’accettazione del dolore.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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