And if thou wilt, forget.
I shall not see the shadows,
I shall not feel the rain;
I shall not hear the nightingale
Sing on, as if in pain:
And dreaming through the twilight
That doth not rise nor set,
Haply I may remember
And haply I may forget.”
(Christina Rossetti – “When I’m Dead”)
Nel cold opening, una pausa di doveroso omaggio è dedicata al funerale di Mary. Con esso si conclude la parentesi “all’aria aperta” concessa ai personaggi, dopo la trasferta nel West dello scorso episodio. Il momento è molto utile anche per mostrare il dolore profondo di Laszlo e giustificare il suo disinteresse per la prosecuzione delle indagini, indagini che ormai rappresentano più una minaccia che la risoluzione di una.
L’azione torna dunque tra i palazzi di New York e sembra portata avanti principalmente da una serie di gran brutte persone. Primo fra tutti l’ex capitano di polizia Connor, colpevole dell’omicidio della povera cameriera, ma il suo scagnozzo ed il suo superiore non sono da meno. Si permettono persino di prendere in giro gli investigatori Lucius e Marcus, ebrei, durante l’interrogatorio ufficiale. Il personaggio di Connor risulta talmente odioso da far quasi rimpiangere il fallimento del tentativo di tagliargli la gola organizzato da Cyrus. Le speranze di vedergli fare la brutta fine che merita, magari in compagnia di qualcuno della sua gang, non sono perdute: se, nella realtà, raramente funziona il principio del “Dio chiude la porta per aprire un portone”, nel mondo fittizio di libri, cinema e serie tv le cose vanno molto meglio.
Sarah e John, comunque più forti di ogni avversità, riescono a chiudere il cerchio intorno al serial killer e, in assenza di Laszlo, rappresentano le colonne portanti della serie che, bisogna ammetterlo, si regge comunque molto bene sulle loro spalle. Quando la ricostruzione è completa e tutti i puntini vengono uniti, sembra quasi di vedere un parallelismo tra la violenza criminale e la diffusione di un virus. John Beecham, infatti, era stato seviziato in tenera età da un uomo che gli aveva sterminato la famiglia, a sua volta minato nella psiche dall’avere visto i rituali di mutilazione praticati dagli indiani sui nemici sconfitti. Nel suo delirio, ha preso il nome del suo torturatore per iniziare “rituali di purificazione” nel segno di san Giovanni Battista, scegliendo come vittime dei ragazzini, perché lui era ragazzino all’epoca del trauma (una mutazione quindi, rispetto al significato originale delle mutilazioni, come un virus può mutare).
Questa prospettiva non è né edificante né pacificante, ma giustifica in pieno il nuovo approccio “medico” di cui è fautore il dottor Kreizler.
Nella seconda parte dell’episodio, per preparare degnamente il finale di questa prima stagione, entra in scena l’assassino. Non lo si vede in faccia ma la sua presenza è ugualmente invasiva e devastante, anche per merito della scia di sangue che si lascia dietro. Nel frattempo, il team Kreizler è arrivato a casa del serial killer e, caso mai le scene del massacro ai bagni pubblici avessero concesso troppa pietà allo spettatore, ci mette il carico da undici con il ritrovamento di macabri trofei, a suggerire una gran quantità di vittime accumulatasi in lunghi anni di attività. Sequenze decisamente consigliate solo a stomaci forti, per quanto svolgano perfettamente la loro funzione, cioè alzare la tensione nelle battute conclusive, preparando lo scontro finale tra Bene e Male, o meglio in questo caso, tra malattia e medici che cercano di debellarla.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Psychopathia Sexualis 1×08 | ND milioni – ND rating |
Requiem 1×09 | ND milioni – ND rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).