Quanto tempo ci vuole dall’annuncio di una nuova serie tv all’effettivo rilascio? Domanda non semplicissima da rispondere, vuoi perché dipende dai vari network o colossi streaming, vuoi per problematiche varie ed eventuali durante la produzione e/o le riprese, vuoi per una mera questione di posizionamento strategico nel calendario delle uscite. Nel caso di Supacell, dall’annuncio nel lontanissimo Novembre 2021 sono passati quasi due anni e mezzo, due anni e mezzo in cui le riprese sono cominciate a Luglio 2022 e sono terminate ad Aprile 2023. Un lasso di tempo considerevole visti i soli sei episodi di cui è composta la prima stagione.
Supacell è una serie che, almeno dal sottoscritto, era stata considerata come una delle scommesse principali di questo 2024, per una sinossi piuttosto interessante, per via della location dei sobborghi londinesi e per il cast totalmente non-bianco, spesso sinonimo di una narrazione differente e non votata al mero scontro tra supereroi e supercattivi (maggiori spiegazioni e scommesse sul 2024 si possono ascoltare qui). Va anche detto che il trailer aveva offerto vibes piuttosto diverse e non necessariamente positive, però dopo la visione di questa prima metà di stagione il risultato è a metà tra la scommessa vinta e la paura di un trailer troppo sentimentale.
La mente dietro Supacell è quella di Rapman che, oltre dirigere tre dei sei episodi, è anche sceneggiatore di tutte le puntate. Una scelta che rispecchia sia una certa (ma apprezzabile) maniacalità nel voler realizzare al meglio la propria visione della storia, sia una scommessa piuttosto grande da parte di Netflix di affidare tutto ad un solo uomo che, tra le altre cose, ha poca esperienza sia dal punto di vista delle sceneggiature che delle riprese.
Scommessa che sembra (abbastanza) vinta.
SUPACELL È IL NUOVO HEROES?
I più “anziani” ricorderanno sicuramente quel famigerato motto “SALVA LA CHEERLEADER, SALVA IL MONDO“, che suona comunque meglio in inglese “SAVE THE CHEERLEADER, SAVE THE WORLD“, detto nel lontanissimo 2006 dal Heroes di Tim Kring. Si tira in ballo la serie NBC iniziata bene e finita malissimo (a cui poi è seguito anche un revival evitabile, Heroes Reborn, nel 2015, frutto di un tentativo disperato di NBC di ritrovare una vecchia hit del passato) perché Supacell ricorda moltissimo la serie di Kring. Soprattutto nel bene.
Rapman: “What if there was a sci-fi where people are from my background and act like me, but they’ve got powers?”
La citazione soprastante è un estratto da un’intervista di Rapman in cui gli si chiedeva le origini di Supacell e l’artista spiegava come fosse arrivato ad immaginarsi un universo in cui improvvisamente alcune persone a sud di Londra cominciassero a sviluppare poteri diversi, il che ovviamente porta a delle conseguenze che nel caso di Supacell si sviluppano principalmente tra le strade non propriamente sicure di Londra. Ecco quindi che si assiste a guerre sanguinolente tra baby-gang, accoltellamenti, spaccio di droga, il bisogno di trovare soldi, la fatica di un lavoro che ti fa arrivare a malapena a fine mese, ma anche tradimenti, famiglie disagiate e altre problematiche varie ed eventuali.
L’incipit è più o meno quello di Heroes (giusto per reiterarlo), certo ci sono meno character protagonisti ma c’è anche più di qualche somiglianza che fa intuire che Rapman abbia visto e apprezzato moltissimo l’opera di Tim Kring tanto da prendere ben più di qualche spunto:
- la necessità di avere un’associazione governativa che monitora, imprigiona e uccide le persone dotate di superpoteri (coff coff, The Company, coff coff)
- un protagonista dotato dell’abilità di viaggiare nel tempo e nello spazio, finendo nel futuro poco prima di un’apocalisse (coff coff, Hiro Nakamura, coff coff)
- una ragazza che deve essere salvata per evitare la fine del mondo (coff coff, Claire Bennet, coff coff).
LA PRIMA METÀ DI STAGIONE
Guardando ai titoli degli episodi è chiara l’intenzione di avere un focus particolare su un character alla volta, focus che comunque non si vede moltissimo dato che ogni puntata spende un minutaggio significativo su tutti i character. Il che non è una critica ma solo una constatazione.
La scelta di mandare avanti in contemporanea le cinque sottotrame dei rispettivi protagonisti è la migliore possibile, specialmente considerando che, come in Heroes (giusto per non cambiare argomento), i protagonisti non si conoscono e vivono vite diverse, destinate comunque ad incrociarsi. Il plot twist alla fine del primo episodio, ovvero quando Michael si teletrasporta in una Londra desolata nel futuro, è perfetto per generare il giusto livello di hype e di appetito per scoprire come si sia arrivati a quella situazione rispetto ad un presente totalmente sereno e diverso.
Ecco quindi che i primi tre episodi, oltre a costruire i legami tra i protagonisti e a mostrare la loro vita, servono principalmente da prologo per l’elaborazione di una storia che, come appena confermato mentre si stanno scrivendo queste righe, è destinata a continuare più a lungo visto che la serie è appena stata rinnovata per una 2° stagione. Cosa buona e giusta visto e considerato il lungo gap temporale che deve essere colmato rispetto all’apocalisse nel futuro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Al di là di quanto scritto circa le somiglianze (innegabili) con Heroes, Supacell si lascia serenamente guardare, intrattiene, offre una prospettiva dei sobborghi di Londra che non dispiace affatto e in generale mantiene le promesse generate da una lunga attesa.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.