Uova strapazzate e ‘na biretta
StartUp è una serie… carina. Come disse un collega recensore in un ormai celebre (per chi?) incipit nella recensione di una serie discretamente seguita. E’ godibile, scorre, pur con un’impostazione che fa della lentezza scenica una scelta stilistica. I personaggi intrattengono e colpiscono nella loro eterogeneità, pur senza aver regalato evoluzioni significative, o anche solo lontanamente coerenti. Partiamo dal lato futile – se così si può dire – di “Pro Rata” e capiamo subito come Nick e Izzy non siano propriamente al centro dell’azione. Nick, il represso Nick, costretto a vivere all’ombra di un padre poco pulito, costretto ad avere la testa sulle spalle più di tutti gli altri per ripulire il suo nome. All’inizio della serie ci era stato presentato come colui che avrebbe fatto ragionare gli impulsivi e poco etici compari. Ecco, in questa 1×08 lo possiamo osservare al centro di un threesome, affrontando un hangover, sminuendo tantissimo il temibile personaggio di Phil Rask, che tante scene erano state impiegate per costruire.
Izzy, colei che aveva sfondato il computer della madre e aveva urlato all’intera famiglia di essersi letteralmente prostituita per finanziare le sue ricerche, si intrattiene in uno spuntino di mezzanotte (o forse un po’ più tardi) con il padre, ottimo cuoco di uova.
Potrebbe risultare del leggero sarcasmo nelle precedenti righe. Così non è. Si vuole semplicemente evidenziare come gli autori abbiano portato avanti una scelta di caratterizzazione tutt’altro che scontata. E’ vero, i cambi radicali di carattere dei personaggi potrebbero risultare una forzatura, una mancanza di cura. Tuttavia è interessante prendere in considerazione una lettura che considera a tutti gli effetti la tridimensionalizzazione di Izzy e Nick (in questo caso specifico). Se nei primi episodi li abbiamo visti da una facciata, piano piano la camera sta ruotando e ne vediamo un ulteriore lato. Un lato più oscuro per Nick (fa ridere come ignora delle indicazioni che appaiono assai importanti da parte di Ronald, probabilmente primi segnali di attività non proprio lecite di Bell), un lato più pacifico di Izzy che, a dirla tutta, già da inizio serie faceva a ping pong con due personalità.
Questo cambio radicale di caratteri può risultare televisivamente poco efficace? Forse. Nella soggettività di questa opinione è anche interessante proporre una visione differente.
“Che c’hai ‘no straccio?”
Prima di venire ai punti nodali e dell’episodio e del marchio che StartUp sembra essersi posta, forse è il caso di avanzare una riflessione sulla sequenza finale: uno dei più bizzarri guilty pleasures in una serie televisiva, una delle mattanze criminose più pazzesche di sempre. Una sequenza che ci fa godere per lo sviluppo brusco – quasi il colpo di scena – che dà una sferzata ad una parte di trama. Ma anche una sequenza che fa crescere punti interrogativi nella nostra testa che neanche Psyduck ai tempi d’oro.
Facciamo il punto: Jey dà una festicciola dove la gente se la spassa tra una cannetta e una bottiglia del discount; alla festa si imbuca anche un indeciso Touie che precedentemente si era intrattenuto con Jey, poi aveva sofferto vedendo il padre seviziato, ma ora non aveva un altro posto dove passare il sabato sera; Jey decide di sfruttare l’occasione, probabilmente in una fase di mancanza totale di killer addestratissimi e di loschi figuri senza scrupoli e decide di fare un gioco affidando al figlio di Ronald l’uccisione del padre stesso. Riti di iniziazione normali in una gang, per carità, ma questo punto chiave – discutibile per certi versi, accettabile per altri – dà vita ad un ulteriore insieme di situazioni contemporaneamente epiche, affascinanti, tragicomiche. Touie si trova in mano una pistola carica, se la studia un po’ e si rende conto che gli è stata appena messa in mano dall’uomo che a tutti gli effetti sta rovinando la sua famiglia e che aveva picchiato selvaggiamente il padre. Ah, suddetto uomo ha appena chiesto al ragazzo di uccidere il padre. Che fai, non gli spari?
Plot twist: Touie ammazza Jey Jey, i ceffi armati alla sue spalle si mettono paura e lasciano scappare il giovane. Avremmo fatto un discorso completamente diverso qualora il gesto estremo di Dacey jr. fosse culminato con un esito kamikaze.
Quando vorresti solo dare il via a una StartUp tra amici ma fai qualcosa di sbagliato e ti ritrovi a capo della mafia haitiana
Difficile pensare che il dramma della famiglia Dacey si sarebbe completato del tutto. Colpo di scena vagamente telefonato quello che vede tutti gli scagnozzi haitiani, uniti saldamente, senza teste calde in cerca di vendetta (forse ci saranno in futuro, forse no), che proclamano Ronald come loro leader.
E qui facciamo un passo indietro.
La spettacolarizzazione del finale ci fa indubbiamente godere, toccando il nostro senso estetico. Nella precedente recensione si faceva però riferimento al manierismo stilistico che talvolta diviene visibile, rivelando se stesso. Per arrivare ad una clamorosa proclamazione, si è dovuti passare per un insieme di sequenze che, alla domanda “erano narrativamente necessarie?”, la risposta sarà sempre e solo “no”. La storia non ha portato Jey Jey a una scelta così sconsiderata, è stata un’intuizione del momento, riconducibile probabilmente giusto agli eventi degli ultimissimi episodi. Ugualmente come potevano esserci moltissime altre opzioni che non contemplassero quella di proclamare Ronald a nuovo boss.
Ugualmente, in un contesto totalmente diverso e a dimostrazione di quanto detto, il regista Ben Ketai probabilmente conosce bene l’alto gradimento per le interpretazioni di Martin Freeman, vero top player della serie. In questo senso, l’intera sequenza in macchina, con la successione di espressioni, di tentativi di auto-strangolamento e di vomitate dal finestrino, portano a pensare più che altro ad una strizzata d’occhio per lo spettatore, ad un esercizio di stile, permesso esclusivamente dal suo prestigioso interprete.
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Valuation 1×07 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.