0
(0)
Revenge ci ha provato: l’episodio
doveva essere un ritorno, doveva rappresentare quel livello della prima stagione che la seconda non è riuscito a mantenere, ma purtroppo il tentativo si è rivelato un buco nell’acqua, vediamo di capire perchè.
doveva essere un ritorno, doveva rappresentare quel livello della prima stagione che la seconda non è riuscito a mantenere, ma purtroppo il tentativo si è rivelato un buco nell’acqua, vediamo di capire perchè.
Innanzitutto il difetto principale è
la mancanza di una trama verticale: quale sarebbe la vendetta della settimana? In realtà la risposta si identifcherebbe con il pastore Paul, ma il tutto manca di struttura, organizzazione e di una base consolidata che ormai non può più essere quella di due anni fa.
Revenge ci ha abituato ad episodi che fungevano da narrazione, raccontandoci la storia di David Clarke e di sua figlia Amanda, ogni puntata era incentrata su un cattivo di turno, mostratocelo nel presente, ma soprattutto nel passato di Amanda, facendoci empatizzare con la piccola Clarke e portandoci ad odiare il suo carnefice, provando quel senso di soddisfazione che solo la vendetta conosce.
Nell’episodio, tutto ciò è assente, non ci viene mostrato alcun flashback, non sappiamo abbastanza di come il pastore Paul abbia partecipato alla dipartita di David Clarke con la conseguenza che la narazzione rischia una stasi, che colpisce inevitabilmente tutto il meccanismo della serie. Non abbiamo infatti bisogno di una vendetta alla settimana, di qualcosa abbozzata lì senza cognizione di causa giusto per tentare un diverso approccio del pubblico alla serie, o meglio, forse per ritentare una prima stagione; non abbiamo bisogno del contentino, della cioccolata dopo aver mangiato le verdure, perchè strabordiamo di delusione e manchiamo di vendetta.
la mancanza di una trama verticale: quale sarebbe la vendetta della settimana? In realtà la risposta si identifcherebbe con il pastore Paul, ma il tutto manca di struttura, organizzazione e di una base consolidata che ormai non può più essere quella di due anni fa.
Revenge ci ha abituato ad episodi che fungevano da narrazione, raccontandoci la storia di David Clarke e di sua figlia Amanda, ogni puntata era incentrata su un cattivo di turno, mostratocelo nel presente, ma soprattutto nel passato di Amanda, facendoci empatizzare con la piccola Clarke e portandoci ad odiare il suo carnefice, provando quel senso di soddisfazione che solo la vendetta conosce.
Nell’episodio, tutto ciò è assente, non ci viene mostrato alcun flashback, non sappiamo abbastanza di come il pastore Paul abbia partecipato alla dipartita di David Clarke con la conseguenza che la narazzione rischia una stasi, che colpisce inevitabilmente tutto il meccanismo della serie. Non abbiamo infatti bisogno di una vendetta alla settimana, di qualcosa abbozzata lì senza cognizione di causa giusto per tentare un diverso approccio del pubblico alla serie, o meglio, forse per ritentare una prima stagione; non abbiamo bisogno del contentino, della cioccolata dopo aver mangiato le verdure, perchè strabordiamo di delusione e manchiamo di vendetta.
Un serie che ancora deve assestare per bene la sua trama orizzontale, appena ricambiata, che manca di una trama verticale nell’episodio immediatamente successivo alla premiere: basterebbe già questo per spiegarvi la mal riuscita della puntata, ma per correttezza vediamo un pò qualcos’altro.
Il secondo plot più importante è sicuramente l’entrata di Patrick in famiglia, anche questa una mossaccia, diciamocelo, cosa ha aggiunto, se non un’altra delle famosissime cene disfunzionali della famiglia Grayson dove immediatamente dopo l’antipasto scatta la rivelazione di qualche segreto dei Grayson (gettonatissimo è il partorire figli illegittimi, Conrad a questo punto datti all’ippica) a cui segue il plateale gesto di buttare con ferocia il tovagliolo sul tavolo alzandosi con passo deciso e mascella serrata pronta a ponunciare un concitato “Excuse me” con Emily che può approfittare della situazione e fare la sua mossa vendicativa della settimana?Lascio a voi.
L’unico aspetto positivo dell’episodio è Emily che ha dei ripensamenti su quello che sta facendo: si trova ad un passo così dal rovinare Victoria e Conrad eppure deve ammettere che qualcosa nel suo piano è andato storto se le persone a cui tiene veramente, Jack e Charlotte, non la vogliono più vedere e se anche l’unico amico che le è sempre stato vicino nel suo piano le dice che c’è una soglia da non sorpassare, oltre la quale lui si tira fuori. Trovo molto ben riuscito tutto ciò, quando si concentra sul personaggio di Amanda la serie offre parecchi risvolti e lo stato d’animo di Emily ha toccato i toni giusti: l’ira di non essere capita nel suo desiderio di vendetta, la tristezza del pensiero verso il padre e il ripensamento sulle sue azioni.
PRO:
- PTSD di Nolan
- Blueberry muffins can calm even the most sociopathic heart”
- “What do you think you’re doing? I was under the impression that you had at least a few more months before dementia kicked in”
- Emily e il ripensamento sulla vendetta contro il pastore Paul
CONTRO:
- Mal funzionamento della trama verticale
- Patrick a cena dai Grayson
- Daniel e la sua vecchia fiamma
- Charlotte che vaga per l’episodio al fine di riempire scene e lamentarsi di tutto il suo albero genealogico
- Aiden e Victoria in barca (?) sorseggiando champagne (??)
Non fatevi ingannare dai piccoli pro che ho trovato all’episodio, perchè ci sono lacune che, ahimè, non possono essere colmate nemmeno dal personaggio di Nolan. Qui proprio non ci siamo.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.