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Vi ricordate il film d’animazione di Peter Pan della Disney?
Quello che inizia con Peter che rincorre nella Londra Vittoriana la sua ombra e se la fa ricucire da Wendy? Beh, per coloro che come me sono cresciuti con questo cartone visto e rivisto centinaia di volte, non può non essere venuta in mente questa scena quando Rumpelstiltskin con la spada si è volontariamente separato dalla sua di ombra, all’inizio di questo secondo episodio di
D’altro canto però, i confronti con questa meravigliosa favola terminano qui. Sì perchè ora Neverland, che da piccoli ci affascinava per la presenza degli Indiani (chi non si ricorda di Giglio Tigrato), delle Sirene e del coccodrillo, ora come sappiamo, altro non è che un luogo oscuro e pericoloso.
Emma, Snow, Charming, Hook e Regina proseguono il loro viaggio attraverso questi luoghi sconosciuti. La prima incontra Pan che decide di metterla alla prova iniziando un “gioco” con lei: potrà ritrovare Henry solo se sarà in grado di far apparire su di un foglio la mappa dell’isola, e ciò sarà possibile solo se ammetterà a se stessa ciò che davvero è. Ecco spiegato il titolo dell’episodio: per quanto la Swan ci provi, per quanto apprezzi di aver finalmente ritrovato i propri genitori, non può non ricordare che ha passato quasi trent’anni nella completa solitudine. E’ e sarà, probabilmente ancora per un po’ di tempo, una Bambina Sperduta, al pari dei seguaci di Pan.
Nel frattempo Rumple deve affrontare i suoi demoni interiori ed ecco che appare sull’isola l’unica persona in grado di aiutarlo: Belle. Personaggio, c’è da dire, molto amato dal pubblico e probabilmente inserito proprio per accontentare gli spettatori che attendono invano un ritorno a Storybrooke.
Diciamo infatti che per ora non è previsto ritornare nel mondo in cui Kits&Horo ci hanno introdotto due anni fa. Sappiamo dallo scorso Season Finale che in città ci sono gli altri personaggi delle favole che combattono, ma di loro nemmeno l’ombra in questa nuova stagione. Sembra che il nucleo centrale della storia per adesso (e ahimè per un po’ di puntate pare) sia dato dalla felice famigliola allargata, e va beh Hook che si sa, è come il prezzemolo e va dappertutto.
Non a caso, nel Mondo Che Fu ci viene proposto uno dei tanti scontri tra la Evil Queen e Snow White, in particolare quando la prima viene a sapere del risveglio della figliastra e tenta invano di conservare il suo posto da regina. Charming si dimostra il vero principe azzurro che per incoraggiare la propria amata utilizza quella che potremmo definire la “piuma di Dumbo”, un oggetto il cui scopo finale sarà di far scoprire alla protagonista che la propria forza è già dentro di sé . Dopotutto siamo nelle favole ed è lecito sognare che i buoni vincono sempre. Non possiamo però non sottolineare il modo pessimo in cui il mito di Excalibur è stato rappresentato: si parla persino del Dott. Frankenstein in un intero episodio di questo telefilm e al mito di Re Artù soltanto un trafiletto, una parentesi? Tra l’altro, in una delle storie più narrate in questo serial, quella di Biancaneve. E purtroppo questo non è l’unico errore commesso dagli autori.
Perchè diciamocelo pure, questo episodio ha rappresentato la noia pura. Non c’è più nessun colpo di scena, nessuna sorpresa da parte dello spettatore nel seguire la storia che si svolge. Il cliffhanger finale non può neanche essere definito tale e i soggetti principali spesso risultano incoerenti con ciò che hanno rappresentato fino ad ora: Mary Margaret e David a momenti decidono di assecondare Regina (l’unica che in questa storia riesce ancora ad essere credibile), poi iniziano a fidarsi di un pirata come Hook, poi cambiano idea subito dopo. Rumpel sembra l’ombra di se stesso: è sempre stato forte, e ora lo vediamo terrorizzarsi ad ogni minimo cambiamento che avviene sull’isola. Che fine ha fatto il vecchio Signore Oscuro? E poi Emma, con la sua costante indecisione sull’appoggiarsi o no ai suoi. Insomma, sembrano tutti soggetti di una storia che creata due anni fa aveva il suo senso e il suo proseguimento, ora va avanti senza darci niente.
PRO:
- Regina badass. Menomale c’è lei che dona un pizzico di pepe alle situazioni!
- Umorismo di Capitan Uncino che a momenti riesce a risvegliare lo spettatore assopito dalla storia.
- Ritorno della narrazione dei tempi della Foresta Incantata, anche se ci piacerebbe cambiare i soggetti, ogni tanto.
- ” Ditemi una cosa, in queste fiabe, io com’ero? Oltre ad essere un cattivo affascinante, immagino..”
CONTRO:
- Inizio di stagione palesemente uguale all’inizio della seconda: protagonisti fuori città, uno deve essere salvato e gli altri aiutano. Un cambiamento nella trama no?
- L’incoerenza dei “buoni”: perchè Mary Margaret e David si sono alleati con Regina per poi contraddirla ad ogni minimo sviluppo degli eventi?? Perchè Emma ha cercato il suo aiuto per poi rifiutarlo nel momento di necessità?
- Peter Pan: il bambino più cattivo dell’isola.
- Belle a Neverland….Seriously??
- Ma Storybrooke che fine ha fatto??
- David avvelenato dalla freccia. Esattamente, questo sarebbe una sorpresa per chi? Perchè noi ormai capiamo tutto con minuti d’anticipo.
Diciamo pure che OUAT si è stabilizzato ad un livello ben più basso rispetto alla prima stagione. Ciò che viene dato al pubblico è una storia che non ha più l’elemento sorpresa, in cui per ricreare nuove situazioni gli autori stravolgono quello che è il carattere dei personaggi, e in cui sembra di essere tornati all’anno scorso per quanto riguarda la gita fuori porta dei protagonisti. Storybrooke inesistente, l’unica favola raccontata è quella trita e ritrita di Biancaneve e il Principe. E’ vero, sono soggetti principali ma non sono gli unici. Ci sono tante storie ancora da vedere, e sembra che ci si focalizzi solo su un nucleo di personaggi lasciando tutti gli altri da parte o accennandoli superficialmente (non dimentichiamo le Sirene della scorsa puntata). Il risultato ovviamente è una stasi della trama e una noia del pubblico.
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.