“Se ne so dette tante. Che non me so mai mosso pe’ pigrizia. Pe’ la paura de non esse all’altezza. Perché ero un pupone che non era capace de staccasse dalla famiglia. Magari so rimasto sempre a Roma, alla Roma, pe tutti quei motivi insieme. Ma tutti quei motivi insieme, ve ‘o giuro, non bastano.“
Il quarto episodio di Speravo De Morì Prima mantiene molte delle caratteristiche viste finora ma perde un po’ di lucentezza. I flashback sul passato non reggono il livello di “spettacolo” di quelli narrati negli episodi precedenti. Nonostante la durata di soli 37 minuti – la minore delle quattro puntate – è meno convincente e appassionante dei capitoli precedenti. Ed è un grosso peccato
ILARY CHE NON CONVINCE
È sempre difficile commentare la psicologia e la caratterizzazione di un personaggio che nasce prima nella realtà e, per di più, è notissimo al pubblico che guarda la serie. Pur essendo un personaggio “reale” resta comunque anche frutto della fantasia degli autori. Si tratta pur sempre di una serie e non di un documentario.
Gli autori si trovano di fronte a una sfida doppia: creare un personaggio convincente per la storia che stanno narrando ma, allo stesso tempo, non deludere chi si aspetta di scorgere nella visione, qualcosa di noto e rassicurante. Questa premessa, probabilmente scontata, è per introdurre una riflessione sul personaggio di Ilary Blasi. La scelta del rinnovo del contratto con la Roma diventa l’occasione per darle finalmente uno spazio maggiore all’interno della narrazione. L’importante ruolo di supporto al marito era già emerso nel secondo episodio mostrando come la scelta, vincente, di farsi vedere allo stadio dai tifosi, fosse sostanzialmente una sua idea a cui il marito aveva dato seguito persino controvoglia. Il ritratto del personaggio di Ilary è quello della donna forte, decisa, amante del proprio lavoro, innamorata e che conosce bene la persona a cui sta affianco. Un ritratto in cui si scorge con facilità il personaggio che il pubblico conosce dalle interviste e dalla carriera mediatica. Quella che si fa più fatica a riconoscere è la conduttrice che, nell’intervista promozionale del programma che conduce proprio mentre è in onda la serie, dichiara:
“Inutile dire che mi sentirei molto più a mio agio tra i burini, che sono genuini e veraci, de core e de panza come diciamo noi.”
La Blasi di Speravo De Morì Prima è più sobria, composta ai limiti del formale e, pertanto, meno convincente e meno divertente sia della sua controparte maschile che della sua controparte reale.
OMAGGIO AL CINEMA
La comicità, misurata e quasi mai al limite della risata fragorosa, è sicuramente uno dei tratti più apprezzabili di Speravo De Morì Prima. Lo stile leggero e divertente, che è ormai caratteristico della serie, culmina spesso in episodi surreali ambientati nella testa del protagonista che affronta con questi espedienti i momenti difficili. Che sia l’operazione, la scelta di abbandonare il calcio, di rimanere alla Roma, il Francesco Totti di Castellitto si fa aiutare dalla fantasia che, nel creare immagini irrealistiche, paradossalmente lo aiuta a vedere meglio la realtà. Così emerge una scena che fa il verso al celebre film con Robin Williams L’Attimo Fuggente.
“O Capitano, mio Capitano.“
La scena è talmente ingigantita che risulta buona. Chiaramente è la mente di Totti che lo vede come un nemico ad affidare il ruolo, che nella scena del film era del Preside conformista della scuola, a Spalletti, che non avrebbe appunto nessun motivo per opporsi con tale veemenza alla scenetta dei giocatori. La sequenza supera il rischio di sembrare esagerata rispetto alla portata della scelta di Francesco ma è un modo per confermare che la serie non si prende troppo sul serio e che, quando sembra farlo, in realtà sta solo prendendo in giro sé stessa (e, con affetto, anche il suo protagonista).
Meno comici e, purtroppo, molto “bassi” gli interventi di Pirlo e Del Piero. L’esperienza nel campo pubblicitario non ha insegnato loro abbastanza per essere credibili come attori ma visto che impersonavano sé stessi si poteva sperare in un risultato migliore. Risultato che comunque non è stato molto aiutato dalla scrittura un po’ piatta e stereotipata dei loro dialoghi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Speravo De Morì Prima conferma alcuni buoni tratti mostrati finora ma in questo episodio perde un po’ di smalto.
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