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The Attaché 1×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 3 min

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Trasferirsi a Parigi è il coronamento romantico delle coppie innamorate. Tranne forse quel sogno inizia nello stesso giorno dei grandi attentati del 2015.

LASCIARE LA PROPRIA VITA…


La nuova serie di Elin Ben David, in parte autobiografica e con lui stesso protagonista, segue la vita di Avshalom, la cui vita sta per essere sconvolta da eventi più grandi di lui. Il sogno d’amore preparato insieme alla moglie Annabelle si sta trasformando in un incubo mettendo in risalto come le piccole decisioni della propria vita quotidiana siano completamente alla mercé dei grandi eventi della storia, relegando i protagonisti a semplici vittime di un qualcosa più grande di loro. Avshalom è un batterista di una band musicale che, dopo un tour massacrante, accetta di trasferirsi da Israele a Parigi per seguire la carriera in ascesa di sua moglie, promossa ad addetto presso l’ambasciata israeliana in Francia (“attaché” è un ruolo specifico nelle complesse gerarchie delle ambasciate).

…TENTARE DI RICOMINCIARE DA CAPO…


Dopo aver apparentemente sistemato la situazione con la sua band, Avshalom arriva a Parigi con suo figlio dove l’aspetta Annabelle, che ha già preso il nuovo incarico da qualche settimana. Già in aeroporto emergono quelle che saranno le difficoltà che il protagonista affronterà durante l’episodio. Inizialmente viene scambiato da un passante per un immigrato arabo col quale ha uno scambio proprio in quella lingua, suscitando anche lo stupore di suo figlio. Avshalom è ebreo ma di origine marocchina e questa sua natura “mista” comincia inaspettatamente ad essere un tratto importante e distinguente nella sua nuova vita. Non conoscendo praticamente per niente il francese e a malapena parlando qualche parola d’inglese, si trova in difficoltà in ogni interazione sociale fuori dalla sua stretta cerchia di connazionali.
Le cose non fanno che peggiorare durante la grande festa di accoglienza preparata la sera stessa in loro onore. Avshalom intavola un discorso di saluto e ringraziamento, pieno di gaffe linguistiche che lo portano nel giro di poco minuti a mettersi da parte mentre sua moglie risplende per le sue notevole capacità sociali. Distratto da un messaggio ricevuto dal leader della band, si allontana per telefonargli. Scopre così di essere stato estromesso dalla band. Disperato e raggiunto da Annabelle, non riesce a contenere la rabbia e scoppia un litigio. Allontanatosi, si trova nel mezzo del caos scoppiato a seguito degli attentati avvenuti lì vicino (quello del Bataclan e allo stadio di Francia). In fuga per raggiungere un posto sicuro, viene fermato dalla polizia e arrestato, scambiato per un terrorista, essendo incapace di spiegarsi nella loro lingua. Annabelle riesce a trovarlo dopo ore al commissariato poiché scagionato. Uscito da quest’incubo, sembra che tutto si sia sistemato. Peccato che la sua vita non lo è affatto e necessita di un nuovo inizio senza nessuna certezza. Praticamente straniero in terra straniera, all’ombra di una moglie invece lanciatissima nelle sue ambizioni.

…E SENTIRSI FUORI CONTESTO


Le premesse sembrano essere molto interessanti. La scelta di focalizzarsi sulla tematica dell’uomo solo, fuori contesto, che deve ricominciare da zero è di estrema attualità se si considera chi nella vita ha dovuto forzatamente emigrare dal proprio paese in cerca di nuove opportunità e rischiando di compromettere tutte le certezze della propria vita precedente. L’idea di incastonarla in una città e in momento storico così preciso permette di analizzare la cosa da un punto di vista sicuramente insolito. Certo, mezz’ora di episodio è insufficiente per dire se le intenzioni siano state mantenute. Sicuramente serpeggia una tensione e una precarietà che permettono di mantenere alta l’attenzione. La recitazione e la regia sono di buon livello e la produzione è di alto valore. Permane la sensazione (va detto, è solo una vaga impressione) che le cose che si vogliono raccontare siano tante e molto diverse da loro, a discapito di una narrazione coesa e avvincente.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Buona tensione narrativa
  • Tematica interessante  affrontata da un punto di vista potenzialmente insolito
  • È presto per dirlo ma sembra che si vogliano affrontare troppe tematiche con registri differenti

 

Da quel poco che si è potuto intuire in poco meno di 30 minuti, la serie ha buone premesse tematiche tali da dargli una possibilità (10 episodi in tutto).

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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