Dopo il fantastico cliffhanger dello scorso episodio le aspettative per questo finale di stagione erano molte e l’episodio non a caso inizia con quello che apparentemente doveva essere uno dei suoi punti cardine. “Episode 8” si apre infatti con il suicidio di Zilpha dopo il freddo congedo che James le aveva riservato per proteggerla, gesto che, come la caratterizzazione e la sotto trama riguardante la stessa, viene a risultare molto sbrigativo e per nulla toccante; tuttavia è interessante notare come la caduta di Zilpha nelle scure acque delle Tamigi riporti alla mente le varie scene dedicate alla madre di Delaney e, più in generale la sempre rimarcata connessione con l’elemento acquatico. La mancata incisività del personaggio è purtroppo un problema generale dei comprimari della serie che, nonostante siano tutti ben interpretati, non riescono a trovare spazio schiacciati dal carisma e dal tempo dedicato al personaggio di Tom Hardy.
Dopo sette episodi di continui contrasti si è quindi, finalmente, giunti al tanto fatidico scontro finale tra James e la Compagnia delle Indie Orientali, capitanata da uno Stuart Strange che in questa puntata più che mai non riesce a stare al passo con il personaggio di Tom Hardy (nonostante il “Delaney and I are realists.
But the difference between Delaney and me is that I always make sure I have one last ace to play” che farebbe supporre il contrario) che, aiutato dai riti africani e dalla propria tenacia, non risulta mai in difficoltà contro chiunque gli si ponga davanti, mai veramente in pericolo e quindi mai veramente vulnerabile.
Atticus: “America, then?”
James Delaney: “No. Ponta Delgada in the Azores. I need to see a man called Collonade.”
Atticus: “I thought the gunpowder was for the Americans.”
James Delaney: “We are Americans.”
I personaggi e i dialoghi tuttavia non sono il fulcro di questo episodio che si basa principalmente nella sottomissione di Stuart prima e di Solomon Coop e l’irascibile principe reggente dopo, scontro che si concluderà poi con una apprezzabilissima battaglia all’ultimo sangue tra Delaney (plus soci) e le forze armate del principe che, stanco di vederlo vincere, scaglierà contro l’ultima risorsa a sua disposizione.
Gli scontri verbali, ben realizzati e perfettamente in tema con i confronti politici già riportati nei precedenti episodi, fanno da preludio ad uno scontro incentrato sull’azione che intrattiene e non stona per niente con la trama generale, nonostante rubi del tempo che si sarebbe benissimo potuto impiegare per iniziare a spiegare le tematiche tribali legate al passato di Delaney. Purtroppo, infatti, il background africano non trova spazio nemmeno in questo episodio nonostante l’importanza sbandierata per tutto l’arco della stagione, ed è una mossa, quella di Steven Knight, che da una parte crea aspettativa e tensione per la stagione (non ancora annunciata ufficialmente ma che Hardy e Knight stesso hanno già sbandierato) che seguirà ma che dall’altra delude proprio per la sua ingombrante assenza.
Con l’intero episodio Knight sembra dire addio alla Londra tetra e nebbiosa a cui aveva abituato, un addio giocato tramite un episodio quasi interamente illuminato dal sole e dalla “speranza”, preludio al finale che, per i colori e il messaggio di libertà che sembrava trasmettere, sembra uno spoiler per la prossima stagione che potrebbe partire alle Azzorre. Con questa nuova rotta dobbiamo però dire addio non solo alla location e apparentemente alle atmosfere cupe, ma anche a quei personaggi troppo legati al territorio inglese per salpare (o sopravvivere), sfociando in addii ben riusciti come quello di Brace (“Brace, you were not born for freedom. You wouldn’t know what to do with it. It would torture you.“) e Dumbarton, ad altri meno riusciti come quello di Zilpha. La morte di Stuart Strange va invece collocata a metà tra le due poiché il colpo di scena magistrale e il modo in cui è stato attuato lo rendono interessante e per nulla banale, ma il personaggio poteva essere approfondito di più, soprattutto per il potere che aveva e per la sempre alta recitazione di Jonathan Pryce.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episode 7 1×07 | 1.00 milioni – 0.4 rating |
Episode 8 1×08 |
1.21 milioni – 0.4 rating
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.