“What am I?”
“The future.”
“Demons” racchiude tre tappe fondamentali che lo qualificano a tutti gli effetti come episodio di svolta. Un midseason (soggettivo per ogni spettatore, in quanto non soggetto ad una trasmissione fissa) che, senza destare troppo nell’occhio, pone punti in alcune questioni. Le tre tappe, punti chiave di questa svolta, sono: la soddisfazione elargita allo spettatore con la rottura di alcuni schemi; il prorompente imporsi della fisicità in quelli che fino a questo momento sono solo stati incontri fugaci, estremamente metafisici; alcuni incontri effettivi tra i personaggi. Leggendo questi tre punti, potrebbe sembrare si stia parlando della stessa identica cosa. È così se consideriamo l’aspetto macroscopico dell’episodio: i personaggi iniziano ad interagire consapevolmente tra loro, iniziano a completarsi a vicenda, ad aver bisogno l’uno dell’altro. Vi è la simpatica interazione tra Will e Riley, in cui – dopo 6 episodi – viene affrontato un punto che oggi, nel 2015, nessuno avrà potuto ignorare: ma un contatto telefonico, ma Facebook, oppure Skype? Nell’ambito della maggiore sicurezza in cui i personaggi iniziano a concepire la loro situazione, momenti più leggeri come quello del bar, oppure il continuo flirt tra Kala e Wolfgang, altro non fanno che testimoniare questa nuova sintonia consapevole che figure così differenti tra loro iniziano ad avere.
Non c’è che dire, non saranno questi simpatici incontri appena descritti a dare una conferma totale sulla sintonia sopra citata. La scena dell’orgia metafisica, nella sua forse eccessiva lunghezza, ma ottima progressione, ci suggerisce un paio di spunti per quanto riguarda la fisicità onnipresente in questo episodio. La sicurezza e la confidenza che possono spingere verso l’intimità derivano da un nuovo status quo, una sintesi che supera lo stato di crisi precedente. Lo “sforzo” fisico che può derivare da un rapporto sessuale, così come da un duro esercizio in palestra (o da entrambi, come nel caso di Lito), unisce i personaggi nella suddetta orgia metafisica. Uno scambio di coppie che ci indica ancora come il nome di “sensates” non sia casuale. La comunanza dei sensi e delle sensazioni crea un ponte che trascende lo spazio e porta ai misteriosi incontri tra le diverse identità. Non solo un forte mix di “incontri fisici” crea unità: anche sensazioni negativamente forti come l’imbarazzo (Lito e Sun) o la solitudine e la paura (Riley e Sun).
Così arriviamo alla “terza faccia” della stessa medaglia. La co-dipendenza che si inizia a formare tra queste entità così distanti ma così vicine prende forma tramite discorsi e rivelazioni. 8 figure esistenti, immerse nei loro problemi terreni, eppure per ognuno di loro, gli altri 7 sono esseri eterei, lontani, quindi spiriti, ma quindi anche demoni. Un demone tentatore è Wolfgang per Kala, mentre Sun per Riley (e viceversa) può assumere la veste di angelo custode. Per questo motivo “Demons” tocca l’apice della spiritualità ma anche della fisicità dei personaggi, come poi della serie stessa.
C’è poi spazio per lanciare la bomba che potrebbe suggerire nuove piste per la seconda metà di stagione. Inutile lanciarsi in digressioni sulla natura di serie che fanno del mistero la loro punta di diamante (vedi Lost o The Leftovers). Inutile soprattutto perché pare che il mistero non sia il centro della serie vista la rapidità con cui vengono aggiunti elementi nella trama. Forse può non sembrare così, può sembrare che sia tutto simile e lento, ma dire una cosa come “tu sei il futuro” apre scenari ben definiti. Non abbiamo ancora capito il genere di Sense8 – forse questo è il più grande mistero – ma iniziamo ad avere indizi se la bilancia penda più verso il genere fantastico o verso la fantascienza. Parlare di futuro, dare indizi così precisi sugli incontri (o sovrapposizioni/sostituzione della persona, come poi spesso sembra essere) extra-spaziali, considerare le indicazioni così precise che Sayid Jonas dà a Will fa pensare che non si andrà verso soluzioni mistiche e/o magiche. Ipotizzare quindi una nuova evoluzione che permette nuovi tipi di connessioni tra esseri umani è più che una semplice speculazione.
Cosa può ancora lasciare freddo lo spettatore? Molto probabilmente la quotidianità presentata. Qualora Sense8 fosse una storia unica raccontata e ramificata in 8 personaggi, il risultato non potrà che essere positivo (qualora la strada sia già tracciata), se invece dovesse essere solo la scusa per tracciare il profilo dei personaggi e raccontare delle storie (come su Skins, per capirci) allora il tutto assumerebbe i toni di una gigantesca presa in giro. In ogni caso, ciò che risulta superfluo sono le tante scene di quotidianità che potevano essere accorciate in certi punti. Occorre infatti effettuare una distinzione tra evoluzioni del personaggio al servizio della storia ed evoluzioni del personaggio al servizio del personaggio stesso. Capheus che stravolge la sua onesta attività per salvare la madre (ma forse anche per un pizzico di egocentrismo) è una evoluzione al servizio della storia, in quanto sembrerà portare il personaggio in questo percorso di autorealizzazione – o autodistruzione – che sembra essere il punto di incontro di tutti i protagonisti; il promesso sposo di Kala che fa monologhi visionari sul loro matrimonio, non fa altro che arricchire e ribadire il concetto che Kala sia insoddisfatta e infelice di quelli che ritiene essere i suoi doveri.
Sono solo esempi questi, minuzie che non spezzano comunque l’omogeneità e l’autenticità che questa serie sta portando allo spettatore.
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Art Is Like Religion 1×05 | ND milioni – ND rating |
Demons 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.