Dai creatori di Westworld. Questa la tagline accattivante con cui The Peripheral si è presentato al proprio pubblico nel suo trailer. Tuttavia occorre fare un minimo di chiarezza: Jonathan Nolan e Lisa Joy si prestano al ruolo di produttori esecutivi della serie, mentre sono Scott Smith (creatore) e Vincenzo Natali (regista dei primi due episodi, per ora) le persone effettivamente dietro a questo nuovo prodotto di Amazon Prime Video. Lo show è basato sull’omonimo romanzo di William Gibson e prende in esame Burton e Flynne Fisher, fratello e sorella che accudiscono la propria madre riuscendo a guadagnare il giusto per potersi permettere le medicine che le servono. Flynne lavora come commessa all’interno di un negozio che si occupa di stampa in 3D, mentre Burton si procaccia denaro tramite task online all’interno di giochi simulati oppure venendo ingaggiato per missioni sempre all’intero di simulazioni.
Uno schema, quello riguardante Burton, che richiama alla mente Ready Player One (Spielberg, 2018) in quanto a conformazione e struttura, soprattutto per quanto concerne l’utilizzo dei crediti accumulati all’interno dei giochi, successivamente trasformati in vera e propria moneta.
Mentre Ready Player One era ambientato nel 2045, la famiglia Fisher vive a Blue Ridge Mountains nel 2032.
LA FAMIGLIA FISHER
Il pilot si presenta con una iniziale sequenza ambientata nel 2099 dove alcuni personaggi, che successivamente ricompariranno nell’episodio, dialogano sulla possibilità di salvare la realtà. Un dialogo e parole che lasciano allo spettatore il retrogusto di Westworld, esattamente come suggerito dalla tagline del trailer. Tuttavia pochi sono i tratti in comune con l’opera prima dei coniugi Nolan&Joy. L’unico tratto distintivo è il largo utilizzo di animazioni ed effetti speciali per ricreare un futuro prossimo iper-tecnologico e all’avanguardia. Elemento a cui segue, sia per The Peripheral, sia per Westworld, un’oscurità sociale progressivamente sempre più percepita e limpida durante la visione dello show.
Il lato tecnologico di The Peripheral è essenzialmente circoscritto alle task a cui Burton viene incaricato e a cui, spesso e volentieri, la sorella prende parte spacciandosi per il ragazzo.
Burton viene incaricato di provare un nuovo strumento per la realtà virtuale inviato da una, probabilmente, azienda fittizia colombiana (Milagros Coldiron), compito lasciato poi a Flynne. La ragazza viene catapultata in una realtà virtuale dove qualsiasi elemento (dall’aria, agli odori, alle sensazioni tattili) risulta tutto tranne che fittizio. Il dolore stesso, come ammette la voce guida che lo conduce in questa missione, è tangibile sotto ogni suo aspetto. Un altro aspetto della storia che verrà chiarito lungo la visione di questo pilot.
TUTTO LINEARE… OPPURE NO?
La suddivisione della trama sembra abbastanza lineare: da una parte la vita vera dove la famiglia Fisher cerca di sopravvivere, dall’altra una realtà virtuale ancora poco identificabile. Eppure alcuni elementi sembrano voler mettere fin da subito in chiaro che non tutto è così come sembra.
Il primo aspetto è collegato alla sequenza iniziale dove una mano (di una persona non identificata) sembra giocare con pedine e costruzioni che altro non sono ricreazioni in 3D di Blue Ridge Mountains e dei suoi abitanti. Essendo a conoscenza del lavoro di Flynne si sarebbe portati a credere che si tratti della sua mano, tuttavia l’ambiente estremamente asettico lascia supporre altro dando carta bianca allo spettatore.
Il secondo aspetto interessante è collegato alla realtà virtuale: durante lo scontro che avviene a circa metà episodio, per pochi secondi viene specificata la data di nascita della guida di Flynne, ossia il 2061. Facendo qualche rapido calcolo, e considerando la scena in apertura con Londra nel 2099, la domanda sorge di conseguenza: quella dove è stata mandata Flynne è veramente una realtà virtuale alternativa oppure lo spettatore sta assistendo ad altro?
The Peripheral sembra giostrarsi attorno a molti dettagli e ad un corposo sottotesto narrativo al cui interno dovrà cercare di non perdersi per evitare inutili minuziosità e leziosismi.
PICCOLI (MA IMPORTANTI) DIFETTI
Non è tutto oro ciò che luccica, tuttavia. Se da un lato lo show si mostra accattivante agli occhi dello spettatore grazie al comparto “futuristico”, dall’altro sembra intenzionato a presentare con il contagocce diverse cose. Quale per esempio la gestione dei medicinali e la loro vendita al pubblico.
Lascia abbastanza a desiderare anche l’utilizzo di alcuni personaggi: esclusi Flynne e Burton nessuno degli altri compare più di una singola scena, giusto per ricordare al pubblico che ci sono anche altri attori all’interno del cast di questo show.
Un difetto più che comprensibile trattandosi di un pilot che ha, per l’appunto, il compito di abbozzare, oltre che la storia, anche la caratterizzazione dei vari personaggi. Tuttavia, considerato l’alto minutaggio a disposizione (70 minuti) era lecito aspettarsi qualcosa di più. Invece The Peripheral preferisce all’approfondimento le scene action e il futuro ipertecnologico. E per ora va bene così.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Peripheral si presenta come uno show dalle alte aspettative soprattutto per i nomi che stanno all’interno della produzione. E per ora il pilot sembra rispecchiare la forma mentis che ci si attendeva. Ma riuscirà a reggere per le restanti sette ore e, soprattutto, il più che normale paragone con Westworld?
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.