Accettare il proprio destino, per quanto tragico sia, o cercare di cambiarlo, a dispetto di tutte le conseguenze che ciò potrebbe avere? Si può riassumere in questo interrogativo il senso dell’ultimo episodio di questa prima, convincente, stagione di Strange New Worlds. O forse dell’intera serie.
Dopotutto il protagonista è un uomo, Christopher Pike, che sa già cosa lo attende e agisce sapendo che ogni sua azione non fa che avvicinarlo inesorabilmente alla morte (o meglio, a quella che pensa sarà la sua morte, i fan storici sanno come andranno realmente le cose).
CAPITANI A CONFRONTO
Non si può commentare “A Quality Of Mercy” senza parlare di una vecchia conoscenza: James Tiberius Kirk. Lo storico capitano della serie originale, interpretato per anni da William Shatner, viene riesumato nel finale di stagione in una versione più giovane, interpretata da Paul Wesley (noto soprattutto per The Vampire Diaries e il suo spin-off The Originals). Certo, si poteva cercare un attore con una maggiore somiglianza a Shatner, ma Wesley se la cava, fa il suo e offre un Kirk spregiudicato e carismatico quanto basta per non essere troppo dissimile da quello ben noto.
Kirk non è inserito nella storia per puro fanservice. Del resto, non siamo in Discovery o in Picard. La sua presenza è fondamentale perché tutta la puntata ruota attorno alla contrapposizione con Pike e ai due opposti atteggiamenti con i quali i capitani affrontano la crisi romulana. È necessario che ci sia uno “scontro” fra i due, così come è necessario che il suo approccio fallisca, perché solo così l’uomo può accettare serenamente il proprio destino e capire che non bisogna provare a cambiare il futuro.
C’è un retrogusto di amarezza in tutto questo. È come se la sceneggiatura stesse suggerendo che Pike è il passato e Kirk sia il futuro (cosa abbastanza paradossale a livello metanarrativo, visto che la serie che raccontò del primo è di decenni successivi a quella che ha come protagonista il secondo). Ma finché non arriverà il momento per quel futuro di compiersi, Pike continuerà a fare il suo dovere, da bravo capitano della Flotta Stellare.
IL BUON VECCHIO SPOCK
Il viaggio di Pike nel futuro alternativo ha anche un’altra importante conseguenza: ribadire il profondo legame che lo lega al vulcaniano più famoso di sempre. Un legame che era stato messo al centro della narrazione fin dalla serie originale, nel doppio episodio “The Menagerie” e che era emerso in tutta la sua potenza anche nella seconda stagione di Discovery, ma che solo adesso appare agli occhi dello spettatore in tutta la sua forza.
Spock è l’unico al quale Pike confidi di venire dal passato, l’unico che gli possa credere, l’unico che riesca a dargli un aiuto concreto; ma è anche l’unico membro dell’equipaggio di rilievo a fare una brutta fine in seguito all’attacco romulano, scelta non casuale per il suo ruolo nell’accettazione del proprio destino da parte di Pike. Un favore che il vecchio Spock ricambierà anni dopo, come raccontato in “The Menagerie” appunto.
COME CHIUDERE UNA STAGIONE
“A Quality Of Mercy” si segnala anche per un ultimo colpo di scena, a dir la verità anticipato nel corso dell’episodio e comunque assai plausibile: l’arresto del primo ufficiale Una in quanto illyriana.
Era chiaro, fin dalla rivelazione sulla reale natura del “Number One” nell’episodio “Ghosts Of Illyria“, che questo elemento sarebbe tornato al centro della narrazione in qualche modo. Utilizzarlo come cliffhanger di fine stagione permette di alimentare un certo hype nei confronti del prossimo ciclo di episodi che forse era inutile (in quanto la serie ha comunque dimostrato un’alta qualità e fa venir voglia di seguire altri 100 episodi come quelli appena prodotti), ma che male non fa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La prima stagione di Strange New Worlds si conclude confermando le ottime impressione del primo episodio: questa è la serie che i trekker aspettavano da oltre un decennio e che fa ben sperare per il futuro. Ora non resta che attendere la seconda stagione e scoprire cosa ne sarà di Una e di tutto il resto di una ciurma che, senza grosse difficoltà, si è fatta amare più di quelle di Discovery e di Picard messe insieme.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.