Difficile mantenere una parvenza di serietà e non scoppiare a ridere guardando l’inglorioso ed imbarazzante dato d’ascolto di questa series premiere targata Starz: 0.04 milioni, tra l’altro arrotondati in alto visto che sono in realtà solo 38.000 persone ad aver guardato “Salt”. Difficilmente prima d’ora si è visto un dato così ridicolo, e non c’è nemmeno la scusa del rilascio anticipato via streaming giorni o settimane prima. Semplicemente questa serie ha già la scritta “Cancelled” stampata in fronte. E non si può che condividere la scelta decretata dal pubblico americano, almeno per una volta.
Howard: “You want to be a writer?”
Tess: “No.”
Howard: “An actress?”
Tess: “No.”
Howard: “Well, what do you want to be?”
Tess: “I don’t know.”
Howard: “Did you come here with someone?”
Tess: “Someone?”
Howard: “To the city. Did you come here with friends? Boyfriend?”
Tess: “No, I didn’t.”
Howard: “That’s very brave.”
Tess: “Is it? ‘Cause it’s been two days, and it feels idiotic.”
Sweetbitter, tra l’altro in maniera molto (poco) ironica, non ha decisamente nulla di Sweet ma ha decisamente molto di Bitter. La serie, tratta dall’omonimo libro di Stephanie Danler (qui anche nell’infausto ruolo di showrunner e anche di sceneggiatrice di “Salt”) e composta da 6 episodi di 30 minuti ciascuno, vede protagonista una giovane 22enne che si trasferisce dalla periferia a New York per cambiare vita. E già questo dice molto del clichè della serie, però la situazione diventa addirittura peggiore se si pensa che la protagonista è effettivamente un clichè vivente: giovane, senza esperienza, molto naive e di fatto inadeguata a vivere a New York City.
Ed è forse questo il fatto che più incide nel primo approccio tra spettatore e protagonista, perché una rappresentazione così superficiale e così “anni ’90” nel 2018 non si può accettare. A maggior ragione se il romanzo è del 2016.
Il grossissimo problema di questo adattamento è senza ombra di dubbio l’attitudine molto classista che la serie ha evidenziato sino a qua e che, di fatto, condanna la serie già prima di arrivare al secondo tempo. È infatti palese l’incongruenza tra la protagonista ed una città, rappresentata nello specifico da un ristorante, a cui lei non appartiene e non apparterrà nemmeno nel breve periodo. L’impostazione è ovviamente dettata dal romanzo ma è incongruente con una narrazione seriale che, vista la prorompente competizione, non può soddisfare il palato sopraffino (e nemmeno quello degenerato) dello spettatore.
La storia di questa ragazza che arriva in città per provare a cambiare la sua vita, tra l’altro senza nemmeno avere chiaro bene la direzione da prendere, non è nuova e non è nemmeno interessante. Così come è chiaramente dettato da un Deus Ex Machina la scelta di farla assumere nel ristorante di Howard nonostante la sua palese incompetenza ed incongruenza sociale. Tutta una serie di elementi che vanno a sottolineare la totale mancanza di fluidità in una storia che non s’ha da essere raccontata. E che sicuramente non verrà rinnovata per una seconda stagione visti gli ascolti. Con giusta causa anche.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Salt 1×01 | 0.04 milioni – 0.1 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.