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I voti dati a StartUp, dal pilot al penultimo episodio, sono stati:
Episodio 1: “Save them all”
Episodio 2: “Save them all”
Episodio 3: “Slap them all”
Episodio 4: “Save them all”
Episodio 5: “Bless them all”
Episodio 6: “Thank them all”
Episodio 7: “Save them all”
Episodio 8: “Save them all”
Episodio 9: “Save them all”
Quando si scrive una recensione, il voto finale dovrebbe essere la parte meno importante, in quanto puro e semplice riassunto di quanto espresso dal recensore nel suo articolo. Esso diventa, però, molto utile e comodo quando si arriva ad un season finale e si decide di fare un’analisi della stagione.
Guardando le 9 votazioni ottenute da StartUp, si può notare facilmente una fortissima presenza di “Save them all”, ossia di puntate sufficienti, ma niente più. Il valore e il significato delle prime tre (più lo slap, punto più basso della serie, almeno fino a prima di questa recensione), però, è diametralmente opposto rispetto a quello delle ultime tre. Quali sono le differenze? Innanzitutto, non è inusuale che una serie inizi piano per poi crescere sempre di più; infatti, nelle prime recensioni abbiamo ripetuto spesse volte il grandissimo potenziale di StartUp, nonché le grandi speranze per il futuro. Dopo quattro episodi tutti sulla stessa falsariga, il midseason sembrava darci piena ragione: puntata eccezionale, giustamente premiata con un bel Bless, il voto più alto del nostro sistema di valutazione.
Un’altra cosa incredibilmente tipica è che l’episodio successivo ad uno di altissimo livello tenda ad essere un po’ inferiore, come se lo spettatore avesse bisogno di riprendere fiato dopo i colpi di scena visti in precedenza. Puntualmente, ciò è accaduto con la 1×06, che ha comunque ricevuto un sentito Thank, a conferma del trend positivo che la creatura di Ben Ketai aveva intrapreso. I problemi sono iniziati con “Valuation“, al quale è stata data una sufficienza. Ad onor del vero, nella recensione è spiegato chiaramente che il voto è stato forse un po’ ingeneroso, ma influenzato dalla prevedibilità di alcuni elementi della trama e da un accenno di utilizzo sbagliato del personaggio di Phil Rask (su questo punto torneremo più tardi); in ogni caso, si trattava di una prima spia di allarme.
L’ottavo e nono episodio hanno semplicemente fatto suonare questa spia di allarme sempre di più fino ad arrivare ad un punto, questo finale, nel quale sono sublimati tutti i difetti mostratisi più o meno intensamente in questa prima stagione.
Ci sono talmente tanti aspetti (per lo più negativi) da analizzare che risulta difficile decidere da dove iniziare. Una buona scelta potrebbe essere quella di dividere questi 45 minuti in due metà; la prima, che va dalla sigla alla telefonata di Nick all’agente Rask, rasenta una valutazione à la Under The Dome o, parlando di serie (ingiustamente) ancora in onda (e con possibilità di rinnovo, visto che, nella stessa serata, Quantico e Secrets And Lies stanno ottenendo 0.6 di rating), Once Upon A Time. Escludendo l’incontro tra Ronald e Vera e la partita a basket tra Ronald e Touie, i primi 28 minuti sembrano essere tratti dal più inutile degli episodi filler. È davvero difficile trovare il senso di un minutaggio elevatissimo al matrimonio (e alla cena dopo il matrimonio) della sorella di Izzy, in quanto si tratta di un personaggio che non è stato affatto approfondito e per il quale è arduo provare il benché minimo interesse. L’unico messaggio veicolato dai 10 minuti dedicati a questa cerimonia è la distanza siderale tra Isabel e la sua famiglia, le sue origini, la felicità, ma serviva davvero ribadirlo per l’ennesima volta occupando, per di più, quasi un quinto del minutaggio?
Se questa scelta non si è rivelata molto azzeccata, ben peggio ha fatto quella del litigio tra la stessa Izzy e Nick, trasformatosi in un rapporto sessuale in meno di un secondo. Senza considerare la ridondanza, nella storia della serialità, di protagonisti che hanno rapporti occasionali tra di loro (finendo inevitabilmente per creare scene di imbarazzo, battute a doppio senso…), ciò che davvero colpisce è la totale mancanza di collegamento logico tra una scena e l’altra. Nick ed Izzy, infatti, non sono due innamorati di lunga data, fatto che avrebbe potuto giustificare un minimo il cambio repentino di atteggiamento, bensì due quasi estranei che stanno avendo un litigio per motivi economici e aziendali. Nei precedenti episodi ci eravamo lamentati di alcune scene senza senso, ma la situazione sembrava essere migliorata. Ebbene, pare che Ben Ketai abbia deciso di riproporre questa criticità proprio nel momento più importante, e per più di una volta (questa non è, infatti, l’unica forzatura).
Un’altra critica spesso rivolta alla serie, specialmente in questi ultimi appuntamenti, è stata quella relativa al personaggio di Phil Rask. Sebbene sia apparso sempre poco, in confronto agli altri tre protagonisti, la sua storyline è sempre stata interessante, ed ha avuto il suo apice durante Buyout (non a caso il punto più alto della stagione); dopodiché, soltanto scene quasi oniriche, tutte con rigoroso primo piano sulla sua faccia, durante le quali ha parlato pochissimo, ed agito anche meno. Martin Freeman è un attore di caratura assoluta, con alle spalle molti ruoli iconici (John Watson, Lester Nygaard e, volendo, anche Tim Canterbury di quella chicca geniale che corrisponde al nome di The Office UK), ed è stato sicuramente eccezionale, per un piccolo servizio di streaming come Crackle, averlo in una loro produzione; detto questo, inquadrarlo per interi minuti più e più volte per mostrare quanto sia bravo e talentuoso è un esercizio di stile fine a sé stesso e, dopo un po’, anche abbastanza tedioso: sebbene l’attore britannico riesca a reggere benissimo perfino scene durante le quali prende degli antidepressivi, e benché la scena del tentato suicidio sia sicuramente d’effetto, sarebbe stato molto più interessante far evolvere maggiormente la sua storyline.
Parlando della suddetta storyline, che dà anche il via alla seconda parte, migliore della prima, ma comunque appena sufficiente, anche in questo caso si evidenzia più di una forzatura narrativa, e neanche di piccolo rilevo. Infatti, l’agente viene costretto dall’ex trio di GenCoin a perseguire Alex Bell, grazie alle provi schiaccianti raccolte da Izzy. Siamo già davanti ad un grandissimo errore: le prove ottenute illegalmente non sono ritenute ammissibili, quindi non ci sono le basi per nessuna indagine. Come se non bastasse, Rask viene ricattato grazie ad una registrazione inviata a Nick da Daewon durante la quale l’agente dichiara, più o meno esplicitamente, di dover uccidere una ragazza. Tralasciando il fatto che si tratti, al massimo, di una prova circostanziale, ci si trova di nuovo di fronte ad una scena che denota totale assenza di logica: è passato diverso tempo da quando l’omicidio di Maddie è avvenuto, perché non l’ha inviato prima a Nick? Inoltre, come sa che Nick potrebbe usarla a suo vantaggio, in particolare in questo preciso momento della storia? Per quale motivo ha deciso di vendicarsi di Rask? Nonostante lui l’abbia trattato malissimo, Daewon si è ampiamente riconsolato rubandogli fino all’ultimo centesimo. Tutte queste domande, probabilmente, non troveranno risposta, così come molte altre accumulatesi in questi episodi.
Paradossalmente, il momento più coerente di tutta questa storia è quello che vede Rask, un agente federale, pronto a ricattare Alex Bell alla luce del sole, per poi essere rapito dalla mafia russa. Questo aspetto è sicuramente uno dei più positivi della puntata, perché dimostra definitivamente che chi tiene le redini è Vera, non Alex; a sostegno di ciò c’è anche il dialogo tra i due, nel quale si evince come sia stata lei a decidere il licenziamento di Izzy, e non lui. Inoltre, non è da escludere un’alleanza tra Rask e i russi, in quanto il primo ha un disperato bisogno di soldi e i secondi non disdegnerebbero un uomo di fiducia all’interno del dipartimento. Quel che è certo, fino ad ora, è che ha già spifferato l’identità dei mandanti del ricatto, come dimostra l’omicidio della sorella di Izzy, peraltro telefonatissimo e incongruente: dopo aver mostrato Izzy totalmente avulsa alle dinamiche familiari, qui la vediamo incredibilmente felice e contenta di ridere e scherzare con la madre (con la quale ha litigato ininterrottamente dal pilot ad ora), col padre e, per l’appunto, con la sorella. Inoltre, come detto prima, il personaggio di Delfia è stato mostrato a malapena, quindi la sua uccisione non ha alcun impatto emotivo sullo spettatore.
Un altro thumb up è sicuramente rappresentato dal personaggio di Ronald, protagonista di entrambi i momenti positivi della prima parte e, in generale, miglior character insieme a Rask, sul quale però prevale grazie ad un minutaggio ben più corposo. In questo episodio lo vediamo prima padre che cerca di far uscire il figlio dallo stato di torpore post-omicidio e poi leader di una comunità che si appresta a cambiare pagina, a migliorare, anche se sarà difficile, visto che mancheranno i fondi garantiti da GenCoin.
Il discorso finale, pronunciato dallo stesso Dacey, suonava come un series finale, e c’è seriamente il rischio che “Recapitalization” sia il capitolo finale di StartUp, in quanto non ci sono ancora notizie al riguardo ed è probabile che un’eventuale seconda stagione non sia in cima all’agenda di Freeman (i suoi impegni, uniti a quelli di Cumberbatch, hanno fatto sì che ci volessero tre anni per vedere una nuova stagione di Sherlock che, con tutto il rispetto per StartUp, parliamo di un altro livello). Nonostante la serie abbia deluso le aspettative, chiudere in questo modo, con un finale che non risolve niente sarebbe davvero un peccato.
Episodio 1: “Save them all”
Episodio 2: “Save them all”
Episodio 3: “Slap them all”
Episodio 4: “Save them all”
Episodio 5: “Bless them all”
Episodio 6: “Thank them all”
Episodio 7: “Save them all”
Episodio 8: “Save them all”
Episodio 9: “Save them all”
Quando si scrive una recensione, il voto finale dovrebbe essere la parte meno importante, in quanto puro e semplice riassunto di quanto espresso dal recensore nel suo articolo. Esso diventa, però, molto utile e comodo quando si arriva ad un season finale e si decide di fare un’analisi della stagione.
Guardando le 9 votazioni ottenute da StartUp, si può notare facilmente una fortissima presenza di “Save them all”, ossia di puntate sufficienti, ma niente più. Il valore e il significato delle prime tre (più lo slap, punto più basso della serie, almeno fino a prima di questa recensione), però, è diametralmente opposto rispetto a quello delle ultime tre. Quali sono le differenze? Innanzitutto, non è inusuale che una serie inizi piano per poi crescere sempre di più; infatti, nelle prime recensioni abbiamo ripetuto spesse volte il grandissimo potenziale di StartUp, nonché le grandi speranze per il futuro. Dopo quattro episodi tutti sulla stessa falsariga, il midseason sembrava darci piena ragione: puntata eccezionale, giustamente premiata con un bel Bless, il voto più alto del nostro sistema di valutazione.
Un’altra cosa incredibilmente tipica è che l’episodio successivo ad uno di altissimo livello tenda ad essere un po’ inferiore, come se lo spettatore avesse bisogno di riprendere fiato dopo i colpi di scena visti in precedenza. Puntualmente, ciò è accaduto con la 1×06, che ha comunque ricevuto un sentito Thank, a conferma del trend positivo che la creatura di Ben Ketai aveva intrapreso. I problemi sono iniziati con “Valuation“, al quale è stata data una sufficienza. Ad onor del vero, nella recensione è spiegato chiaramente che il voto è stato forse un po’ ingeneroso, ma influenzato dalla prevedibilità di alcuni elementi della trama e da un accenno di utilizzo sbagliato del personaggio di Phil Rask (su questo punto torneremo più tardi); in ogni caso, si trattava di una prima spia di allarme.
L’ottavo e nono episodio hanno semplicemente fatto suonare questa spia di allarme sempre di più fino ad arrivare ad un punto, questo finale, nel quale sono sublimati tutti i difetti mostratisi più o meno intensamente in questa prima stagione.
Ci sono talmente tanti aspetti (per lo più negativi) da analizzare che risulta difficile decidere da dove iniziare. Una buona scelta potrebbe essere quella di dividere questi 45 minuti in due metà; la prima, che va dalla sigla alla telefonata di Nick all’agente Rask, rasenta una valutazione à la Under The Dome o, parlando di serie (ingiustamente) ancora in onda (e con possibilità di rinnovo, visto che, nella stessa serata, Quantico e Secrets And Lies stanno ottenendo 0.6 di rating), Once Upon A Time. Escludendo l’incontro tra Ronald e Vera e la partita a basket tra Ronald e Touie, i primi 28 minuti sembrano essere tratti dal più inutile degli episodi filler. È davvero difficile trovare il senso di un minutaggio elevatissimo al matrimonio (e alla cena dopo il matrimonio) della sorella di Izzy, in quanto si tratta di un personaggio che non è stato affatto approfondito e per il quale è arduo provare il benché minimo interesse. L’unico messaggio veicolato dai 10 minuti dedicati a questa cerimonia è la distanza siderale tra Isabel e la sua famiglia, le sue origini, la felicità, ma serviva davvero ribadirlo per l’ennesima volta occupando, per di più, quasi un quinto del minutaggio?
Se questa scelta non si è rivelata molto azzeccata, ben peggio ha fatto quella del litigio tra la stessa Izzy e Nick, trasformatosi in un rapporto sessuale in meno di un secondo. Senza considerare la ridondanza, nella storia della serialità, di protagonisti che hanno rapporti occasionali tra di loro (finendo inevitabilmente per creare scene di imbarazzo, battute a doppio senso…), ciò che davvero colpisce è la totale mancanza di collegamento logico tra una scena e l’altra. Nick ed Izzy, infatti, non sono due innamorati di lunga data, fatto che avrebbe potuto giustificare un minimo il cambio repentino di atteggiamento, bensì due quasi estranei che stanno avendo un litigio per motivi economici e aziendali. Nei precedenti episodi ci eravamo lamentati di alcune scene senza senso, ma la situazione sembrava essere migliorata. Ebbene, pare che Ben Ketai abbia deciso di riproporre questa criticità proprio nel momento più importante, e per più di una volta (questa non è, infatti, l’unica forzatura).
Un’altra critica spesso rivolta alla serie, specialmente in questi ultimi appuntamenti, è stata quella relativa al personaggio di Phil Rask. Sebbene sia apparso sempre poco, in confronto agli altri tre protagonisti, la sua storyline è sempre stata interessante, ed ha avuto il suo apice durante Buyout (non a caso il punto più alto della stagione); dopodiché, soltanto scene quasi oniriche, tutte con rigoroso primo piano sulla sua faccia, durante le quali ha parlato pochissimo, ed agito anche meno. Martin Freeman è un attore di caratura assoluta, con alle spalle molti ruoli iconici (John Watson, Lester Nygaard e, volendo, anche Tim Canterbury di quella chicca geniale che corrisponde al nome di The Office UK), ed è stato sicuramente eccezionale, per un piccolo servizio di streaming come Crackle, averlo in una loro produzione; detto questo, inquadrarlo per interi minuti più e più volte per mostrare quanto sia bravo e talentuoso è un esercizio di stile fine a sé stesso e, dopo un po’, anche abbastanza tedioso: sebbene l’attore britannico riesca a reggere benissimo perfino scene durante le quali prende degli antidepressivi, e benché la scena del tentato suicidio sia sicuramente d’effetto, sarebbe stato molto più interessante far evolvere maggiormente la sua storyline.
Parlando della suddetta storyline, che dà anche il via alla seconda parte, migliore della prima, ma comunque appena sufficiente, anche in questo caso si evidenzia più di una forzatura narrativa, e neanche di piccolo rilevo. Infatti, l’agente viene costretto dall’ex trio di GenCoin a perseguire Alex Bell, grazie alle provi schiaccianti raccolte da Izzy. Siamo già davanti ad un grandissimo errore: le prove ottenute illegalmente non sono ritenute ammissibili, quindi non ci sono le basi per nessuna indagine. Come se non bastasse, Rask viene ricattato grazie ad una registrazione inviata a Nick da Daewon durante la quale l’agente dichiara, più o meno esplicitamente, di dover uccidere una ragazza. Tralasciando il fatto che si tratti, al massimo, di una prova circostanziale, ci si trova di nuovo di fronte ad una scena che denota totale assenza di logica: è passato diverso tempo da quando l’omicidio di Maddie è avvenuto, perché non l’ha inviato prima a Nick? Inoltre, come sa che Nick potrebbe usarla a suo vantaggio, in particolare in questo preciso momento della storia? Per quale motivo ha deciso di vendicarsi di Rask? Nonostante lui l’abbia trattato malissimo, Daewon si è ampiamente riconsolato rubandogli fino all’ultimo centesimo. Tutte queste domande, probabilmente, non troveranno risposta, così come molte altre accumulatesi in questi episodi.
Paradossalmente, il momento più coerente di tutta questa storia è quello che vede Rask, un agente federale, pronto a ricattare Alex Bell alla luce del sole, per poi essere rapito dalla mafia russa. Questo aspetto è sicuramente uno dei più positivi della puntata, perché dimostra definitivamente che chi tiene le redini è Vera, non Alex; a sostegno di ciò c’è anche il dialogo tra i due, nel quale si evince come sia stata lei a decidere il licenziamento di Izzy, e non lui. Inoltre, non è da escludere un’alleanza tra Rask e i russi, in quanto il primo ha un disperato bisogno di soldi e i secondi non disdegnerebbero un uomo di fiducia all’interno del dipartimento. Quel che è certo, fino ad ora, è che ha già spifferato l’identità dei mandanti del ricatto, come dimostra l’omicidio della sorella di Izzy, peraltro telefonatissimo e incongruente: dopo aver mostrato Izzy totalmente avulsa alle dinamiche familiari, qui la vediamo incredibilmente felice e contenta di ridere e scherzare con la madre (con la quale ha litigato ininterrottamente dal pilot ad ora), col padre e, per l’appunto, con la sorella. Inoltre, come detto prima, il personaggio di Delfia è stato mostrato a malapena, quindi la sua uccisione non ha alcun impatto emotivo sullo spettatore.
Un altro thumb up è sicuramente rappresentato dal personaggio di Ronald, protagonista di entrambi i momenti positivi della prima parte e, in generale, miglior character insieme a Rask, sul quale però prevale grazie ad un minutaggio ben più corposo. In questo episodio lo vediamo prima padre che cerca di far uscire il figlio dallo stato di torpore post-omicidio e poi leader di una comunità che si appresta a cambiare pagina, a migliorare, anche se sarà difficile, visto che mancheranno i fondi garantiti da GenCoin.
Il discorso finale, pronunciato dallo stesso Dacey, suonava come un series finale, e c’è seriamente il rischio che “Recapitalization” sia il capitolo finale di StartUp, in quanto non ci sono ancora notizie al riguardo ed è probabile che un’eventuale seconda stagione non sia in cima all’agenda di Freeman (i suoi impegni, uniti a quelli di Cumberbatch, hanno fatto sì che ci volessero tre anni per vedere una nuova stagione di Sherlock che, con tutto il rispetto per StartUp, parliamo di un altro livello). Nonostante la serie abbia deluso le aspettative, chiudere in questo modo, con un finale che non risolve niente sarebbe davvero un peccato.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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StartUp conclude la sua prima stagione con un episodio deludente. La speranza è di rivederci l’anno prossimo, possibilmente con un cambio di marcia sostanziale. Fino ad allora, non possiamo che schiaffeggiare Ben Ketai.
Hostile Takeover 1×09 | ND milioni – ND rating |
Recapitalization 1×10 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.