Star Trek: Discovery 5×03 – JinaalTEMPO DI LETTURA 4 min

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Star Trek Discovery 5x03 RecensioneStar Trek: Discovery è stata fin da subito forse tra le più ambiziose serie nel panorama trekkiano. Il coraggio non è mai mancato allo show di Fuller e Kurtzman, che ha però spesso e volentieri mancato poi l’appuntamento con il destino quando il gioco si è fatto serio. C’è da dire che con “Jinaal” si inizia ad avvertire, per l’ennesima volta, quella sensazione. La ricerca della specie che ha dato praticamente origine alla vita potrebbe essere la quest giusta per un gran finale, ma l’impostazione videoludica messa in piedi ha probabilmente già stancato.
Stavolta tocca al pianeta Trill fare gli onori di casa. Torna il personaggio di Gray, ormai sparito dai radar da un po’ di tempo, e viene prestata più attenzione all’ufficiale Adira, nelle vesti di Cicerone sul suo pianeta natale. A bordo della Discovery, invece, ha luogo un primo ambientamento per il nuovo Primo Ufficiale, il comandante Rayner. Assenti ingiustificati, se non per un cameo finale, gli antagonisti della stagione. L’assenza di antagonisti era stato il vero debole delle stagioni precedenti, ci si augura che gli autori abbiano lavorato su questo punto, ma finora latitano all’interno della serie.

CACCIA AL TESORO


Il set up messo in piedi dagli autori per la trama orizzontale di questa stagione finale è un meccanismo ormai obsoleto. Un qualcosa a cui aveva già spesso abituato ad esempio The Mandalorian, che però riusciva a mantenersi abbastanza interessante grazie all’utilizzo di elementi noti all’interno della lore starwarsiana. In Discovery sembra invece di assistere ad una specie di Indiana Jones E l’Ultima Crociata, in cui i protagonisti volano da un pianeta all’altro a risolvere enigmi per riuscire a conoscere una specie praticamente assimilabile a degli dei.
In “Jinaal”, Burnham e Book sono chiamati a svelare il secondo enigma, presentato da un antichissimo Trill, chiamato appunto Jinaal Dix, per l’occasione ospite del dottor Culber grazie al rito dello Zhian’tara. Purtroppo anche stavolta, così come nelle precedenti due puntate, non si riesce a ingranare e ad innescare l’interesse dello spettatore. Nemmeno una trama orizzontale così ambiziosa sembra star facendo breccia, a causa della struttura narrativa messa in piedi e sicuramente anche a causa dei protagonisti, che non sono mai riusciti a legare con lo spettatore che ormai sta assistendo a quest’ultima stagione di Discovery come ad un paziente prima di un’eutanasia.

PIACERE, COMANDANTE RAYNER


A bordo della Discovery avviene, invece, la storyline più leggera che dovrebbe, in teoria, fare da contraltare per la missione ben più seria sul pianeta Trill. Tuttavia sfortunatamente, così come su Trill, non si percepisce mai la gravitas della prova sostenuta da Burnham e compagni, nemmeno la trama che riguarda il nuovo Primo Ufficiale riesce nel suo compito. Lo humour ricercato dalla coppia Rayner-Tilly non funziona praticamente mai, riuscendo nei suoi intenti ancora meno rispetto alla storia della ricerca del secondo indizio sui Progenitori.
Tilly cerca in tutti i modi di superare l’involucro, lo scudo di protezione emotivo, che porta con sé il burbero comandante Rayner, organizzando per lui una serie di speed date. Tanti piccoli colloqui il cui intento è quello di far interagire e conoscere al nuovo comandante tutto il resto dell’equipaggio. Una scappatoia narrativa che permette, attraverso il deus ex machina del buonismo di Tilly, di accelerare in un solo episodio l’intera fase conoscitiva della new entry nell’equipaggio. Purtroppo, come spesso accade per questo show, l’esito appare abbastanza incredibilmente finto e mai credibile sul piano delle interazioni umane, caratteristica fondante della serie dalla terza stagione in poi.

TRILL-OLOGIA


Forse l’aspetto che più si salva di “Jinaal” è il focus riguardante i Trill, specie da sempre molto affascinante nel panorama di Star Trek. Vengono fuori nuovi aspetti della cultura di questa specie di simbionti che non possono non affascinare anche lo spettatore più annoiato da tutto il resto. Si mette finalmente un punto sulla questione in sospeso della relazione tra Adira e Gray, ormai arruolato nelle Grotte Mak’ala. Si stende invece un velo pietoso sulla telenovela Vulcaniana in cui sta iniziando a vivere il comandante Saru, che rimaneva uno degli ultimi buoni motivi per proseguire con la visione di Star Trek: Discovery.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Approfondimenti sulla specie Trill
  • Messa in scena come al solito impeccabile
  • VFX sul solito ottimo standard per i recenti prodotti di Star Trek
  • Il meccanismo narrativo simil-videoludico messo in piedi per la trama orizzontale
  • Gli speed date del comandante Rayner e il non simpatico personaggio di Sylvia Tilly
  • I protagonisti che non riescono a rendere interessante la ricerca della specie di coloro che hanno dato la vita alle specie viventi
  • Il limbo narrativo in cui sembra essere incappato il buon Saru

 

Purtroppo continua a non dare segnali positivi Star Trek: Discovery, nemmeno per questa ambiziosa stagione finale. Iniziata con praticamente tutti i problemi delle stagioni precedenti, a cui se ne sono, nel frattempo, aggiunti degli altri.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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