The Harder They Fall

The Harder They Fall è un film che ricade nel genere “revisionist western”, conosciuto anche come post-western: si tratta di un sottogenere del western in cui i tradizionali canoni narrativi del genere vengono sovvertiti cercando di presentare un prodotto sì di stampo western, ma distante da quelli consuetamente presenti nell’immaginario collettivo.
Sono un esempio The Sisters Brothers, News Of The World, Django Unchained e The Hateful Eight. Altro fattore di spicco per la produzione Netflix è che nonostante i fatti narrati siano puramente di fantasia, i personaggi sono basati su cowboy e fuorilegge effettivamente esistiti nel 19esimo secolo.

Macchinista: “That ain’t no way to board a train, you damn stupid ni…
Cherokee Bill: “You know, he might coulda said nincompoop.”
Trudy: “We ain’t no nincompoop. If they say something that even start with ‘N’, they gonna meet the same fate. Let ‘em see your faces.”

Necessario partire subito chiarendo il punto di vista generale attorno alla pellicola: nonostante il cast eccellente, The Harder They Fall è veramente poca cosa tanto da risultare complicato riuscire a raggiungere la sufficienza piena.
Rufus Buck, il personaggio più atteso perché interpretato da Idris Elba, viene relegato a ruolo marginale nonostante rappresenti il brutale villain del film, una scelta che già di suo sottolinea una gestione della sceneggiatura sicuramente non eccelsa. Alcuni elementi però, nel contesto, riescono a funzionare. Su tutti sicuramente il cast: Jonathan Majors (recentemente visto in Lovecraft Country), Idris Elba, Regina King (Watchmen), Delroy Lindo (The Good Fight), LaKeith Stanfield (Selma, Straight Outta Compton, Get Out, Knives Out, Judas And The Black Messiah, Atlanta). In secondo luogo, poi, è da menzionare il colpo di scena conclusivo che (nonostante arrivi terribilmente tardi all’interno della trama) riesce a contestualizzare l’intero film e dare qualche valida motivazione allo spettatore di ciò che ha visto durante le precedenti due ore. Come detto, magari sarebbe stato opportuno dissipare qualche dubbio in precedenza, ma meglio tardi che mai.
Un altro aspetto di merito è l’aver deciso di non salvaguardare tutta la banda dei “buoni”, preferendo piuttosto sacrificarne alcuni a favore di trama. Ma, anche in questo caso, è una decisione che si riduce solo negli ultimi canonici trenta minuti perdendo di forza e di convinzione.

Mary: “Is the Devil dead?”
Nat: “I don’t know.”

Meglio far partire le disquisizioni su ciò che non funziona iniziando dal finale: la scelta di un finale aperto è totalmente insensata. Prima di tutto se il film non avrà mai un seguito, la scena conclusiva non avrà il benché minimo significato. Se invece The Harder They Fall dovesse avere un sequel questo si ritroverebbe a seguire le identiche orme del precedente rendendo i due film semplici pellicole western con chiave di lettura il desiderio di vendetta. Niente di più.
Un altro aspetto che non convince del film è sicuramente l’eccessiva semplicità della trama in cui i personaggi sembrano compiere scelte e fare azioni semplicemente per necessità, altrimenti si rischierebbe di non progredire con il racconto. È un esempio il rapimento di Mary che si reca a Redwood consapevole che tutta la banda di Rufus Buck la conosce (e sa quindi del legame con Nat Love, che ha promesso vendetta nei confronti di Buck) giusto per cercare di insinuarsi tra le linee nemiche. Risultato? Viene presa in ostaggio. Difficile immaginare una evoluzione diversa del film.
The Harder They Fall, inoltre, vive dei cliché del genere: il nemico del nemico che diventa insperato alleato; la finta accondiscendenza per la richiesta del cattivo che porta all’attacco a sorpresa; sparatorie ed uccisioni a ripetizioni.
Di quest’ultimo elemento, tuttavia, occorre parlare positivamente: le sparatorie tra la banda di Rufus e quella di Nat sono ben gestite e portate in scena, soprattutto quella che sancisce l’atto conclusivo della loro personale guerra. Anche l’intro, decisamente violenta, e la scena immediatamente successiva al flashforward narrativo tengono alto il livello ed evidenziano un prodotto che attorno ai dettagli tipici del genere western è stato in grado di farsi trovare pronto.
Purtroppo attorno ad altri dettagli si è preferito puntare su qualcosa di decisamente nuovo e sperimentale, come per la soundtrack: unitamente alle (poche) tracce prettamente in stile western, The Harder They Fall ha confezionato diverse musiche di genere ben lontano da quello che stava avvenendo in scena rendendo la visione interessante, ma sotto certi punti di vista fuori luogo.
Nella soundtrack sono infatti presenti tracce R&B, jazz, hip-hop, raggae che rendono il tutto decisamente più grottesco di quanto era lecito aspettarsi. Una soundtrack variegata che evidenzia quanto Jaymes Samuel (cantante prima di essere regista) abbia posto maggiore attenzione a questo aspetto piuttosto che a tutto il resto. Un vero peccato.

In conclusione, The Harder They Fall è una pellicola western che alterna un sapiente utilizzo dei tipici cliché del genere a dettagli del tutto sperimentali e di dubbio gusto. Ci fosse stato dietro la macchina da ripresa un aitante regista del Tennessee probabilmente ci sarebbe stata decisamente più verve ed energia e forse la sperimentazione avrebbe funzionato, ma si avrebbe avuto di fronte un altro film.
Il risultato finale di Jeymes Samuel, invece, cattura una sufficienza striminzita più per il cast e la recitazione che per meriti propri della sceneggiatura e della storia in generale. Mancanza di logica nelle scelte, un uso approssimativo di molti cliché, una storia che non convince ed una soundtrack fuori contesto: molti sono gli elementi che invogliano nella non visione di questa ennesima pellicola prodotta da Netflix. Però volete togliervi lo sfizio di vedere Idris Elba nei panni del cowboy?