A distanza di due anni e mezzo torna Gangs Of London. E il problema principale di questo ritorno è da ricercarsi in questa prima frase: due anni e mezzo. Tanto è passato dalla messa in onda della prima stagione. Un abisso temporale enorme da dover colmare, sia per il mondo della serialità che oggi viaggia a tutta velocità, sia per show di questa tipologia che attingono la propria forza da un alto numero di personaggi in scena.
Il risultato? I primi minuti sono di puro spaesamento e lo spettatore, intravedendo un volto noto, deve per forza di cose fermare la visione per fare un breve recap di chi era chi e soprattutto di quale fazione (etnica e “politica”) faceva parte.
MA CHI È TUTTA QUESTA GENTE?
Accantonata questa problematica lo show si mostra e si fa apprezzare per le stesse identiche caratteristiche con cui si era fatto apprezzare nel 2020: action con massiccia dose di violenza, sangue, spari, morti analizzati nel dettaglio. Insomma, Gangs Of London non ha perso una fibra di bellezza rispetto a “Episode 9”. E questo basterebbe a “salvare” questa première, ma lo show di Sky alza comunque il tiro con un episodio che procede con le dinamiche della scorsa stagione, pur aggiungendone di nuove.
Marian, rimessa in gioco nel finale della scorsa stagione dopo essere stata colpita da un proiettile a bruciapelo di Ed, viene mostrata solo sul finire di puntata. Sean, la cui morte non è possibile ancora essere data per certa, continua ad essere menzionato con tempi verbali passati. Tutto lascerebbe intendere la morte del personaggio interpretato da Joe Cole, ma mai dire mai.
Il consueto precario equilibrio di Londra sembra essere mantenuto dal connubio Ed-Asif, anche se qualche piccola spaccatura si è già palesata.
KOBA, IL MAFIOSO GEORGIANO
Il problema analizzato all’interno della puntata, fattore scatenante che rappresenterà la base narrativa per l’intera stagione, è il monopolio della vendita delle armi che Ed e Asif hanno affidato a Koba (Waleed Zuaiter), leader della mafia georgiana, una figura senza alcuno scrupolo. L’inizio della puntata viene dedicato proprio alla presentazione di Koba alla messa in mostra della sua disumanità: tra colpi di pistola ravvicinati e proiettili di kalashnikov fatti inghiottire allo sventurato che interroga, l’obbiettivo di presentarlo come un mostro sembra essere riuscito alla perfezione.
L’alto numero di personaggi è un punto a sfavore nel momento in cui si considera la distanza tra una stagione e l’altra, come si evidenziava nel primo paragrafo. Tuttavia poter fare affidamento su un cast così variegato permette una scrittura delle sceneggiature molto più coinvolgenti e in grado di abbracciare tutti i vari schieramenti etnici. Esempio lampante è Luan, personaggio secondario che tuttavia diventa protagonista in questa puntata per buona parte dedicata alla sua vita in famiglia e, in conclusione, alla sua lotta per la sopravvivenza. Lo scontro contro il commando georgiano è uno dei tanti punti a favore di uno show come Gangs Of London: una quantità di action mai esagerata e che riesce a intrattenere e creare suspense.
UN TRITTICO DISTRUTTO
Il trittico di personaggi importanti nella prima stagione era composto da Sean, Elliot e Alex. I tre giovani volti che Londra stava imparando a conoscere per un motivo o per l’altro.
Sean, come detto, è ancora fuori dai giochi (forse per sempre?).
Elliot ricompare proprio a Londra, ormai come vero e proprio scagnozzo dei “poteri forti” a cui Londra sembra destinata a sottostare.
Alex, d’altra parte, si suicida proprio per sfuggire alle angherie di questi “poteri forti”, rappresentati da Elliot.
Un trittico completamente smantellato in appena dieci episodi e che dovrà essere ricostruito in una maniera o nell’altra.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Gangs Of London convince con un episodio che dimostra come, pur essendo trascorsi oltre due anni, lo show non abbia perso minimamente il proprio fascino. Non si tratterà della serie tv con la scrittura più acuta e profonda, ma l’action che regala questo prodotto di Sky è veramente difficile da trovare altrove.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.