Chi scrive non ha mai capito perché il fandom di Star Wars adori tanto Boba Fett fin dalla vecchia trilogia, nella quale il cacciatore di taglie mascherato ha sì e no tre scene in croce, non spiccica una parola, sta dalla parte dei cattivi e fa una delle “morti” più ridicole della saga. E dopo un mese di messa in onda (anzi, in streaming) continua a non capire perché dedicargli un’intera serie televisiva.
Sia chiaro: The Book Of Boba Fett non è una schifezza. Ma non è neanche quell’imperdibile e fondamentale tassello della galassia lontana lontana di cui si sentiva il bisogno. E “The Gathering Storm”, che della tempesta ha solo il titolo ma non la sostanza, lo conferma.
NEL PASSATO
L’episodio si divide quasi perfettamente in due parti: la prima dedicata al passato, la seconda al presente. E per una volta la divisione funziona, dando più ordine e chiarezza alla narrazione, anche se l’unica sezione realmente interessante è il flashback.
Innanzitutto, si scopre finalmente come Boba e Fennec siano diventati compagni. Nulla di trascendentale o di particolarmente complicato, è la solita storia di lui che salva lei in pericolo di vita e la convince a collaborare, ma offre allo spettatore un minimo di background dietro un sodalizio che era stato sempre mostrato molto solido, senza però chiarirne le origini.
In queste scene ambientate nel passato si può apprezzare il cambiamento che Boba sta vivendo e che tuttavia non è radicale. Da un lato vuole cambiare lo stato delle cose e dare l’opportunità a quelli come lui e Fennec, gli sfruttati dai potenti, di costruirsi il proprio destino: prospettiva intrigante, per quanto Star Wars sia stata da sempre piena di tizi animati da questa voglia di riscatto. Dall’altro, resta pur sempre il cacciatore di taglie spietato e dal grilletto facile e appena torna in possesso del mitico vascello Slave I non trova niente di meglio da fare che inseguire i Kintan Striders e farli allegramente saltare in aria a suon di laser e missili.
Interessante anche l’incontro con il Sarlacc che ha il sapore di una vera e propria resa dei conti, trattandosi della bestia che ha quasi ucciso Boba. Anche se alla fine non serve a nulla, perché l’armatura del mandaloriano non è lì (e questo significa che ci attendono altri lunghi flashback che racconteranno come l’abbia ritrovata).
NEL PRESENTE
Il segmento narrativo ambientato nel presente è invece tremendamente lento e moscio. La tempesta del titolo è davvero in arrivo, ma se la sta prendendo troppo comoda: quando partono i titoli di coda, si ha l’impressione di aver visto solo un discreto antipasto alla vera guerra. Anzi, si ha la sensazione che certe scene siano state piazzate solo per occupare minutaggio e rimandare a data da destinarsi il vivo dell’azione.
Certo, ci sono scene che servono per mostrare la nascita del sodalizio lavorativo tra Boba e il sosia cazzuto di Chewbacca, ma a che pro sprecare interi minuti con una stupida rissa tra il Wookie e i Trandoshani? Certo, serve mostrare che Boba conquista il rispetto e l’appoggio dei capi criminali locali in vista dello scontro con il sindacato Pyke, ma perché doversi sorbire l’ennesimo discorso di Fennec su “Jabba era così bla bla bla” e poi “Bib Fortuna vi ha trattato male bla bla bla” e invece adesso “Boba Fett vi darà quello che meritate bla bla bla”. Ridondante, inutilmente ridondante.
The Book Of Boba Fett, per quanto visto finora, è una serie che non ha quasi nulla da dire, e quel poco che poteva dire si poteva condensare in un film, con meno tempi morti e meno lungaggini. Beninteso, resta un prodotto più che sufficiente per il fan di Star Wars, ma se non ci sarà un cambio di rotta deciso non andrà lontano.
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Se The Mandalorian aveva più di qualcosa da dire (chissà se ce l’avrà anche per la terza stagione), The Book Of Boba Fett è molto carente da questo punto di vista. Buona la parte riguardante i flashback di Boba e la nascita del legame con Fennec, molto meno le scene nel presente che continuano a rimandare una guerra che avremmo voluto vedere fin dal pilot.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.