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Sense8 1×09 – Death Doesn’t Let You Say GoodbyeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Episodio intimo e riflessivo, il nono. Qualche maligno potrebbe, non senza una percentuale di ragione, dire: “a me sembra esattamente uguale agli altri”. Eh sì, perché Sense8 finora ha dimostrato di tenere particolarmente ad uno schema fisso, senza mai distaccarsene. Gli episodi finora sono stati fitti reticolati di dialoghi, brevi flashback, forti sentimenti e finali adrenalinici. Perché giudicare quindi “Death Doesn’t Let You Say Goodbye” come riflessivo e intimo? Semplicemente perché non è presente il finale adrenalinico. E nell’andamento “lento” come quello di Sense8, togliere l’unica parte movimentata crea un effetto tutt’altro che trascurabile. Si potrebbe quindi pensare che il ritmo regolare, senza scossoni finali, possa contribuire all’appiattimento dell’episodio? Niente affatto. Il toccante finale con un disperato Lito – protagonista indiscusso dell’episodio – è un valore aggiunto nell’intenso clima generale del capitolo.
Benché sia difficile attribuire ad ogni personaggio un ruolo più o meno predominante in ogni episodio, Lito conquista questo primato in quanto dà il via – con Nomi – ad un confronto inedito tra i sensates, confronto toccante come non mai tra le due figure più costrette a nascondersi (per motivi e con modalità differenti) tra tutte. Personaggi che vivono la loro natura come una diversità che non può non venire nascosta. Ovviamente Nomi mai si è dovuta nascondere, lo testimonia il pride della prima puntata, ma le evoluzioni nella trama la spingono a dover continuamente scappare. Ciò che è passato nei confronti della transgender è il seguente messaggio: tu non ti nascondi, sarai la prima ad essere in pericolo. Eppure nel manifesto della diversità che è Sense8, alla fine, durante il pianto disperato di Lito non si può non empatizzare con lui e con la sua sofferenza. Ciò che ci viene suggerito è la più banale ma sacrosanta morale: siamo tutti diversi, quindi siamo tutti uguali.
Minori le parentesi di Sun, Kala e Wolfgang. Minori a livello di minutaggio, sicuramente non per importanza. Sempre a proposito della diversità, questi piccoli spazi a loro dedicati sembrano voler accentuare altrettante diverse filosofie di vita. Nel primo caso intravediamo la forza di Sun, la quale afferma di non aver mai dormito così bene come sta dormendo in galera. La promessa fatta alla madre non è stata tradita, la coscienza è pulitissima, il senso di colpa è per altri. Nel confronto con il padre osserviamo tutta la grandezza della sua persona che dall’alto osserva la piccolezza di uomini che non riescono a staccarsi da piccole sicurezze e per queste sono pronte a sacrificare qualsiasi cosa.
Kala è chiamata a dimostrare l’incorruttibilità e la potenza della fede, qualunque essa sia. Rovesciando il concetto di fanatismo, colui/colei che prega è visto/a come figura rassicurante da parte di chi invece vive come un dogma l’assenza di spiritualità.
Wolfgang raccoglie le conseguenze della sua hybris, al contrario dello stoicismo di Sun e della statica fede di Kala, l’incapacità di accettare la situazione (più o meno giustamente) del tedesco lo spingono, come Icaro, sempre più verso il sole, quasi a bruciarsi.
Ma “Death Doesn’t Let You Say Goodbye” lascia anche spazio per alcuni elementi che si vanno aggiungendo, a dimostrazione che non vi è l’intenzione di mantenere immobilismo nei confronti del mistero. L’incontro (abbastanza confuso) di Riley con un’altra sensate e l’incontro di Will con Jonas ci portano a capire la natura quasi parentale degli 8 personaggi. I discorsi sul DNA e su una misteriosa organizzazione di ricerca (la soluzione cospirazionista può far storcere anche un po’ il naso) confermano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la natura più fantascientifica che mistica dello show. Ciò che risulta importante è un elemento tanto semplice quanto brillante: gli 8 protagonisti hanno esattamente la stessa età. Pensandoci bene, è assai probabile, statisticamente parlando, che nel mondo più persone siano nate nello stesso istante. A questo proposito, con un po’ di fantasia, si può dare valore ad un altro aspetto comune che ci ha seguito in questi, finora, 9 episodi. Come fu per Lost, infatti, grande importanza viene data ai genitori dei sensates e al loro rapporto con i figli. Particolare che salta maggiormente all’occhio è come la maggioranza di loro sia rimasta con un solo genitore.
Ciò che, duole dire, fa calare leggermente l’episodio è l’eccessivo spazio dato a Riley. Finché ci si concentra sulla parte mistery arricchita dal suggestivo panorama islandese va tutto bene, quando poi si cerca un approfondimento (dovuto, per carità) al suo passato, con tanto di rivelazione su un marito e una figlia morta subito, al nono episodio, sembra un leggero allungamento di brodo, sia per la stagione, sia per questo singolo episodio. Infatti il suo incontro con Capheus, per quanto entrambi siano due personaggi molto intensi, non può non risultare sottotono se messo a paragone con l’incontro tra Lito e Nomi.
Tutto sommato, paradossalmente, la natura intima e “ripetitiva” di questo nono episodio conduce Sense8 verso le ultime tre puntate in maniera equilibrata ed armoniosa. Il dosaggio tra detto e non detto nella trama (improvvisamente non è più tanto strano, per alcuni di loro, parlare e incontrarsi, conoscendo i loro nomi: ci sta tranquillamente come soluzione, considerando la natura spirituale del loro conoscersi che, effettivamente, non necessita certo di spiegoni) e l’evoluzione continua dei personaggi sia ai nostri occhi sia ai loro stessi occhi, sembra condurci verso un finale di stagione che potrà porre il punto esclamativo a questa soddisfacente dozzina di episodi.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lito & Nomi
  • L’incontro tra Riley&Will con rispettivi “sensates senior
  • Superiorità di Sun
  • Il finale
  • Lentezza e poca chiarezza di alcune parti in Islanda

 

Nonostante il 4-1 con cui i Thumbs Up si impongono sui Thumbs Down, episodi come questo devono essere considerati esclusivamente come base su cui costruire momenti memorabili (vedi 1×04) che potranno alzare il nostro giudizio. Se non si fosse capito le nostre aspettative sono state e sono tuttora molto alte, nell’arco di questa prima stagione, a maggior ragione per gli ultimi tre episodi.

 

We Will Be Judged By The Courage Of Our Hearts 1×08 ND milioni – ND rating
Death Doesn’t Let You Say Goodbye 1×09 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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