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The Blacklist 2×16 – 2×17 – 2×18 – Tom Keen (No. 7) – The Longevity Initiative (No. 97) – Vanessa Cruz (No. 117)TEMPO DI LETTURA 5 min

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I’m the one who hired Tom Keen to enter your life. Can I explain?

Arrivati alla situazione lesionista di “The Major (No. 75)” c’erano solo due possibili strade da intraprendere: continuare sul filone di basso rango che ha imperversato in tutta questa stagione oppure cambiare completamente le carte in tavola. Di sviste in questa stagione ce ne sono state tante, cambi di programma, mai un vero nemico fisico da cui stare attenti per più di un paio di episodi, tante mezze parole ma mai nessuna verità scottante, insomma è venuto meno tutta una serie di elementi che nella prima stagione aveva dato mordente alla serie stessa.
Bokenkamp, forse resosi finalmente conto della difficoltà nel replicare le medesime dinamiche della prima annata, ha diluito quel poco di trama orizzontale che era rimasta celata e nel farlo ha effettuato una sorta di gioco delle tre carte, un gioco estenuante e al contempo svilente sia per la serie stessa sia per il pubblico, letteralmente preso in giro svariate volte. Continuare su questa strada sarebbe stato un suicidio annunciato, era ovvio e necessario cambiare tutte le carte in tavola. In soli tre episodi The Blacklist cambia faccia, rimette su la vecchia maschera riportando in gioco uno dei suoi personaggi chiave e, al contempo, elimina il superfluo per concentrarsi su quanto di buono la serie possa ancora offrire. Insomma fa tutto ciò che doveva fare sin dall’inizio, tuttavia il what the fuck è sempre pronto a riemergere in ogni momento.

Bisogna partire da una riflessione spontanea e necessaria riguardante il personaggio interpretato da Megan Boone: Elizabeth Keen ha ben più che un problema a livello psicologico/psichiatrico. È più che normale che una persona che abbia subito e vissuto una serie enorme di traumi non sia più molto “normale”, l’assorbimento del trauma e l’elaborazione dello stesso sono processi individuali ed ognuno reagisce in maniera diversa rispetto ad un altro individuo, l’unica costante è che chiunque subisce delle conseguenze. Liz è quindi giustificata, almeno in parte e a prescindere, per la gran parte delle azioni e delle parole che compie e dice in ogni puntata.
Razionalmente parlando bisognerebbe sempre tenerne conto, d’altro canto però bisogna anche prendere atto che gli sceneggiatori per primi sfruttano e abusano di questa serie di traumi per farla diventare uno burattino schizofrenico utile a fare cose a caso per il mero gusto di stravolgere le aspettative degli spettatori, e questo è il rischio maggiore che si sta concretizzando. Il ritorno di fiamma con Tom Keen è un esempio lampante di quanto sia ampio il parco di scelte incoerenti che gli autori possano far compiere al suo personaggio, la minestra riscaldata con l’ex finto marito è però uno dei punti più bassi che le si potesse far toccare. La deriva del character della Boone verso il lato oscuro è sicuramente influenzata dalle innumerevoli mezze vittorie avute sin qui, ma è una deriva che non si addice al personaggio che, per necessità di trama e per sua stessa natura, deve rivestire i panni dell’eroina.
Qualche riga più sopra si parlava del cambio di rotta obbligatorio che la serie ha intrapreso in queste puntate, ebbene per ottenerlo si è dovuto richiamare sul set Ryan Eggold per riprendere il ruolo di Thomas Vincent Keen, al secolo Jacob Phepls, e abbandonare la mal gestita trama del processo a Liz per puntare su qualcosa di più classico per la serie, dove per più classico si intende Reddington. Si perchè alla fine tutto è nato da lui ed è su di lui che è corretto esercitare il massimo sforzo narrativo. Un uomo dalle mille risorse ma anche dai mille nemici che, Fulcrum o non Fulcrum, rimane in cima alla catena alimentare dei predatori.
Se con “Tom Keen (No. 7)” Red dimostra per l’ennesima volta la potenza della sua persuasione sulle persone, è su “The Longevity Initiative (No. 97)” prima e “Vanessa Cruz (No. 117)” poi che Red da massimo sfoggio di sè stesso. La personalità ambivalente che l’ha da sempre contraddistinto emerge sempre nei momenti più difficili, quasi come a voler ridare ossigeno all’intera serie nel momento del bisogno, il tutto tramite performance recitative sempre di un più che discreto livello che risaltano se affiancate agli altri comprimari. La sensazione è quella di uno show che prova a ricalcare le orme del suo successo iniziale, quello che funzionava e che non giocava con le bambole matrioska quando si trattava di big bad. Per l’occasione infatti tutto sembra avvenire alla luce del sole, conosciamo il gruppo che vuole la morte di Red, conosciamo anche chi ha votato in maniera che ciò non avvenisse, quello che più interessa è di nuovo il rapporto fatto di alti e bassi tra Red e Liz, quello stesso rapporto dove un attimo prima si proferisce un “I want it all to stop, right now” e un attimo dopo Red giace morente sull’asfalto.
Anche questo è The Blacklist, il vecchio The Blacklist.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Red ha finalmente il Fulcrum
  • Fine del segreto non segreto riguardo Tom e Red
  • Ritorno al vecchio stile della serie
  • Colpo di scena finale
  • Utilizzo intelligente di Tom Keen
  • Liz come un burattino in mano ad uno schizofrenico team di autori
  • Finalmente di dominio pubblico l’assunzione di Tom da parte di Red, peccato che farlo passare come colpo di scena sia esagerato
  • Comprimari al solito non pervenuti

 

The Blacklist per riemergere dallo strato di fango in cui era finito ritorna al passato in maniera dignitosa, senza molti fronzoli, senza molti cambiamenti. Potrebbe essere la mossa giusta per lo show che proprio con “Vanessa Cruz (No. 117)” tocca il suo series low, segno che un po’ tutti si sono stancati di questo andazzo. Ancora quattro puntate per capire se Bokenkamp sa quello che sta facendo o guida ancora la sua barca a vista.

 

The Major (No. 75) 2×15 7.49 milioni – 1.7 rating
Tom Keen (No. 7) 2×16 8.64 milioni – 1.8 rating
The Longevity Initiative (No. 97) 2×17 8.12 milioni – 1.6 rating
Vanessa Cruz (No. 117) 2×18 7.70 milioni – 1.6 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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