The Regime 1×06 – Don’t Yet RejoiceTEMPO DI LETTURA 3 min

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Recensione The Regime 1x06The Regime conclude con un episodio che riacquista parte dell’acume satirico perduto nel corso della stagione. Il finale riporta al punto di partenza, rivelando Elena Vernham come un’estranea al paese che governa. La sua caduta in disgrazia, costretta a sopravvivere in un mondo che non conosce, diventa terreno fertile per una satira spietata.
In tutto questo, c’è spazio anche per i sentimenti, con la relazione tra Elena e Zubak, inizialmente problematica, che trova un epilogo brutale ma sincero. Elena, nonostante sia parte di un regime oppressivo, sviluppa infatti un vero affetto per Zubak, sconvolgendo l’ordine stabilito.

UN FINALE AMARO E SATIRICO


L’episodio offre una rara visione della vita al di fuori del palazzo, rivelando la devastazione causata dal regime. Elena, abituata al lusso e al potere, è completamente disorientata. La sua ingenuità unita ad un estenuante narcisismo vengono esposte senza pietà. Il tradimento di Tomas, un semplice cittadino, sottolinea la distanza con il popolo.
Il confronto finale con Laskin, il capo dei servizi segreti, porta ad un momento di catarsi. Laskin, dopo aver accumulato frustrazione per anni, accusa Elena delle sue azioni. Ma è proprio in questo momento di debolezza che Elena dimostra un’intelligenza inaspettata, anticipando la presa al potere dei ribelli.
Il finale culmina con un tragico sacrificio: Zubak viene eliminato per permettere ad Elena di riprendere il controllo. La vittoria finale è amara e vuota e rivela la vera natura del regime basato su un sistema corrotto e senza scrupoli.
The Regime conclude con un messaggio forte: il potere corrompe e distorce la realtà. La satira pungente e l’interpretazione intensa di Kate Winslet lasciano un segno indelebile, anche se la serie non raggiunge sempre le vette promesse.

CADUTA E ASCESA


The Regime è una serie che si costruisce attorno a un paradosso: una satira politica che paradossalmente, appunto, non riesce a essere particolarmente incisiva. Il suo punto di forza è indubbiamente Kate Winslet nei panni di questa figura narcisista e  megalomane che la stessa attrice definisce una “bitchy diva”.
La serie dipinge il ritratto di una leader politica in declino, una donna ossessionata dal potere, incapace di vedere oltre il proprio riflesso. La sua relazione tormentata con Herbert Zubak (Matthias Schoenaerts) offre alcuni dei momenti più interessanti, dove la tensione tra il capitalismo sfrenato e il socialismo aggressivo avrebbe potuto essere il vero cuore pulsante della narrazione.
Purtroppo, The Regime sceglie di concentrarsi sulla fuga e la sopravvivenza della coppia, piuttosto che approfondire il loro conflitto ideologico. Il finale, che vede il ritorno al potere di Elena attraverso un patto con gli Stati Uniti e il sacrificio di Herbert, è un epilogo prevedibile e poco soddisfacente.
Tuttavia, nonostante i difetti, la serie regala momenti di brillantezza grazie alle varie performance, soprattutto quella della Winslet, che riesce a trasformare un personaggio stereotipato in una figura complessa e affascinante. Una descrizione di Elena Vernham che la stessa Winslet ritiene in crescendo, per un percorso che l’ha portata a raggiungere una sorta di consapevolezza emotiva. Il suo ritratto di una donna che perde il controllo, ma non la determinazione, è il vero punto di forza di una serie che avrebbe potuto essere più incisiva.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La fedeltà di Elena a Zubak fino alla fine
  • Uso efficace della colonna sonora
  • Un cerchio che si chiude in modo amaramente satirico
  • A questa serie è sempre mancato qualcosa per colpire davvero 

 

The Regime è una serie che lascia un senso di incompletezza. È un ritratto parziale di un mondo politico corrotto e manipolatorio, ma manca di profondità e di una vera critica sociale. Resta comunque un prodotto di intrattenimento godibile, grazie soprattutto alle performance dei suoi protagonisti.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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