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Non è facile essere autori di serie tv di questi tempi. Negli ultimi 15/20 anni il mondo della serialità televisiva ha fatto dei passi in avanti mostruosi, passando dalle classiche serie anni ’80 a show come Twin Peaks o The Sopranos, prodotti che hanno dato il via alla cosiddetta “golden age”, che sta continuando ancora oggi, per la fortuna degli appassionati, inclusa la redazione di Recenserie. Con gli standard qualitativi in vigore oggi, è diventato difficilissimo proporre qualcosa di nuovo e stupire lo spettatore – perché alla fine, parafrasando il poeta barocco Giambattista Marino, “è dell’autore il fin la meraviglia, chi non sa far stupir vada alla striglia” – e questo “compito” viene reso ancora più arduo dalla poca pazienza in dote all’uomo medio del terzo millennio.
È infatti molto frequente leggere post al veleno contro una serie soltanto dopo il pilot, o recensioni cattivissime su Metacritic con tanto di 0 spaccato come voto in cui frasi come “It’s the worst show ever. I gave up after 10 minutes” sono all’ordine del giorno. Senza contare la gente che si prende gioco di uno show nei siti di rating a causa dei bassi ascolti. Se si riflette attentamente, è impossibile giudicare dopo dieci minuti un qualcosa che, nella mente di chi lo ha creato, dovrebbe durare minimo tre/quattro stagioni, così come è inconcepibile scrivere “ahahahaha, solo 1.2 di rating, lo sapevo che questo show avrebbe fatto schifo”. Se neanche lo si è guardato, come si fa a giudicare? Inoltre, come si può pensare di non guardare neanche il pilot pensando: “ah vabbè, ma tanto farà pochi ascolti”. Se tutti seguissero questo ragionamento ogni nuova serie farebbe 0.0 di rating.
Questa introduzione è servita a rafforzare il concetto iniziale. Non è facile scrivere/dirigere/girare un qualcosa sapendo che sarai subito attaccato dal pubblico e che il “Cancellation Bear” rappresenta uno spauracchio più grande di Gustavo Fring per la coppia White/Pinkman nella première della quarta stagione. Data questa situazione, gli sceneggiatori possono seguire due strade completamente diverse: andare sul sicuro o provare e osare. Kurt Sutter fa parte senza ombra di dubbio della seconda fazione, in quanto gli si può dire tutto tranne che sia un autore banale. “The Bastard Executioner”, in queste tre puntate, non ha certo fatto eccezione, anche se non sempre in maniera positiva: Sutter ha voluto mischiare un tipico racconto medievale – con il suo carico di sangue e violenza, mai fine a sé stessa grazie a Sutter – con una forte parte religiosa tendente al sovrannaturale, che si sta però configurando come enorme tallone d’Achille.
Il primo problema è una narrazione a due ritmi: mentre la vita nella corte e le “avventure” di Wilkin al servizio della Corona risultano ben realizzate e interessanti, le parti dei ribelli e della strega sono oltremodo noiose e prive di interesse. Il motivo principale è Annora che, invece di rappresentare il fulcro del filone mistico, sembra una parodia di ciò che dovrebbe essere, con frasi scontate e abiti e trucco di certo non impeccabili che la rendono molto simile a un personaggio della Melevisione. Molto più intrigante risulta il marito della strega, interpretato dallo stesso Sutter (sposato con Katey Sagal anche nella realtà) in quanto bisognerà scoprire il reale motivo dietro l’uccisione della moglie di Wilkin. Il resto dei ribelli non è di certo più intrigante, tanto che la comparsa per dieci secondi di Ash (lo zoofilo) è stato di certo uno dei momenti più interessanti.
Parlando di ciò che accade nelle file inglesi, Wilkin e Toran (o Gawain e Marshal, come preferite) si stanno adattando alla nuova vita, cercando di individuare i responsabili materiali della strage del loro villaggio. A seguito della morte del barone, c’è un “conflitto” per il potere tra il ciambellano e la baronessa, con il primo fermamente convinto nel voler prendere il totale controllo, e la seconda intenzionata invece a governare in maniera autonoma. Nel corso della puntata si scopre come Lady Love sia di origini gallesi e, per questa ragione, viene odiata dal popolo ancora più degli inglesi, in quanto considerata una traditrice. La regnante è inoltre uno dei personaggi caratterialmente più sfaccettati. Emblematico è il suo rapporto con la ragazza ribelle arrestata (a proposito, forse si prospetta l’idea di un caso settimanale combinato con la storia principale): inizialmente protettiva e disposta al perdono, usa questa tattica per estorcerle informazioni su dove si trovi il suo villaggio. Una volta arrivata lì, rimane sconvolta dalla freddezza della madre di Nia (la ribelle) nei confronti della figlia e, dopo aver subìto un’imboscata, decide di non far eseguire al boia una pena di morte, bensì una, se possibile, ancora più crudele: tagliarle il naso di netto, un gesto di sfregio che nessuno si aspettava e che rappresenta il punto più riuscito dell’episodio.
Si prospettano invece più telefonati altri due sviluppi della trama: il conflitto interiore della baronessa, che la porta a mangiare di meno, e lo “scontro” tra Wilkin e il ciambellano riguardo alle preferenze della regnante. Il personaggio interpretato da Stephen Moyer – che alla vigilia era pronosticato come uno dei potenziali punti deboli, e che invece si sta rendendo protagonista di un’interpretazione più che buona – è uno dei più accattivanti, insieme al sacerdote, di cui si parlerà dopo: nonostante sia pieno di cliché sul consigliere con brama di potere che cerca di avere il controllo assoluto, il character di Moyer ha una personalità forte e di certo ha molti assi nella propria manica che piano piano userà per prendere in mano le redini del destino dei regnanti del Ventrishire. Il fatto che conosca la vera identità del boia getta numerosi punti interrogativi sul passato comune di entrambi i character, quasi sicuramente di stampo militare. A sfondo militaresco dovrebbe essere anche il background del sacerdote, che ha abilità di combattimento che di certo non ha acquisito in seminario.
Come si evince da quanto scritto fino ad ora, questa puntata ha luci ed ombre, ma sarebbe più che di buona fattura se non fosse per una sequenza di dieci secondi che ha raggelato il sangue a chiunque. Ovviamente, si sta parlando del momento in cui, nella chiesa, un foglio di carta si trasforma in un serpente, realizzato con una tecnologia di certo non avanzata (si nota purtroppo il budget limitato di FX) che si avvinghia sul braccio del nostro “boia bastardo”, contemporaneamente allo sconcerto che si stava avvinghiando nella mente degli spettatori. Dopo il drago nel pilot, il serpente in questo episodio: Sutter ha voluto aggiungere elementi mistici al suo racconto, ma in realtà se ne sarebbe fatto volentieri a meno. Naturalmente questo giudizio potrà cambiare nel momento in cui queste componenti diverranno importanti e significative all’interno della narrazione. Magari anche riprodotte con una CGI quanto meno decente.
Nonostante questo momento degno della peggiore serie pomeridiana di Italia 1, l’episodio rimane comunque sufficiente, grazie a un paio di guizzi riguardanti la “moglie” di Wilkin, che non si capisce se sia realmente consapevole del fatto che l’uomo nel suo letto non sia suo marito. Nella scena del pilot in cui abbraccia il marito, sancendo la condanna a morte del fratello di Milus, molti avevano ipotizzato che lei avesse scelto di mentire per dare al figlio un genitore meno violento e brutale, idea che sembra forse tramontata con un piccolo plot twist che avrà la sua importanza più avanti.
Per quanto riguarda il tanto vituperato uso del bianco e nero (con il solo sangue ad emergere nel suo rosso vivo), l’effetto ottenuto durante la sigla è molto azzeccato e suggestivo, mentre usarlo ad ogni stacco è fastidioso, inutile, e fa molto NCIS. Sarebbe meglio toglierlo.
È infatti molto frequente leggere post al veleno contro una serie soltanto dopo il pilot, o recensioni cattivissime su Metacritic con tanto di 0 spaccato come voto in cui frasi come “It’s the worst show ever. I gave up after 10 minutes” sono all’ordine del giorno. Senza contare la gente che si prende gioco di uno show nei siti di rating a causa dei bassi ascolti. Se si riflette attentamente, è impossibile giudicare dopo dieci minuti un qualcosa che, nella mente di chi lo ha creato, dovrebbe durare minimo tre/quattro stagioni, così come è inconcepibile scrivere “ahahahaha, solo 1.2 di rating, lo sapevo che questo show avrebbe fatto schifo”. Se neanche lo si è guardato, come si fa a giudicare? Inoltre, come si può pensare di non guardare neanche il pilot pensando: “ah vabbè, ma tanto farà pochi ascolti”. Se tutti seguissero questo ragionamento ogni nuova serie farebbe 0.0 di rating.
Questa introduzione è servita a rafforzare il concetto iniziale. Non è facile scrivere/dirigere/girare un qualcosa sapendo che sarai subito attaccato dal pubblico e che il “Cancellation Bear” rappresenta uno spauracchio più grande di Gustavo Fring per la coppia White/Pinkman nella première della quarta stagione. Data questa situazione, gli sceneggiatori possono seguire due strade completamente diverse: andare sul sicuro o provare e osare. Kurt Sutter fa parte senza ombra di dubbio della seconda fazione, in quanto gli si può dire tutto tranne che sia un autore banale. “The Bastard Executioner”, in queste tre puntate, non ha certo fatto eccezione, anche se non sempre in maniera positiva: Sutter ha voluto mischiare un tipico racconto medievale – con il suo carico di sangue e violenza, mai fine a sé stessa grazie a Sutter – con una forte parte religiosa tendente al sovrannaturale, che si sta però configurando come enorme tallone d’Achille.
Il primo problema è una narrazione a due ritmi: mentre la vita nella corte e le “avventure” di Wilkin al servizio della Corona risultano ben realizzate e interessanti, le parti dei ribelli e della strega sono oltremodo noiose e prive di interesse. Il motivo principale è Annora che, invece di rappresentare il fulcro del filone mistico, sembra una parodia di ciò che dovrebbe essere, con frasi scontate e abiti e trucco di certo non impeccabili che la rendono molto simile a un personaggio della Melevisione. Molto più intrigante risulta il marito della strega, interpretato dallo stesso Sutter (sposato con Katey Sagal anche nella realtà) in quanto bisognerà scoprire il reale motivo dietro l’uccisione della moglie di Wilkin. Il resto dei ribelli non è di certo più intrigante, tanto che la comparsa per dieci secondi di Ash (lo zoofilo) è stato di certo uno dei momenti più interessanti.
Parlando di ciò che accade nelle file inglesi, Wilkin e Toran (o Gawain e Marshal, come preferite) si stanno adattando alla nuova vita, cercando di individuare i responsabili materiali della strage del loro villaggio. A seguito della morte del barone, c’è un “conflitto” per il potere tra il ciambellano e la baronessa, con il primo fermamente convinto nel voler prendere il totale controllo, e la seconda intenzionata invece a governare in maniera autonoma. Nel corso della puntata si scopre come Lady Love sia di origini gallesi e, per questa ragione, viene odiata dal popolo ancora più degli inglesi, in quanto considerata una traditrice. La regnante è inoltre uno dei personaggi caratterialmente più sfaccettati. Emblematico è il suo rapporto con la ragazza ribelle arrestata (a proposito, forse si prospetta l’idea di un caso settimanale combinato con la storia principale): inizialmente protettiva e disposta al perdono, usa questa tattica per estorcerle informazioni su dove si trovi il suo villaggio. Una volta arrivata lì, rimane sconvolta dalla freddezza della madre di Nia (la ribelle) nei confronti della figlia e, dopo aver subìto un’imboscata, decide di non far eseguire al boia una pena di morte, bensì una, se possibile, ancora più crudele: tagliarle il naso di netto, un gesto di sfregio che nessuno si aspettava e che rappresenta il punto più riuscito dell’episodio.
Si prospettano invece più telefonati altri due sviluppi della trama: il conflitto interiore della baronessa, che la porta a mangiare di meno, e lo “scontro” tra Wilkin e il ciambellano riguardo alle preferenze della regnante. Il personaggio interpretato da Stephen Moyer – che alla vigilia era pronosticato come uno dei potenziali punti deboli, e che invece si sta rendendo protagonista di un’interpretazione più che buona – è uno dei più accattivanti, insieme al sacerdote, di cui si parlerà dopo: nonostante sia pieno di cliché sul consigliere con brama di potere che cerca di avere il controllo assoluto, il character di Moyer ha una personalità forte e di certo ha molti assi nella propria manica che piano piano userà per prendere in mano le redini del destino dei regnanti del Ventrishire. Il fatto che conosca la vera identità del boia getta numerosi punti interrogativi sul passato comune di entrambi i character, quasi sicuramente di stampo militare. A sfondo militaresco dovrebbe essere anche il background del sacerdote, che ha abilità di combattimento che di certo non ha acquisito in seminario.
Come si evince da quanto scritto fino ad ora, questa puntata ha luci ed ombre, ma sarebbe più che di buona fattura se non fosse per una sequenza di dieci secondi che ha raggelato il sangue a chiunque. Ovviamente, si sta parlando del momento in cui, nella chiesa, un foglio di carta si trasforma in un serpente, realizzato con una tecnologia di certo non avanzata (si nota purtroppo il budget limitato di FX) che si avvinghia sul braccio del nostro “boia bastardo”, contemporaneamente allo sconcerto che si stava avvinghiando nella mente degli spettatori. Dopo il drago nel pilot, il serpente in questo episodio: Sutter ha voluto aggiungere elementi mistici al suo racconto, ma in realtà se ne sarebbe fatto volentieri a meno. Naturalmente questo giudizio potrà cambiare nel momento in cui queste componenti diverranno importanti e significative all’interno della narrazione. Magari anche riprodotte con una CGI quanto meno decente.
Nonostante questo momento degno della peggiore serie pomeridiana di Italia 1, l’episodio rimane comunque sufficiente, grazie a un paio di guizzi riguardanti la “moglie” di Wilkin, che non si capisce se sia realmente consapevole del fatto che l’uomo nel suo letto non sia suo marito. Nella scena del pilot in cui abbraccia il marito, sancendo la condanna a morte del fratello di Milus, molti avevano ipotizzato che lei avesse scelto di mentire per dare al figlio un genitore meno violento e brutale, idea che sembra forse tramontata con un piccolo plot twist che avrà la sua importanza più avanti.
Per quanto riguarda il tanto vituperato uso del bianco e nero (con il solo sangue ad emergere nel suo rosso vivo), l’effetto ottenuto durante la sigla è molto azzeccato e suggestivo, mentre usarlo ad ogni stacco è fastidioso, inutile, e fa molto NCIS. Sarebbe meglio toglierlo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Bastard Executioner confeziona un terzo episodio che mostra spunti piuttosto interessanti, ma anche alcune lacune enormi. Nonostante i difetti, la puntata ha però il pregio di mostrare con efficacia la nuova vita a corte dei ribelli infiltrati e la differenza tra nobiltà e popolo. Per questi motivi, Recenserie decide di salvare questa “Effigy/Delw”. Non è dello stesso parere il pubblico però, visto il nettissimo calo negli ascolti registrato questa settimana.
Pilot: Part 2 1×02 | 2.11 milioni – 0.8 rating |
Effigy/Delw 1×03 | 1.09 milioni – 0.4 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.