Star Trek Discovery 5×04 – Face the StrangeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Star Trek Discovery 5x04La saga di Star Trek esiste da quasi sessant’anni, perché la prima storica serie andò in onda nel 1966. Praticamente è più vecchia dello sbarco sulla Luna. E dopo sessant’anni diventa sempre più difficile raccontare qualcosa di nuovo. Le varie serie che si sono succedute hanno saccheggiato praticamente ogni topos della fantascienza: dal primo contatto con specie inferiori allo scontro con entità talmente avanzate tecnologicamente da sembrare divinità, passando dal rapporto con la macchina e l’AI, fino ai pericoli della corsa agli armamenti. Ovviamente anche il tema del viaggio nel tempo è stato ampiamente sviscerato nelle varie serie (divenendo addirittura il tema portante nella seconda stagione di Picard).
Di conseguenza, lo spunto alla base di “Face the Strange” non è nulla di nuovo sotto il sole. Ma nemmeno per sbaglio. La stessa serie Discovery ha fatto ricorso più volte a questo espediente narrativo, al punto da spingere a pensare che gli autori lo usino come jolly da giocare ogni volta che non sanno cosa fare. In questo caso la situazione è ancora più grave, perché c’è una grande trama da portare avanti (la ricerca della tecnologia dei Precursori) e la quarta puntata semplicemente la mette in pausa. Ma i problemi non finiscono qui.

COINCIDENZE E FORZATURE


In “Face the Strange” la USS Discovery è vittima di un attacco molto particolare da parte di Moll e L’ak. Mettendo a bordo della nave un particolare tipo di ragno cronofago, essa viene spedita costantemente avanti e indietro nel tempo, in un ordine apparentemente casuale. La trovata sarebbe anche interessante, se non fosse per due dettagli.
Il primo è che di tutta la ciurma i due che, guarda caso, sono consapevoli dei salti temporali e possono fermarli sono Michael e il comandante Rayner, perché nel momento in cui il cronofago è entrato in azione si stavano teletrasportando e questo li ha posti “al di fuori” del flusso temporale normale. Poteva succedere a qualsiasi personaggio a bordo, persino all’uomo-lucertola, ma – guarda un po’ i casi della vita – sono Michael e Rayner quelli che si stavano teletrasportando in quel momento. Ossia la protagonista, che non può mai mancare, e il nuovo arrivato che ha bisogno di ulteriore approfondimento. Coincidenza un po’ forzata, non c’è che dire.
L’altro aspetto problematico è che i salti temporali non sono realmente casuali ma seguono un ordine ben preciso, scelto  per far andare la trama in un certo modo e dar vita a certi dialoghi e certe scene. E questo rompe la verosimiglianza della narrazione (perché sì, il fatto che una storia sia di fantascienza non vuol dire che non deve avere una sua coerenza e una sua verosimiglianza) e rende palese la forzatura degli eventi operata dalla sceneggiatura.

COME ERAVAMO


Saltando avanti e indietro nel tempo, Michael e Rayner assistono a diversi momenti della storia della USS Discovery, attraverso tutte le precedenti stagioni. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di rapidi scorci. Il momento a cui è dedicato più spazio è invece quello in cui i due tornano indietro ai tempi della prima stagione, quando Michael era una fresca ammutinata appena reintrodotta in servizio a bordo della Discovery comandata da Lorca.
È chiaro che gli autori volevano giocare sul fattore nostalgia, perché dopo aver saccheggiato in lungo e in largo le altre serie è giunto il momento di auto-cannibalizzarsi. Ed è altrettanto indubbio che l’obiettivo fosse quello di mostrare, in maniera decisamente didascalica, la crescita che Burnham ha vissuto da quando era una testa di cazzo calda sulla quale nessuno avrebbe scommesso come capitano di una nave. Poteva anche essere l’occasione per riportare fugacemente in scena la Georgiu, Lorca (a mani basse il miglior personaggio di questa serie) o Tyler, ma evidentemente non era possibile richiamare gli attori che giustamente si saranno vergognati di aver preso parte a questa pagliacciata. Il segmento è comunque utile perché dà risposta a uno dei più grandi interrogativi della serie: ossia se Michael Burnham sia così antipatica da prendersi a pugni da sola, se potesse. E la risposta è sì.

VOLEMOSE BENE


Come spesso succede in Discovery, anche in questo episodio la crisi affrontata dai protagonisti è risolta con il più grande potere dell’universo: i buoni sentimenti. Certo, c’è Stamets che dà il suo contributo grazie al fatto che anche lui, in virtù del DNA di tardigrado, è al di fuori del flusso temporale, ma il grosso del lavoro è fatto da Burnham e a sorpresa da Rayner con i loro discorsi.
Chiariamoci. Ci sta che dopo cinque stagioni Michael abbia migliorato le sue skills relazionali e sia capace di convincere la gente a fare quello che vuole lei parlandoci e non tramortendola con le prese vulcaniane. E ci sta che Rayner inizi a dimostrarsi più empatico con i suoi sottoposti. Ma che tutto l’episodio sia risolto da qualche frase lacrimevole è un espediente che dopo cinque stagioni non è più accettabile.
Anche in questo Discovery è la perfetta fotografia dei nostri tempi, o meglio di ciò che la cinematografia vorrebbe mostrare della nostra realtà: un mondo in cui il conflitto si risolve sempre con il cuore, in cui tutti si vogliono bene e nessuno si fa male. O se si fa male è perché è un maschio bianco caucasico cis. Ma siccome in questo episodio non ce n’erano e l’unico personaggio con cui avviene una scazzottata è Burnham stessa, allora va bene così.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Abbiamo la conferma che nemmeno Michael si sopporta, visto che si prende a pugni con la sua controparte del passato
  • L’episodio non serve assolutamente a nulla perché mette in pausa la trama principale
  • Guarda caso fra tutti i membri dell’equipaggio proprio Michael e Rayner dovevano essere quelli che fanno avanti e indietro nel flusso temporale
  • Solita risoluzione del problema con i buoni sentimenti e il cuore
  • Già che c’erano potevano riportare in scena anche Lorca, Tyler e la Georgiu

 

L’espediente dei viaggi nel tempo è cosa trita e ritrita nella saga di Star Trek, ma “Face the Strange” riesce a renderlo addirittura più scialbo confezionando un episodio che piacerà tanto a chi è alla ricerca della lacrima facile e della morale del “volemose bene!”. Come se non bastasse, questo episodio è di fatto un grosso filler, perché mette in pausa la trama principale (che non è nulla di che, ammettiamolo) e cerca maldestramente di mostrare quanto Michael sia cambiata nell’arco di cinque stagioni. Come se ce ne fosse bisogno.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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