Nel 2014, quando How I Met Your Mother volgeva al termine con la sua 9° stagione, CBS si poneva qualche domanda circa il futuro di quell’universo narrativo che è diventato “legen.. wait for it… dary“. Domande tra cui ne spiccava: fare o non fare uno spin-off intitolato How I Met Your Dad? Tendenzialmente la risposta era affermativa ma qualcosa tantissime cose non hanno funzionato. Per ben tre volte.
Quando si parla di creare uno spin-off di una serie così rinomata e dalla mitologia e fan-dom enorme, tutto è molto pericolodo. Pericoloso per chi lo guarda ma soprattutto per chi lo scrive e lo produce perchè il pubblico è molto devoto e, tendenzialmente, niente potrà mai essere degno di essere paragonato all’orginale. Basta vedere l’ultima trilogia di Star Wars.
UN PARTO DURATO 8 ANNI
Per questo motivo CBS, pur avendo prodotto il pilot con protagoniste Greta Gerwig e Meg Ryan, alla fine non ha deciso di produrre la serie con somma offesa di Carter Bays e Craig Thomas che si rifiutarono di rigirare il pilot dopo la richiesta di CBS di cambiare alcune cose che non funzionavano.
E così dal 2014 si passa al 2016 con How I Met Your Dad che si trasforma in How I Met Your Father per la FOX con Bays e Thomas come produttori esecutivi, ma con showrunner Isaac Aptaker & Elizabeth Berger, entrambi produttori esecutivi e sceneggiatori di This Is Us. Sembrava tutto fatto ancora una volta ma poi il successo di This Is Us ha preso il sopravvento ed il progetto è stato nuovamente accantonato.
Un anno dopo, nel 2017, FOX ci riprova con Alison Bennett (Single Parents) come showrunner ma tutto si interrompe nuovamente fino a quando nel 2020 Hulu entra a gamba tesa nel mercato, riporta in scena il duo di This Is Us Aptaker & Berger e i padri fondatori Bays & Thomas, dà un ordine diretto per 10 episodi della serie e Hilary Duff riecheggia di prepotenza su tutte le testate giornalistiche nel ruolo della protagonista Sophie. Il quarto tentativo è quello buono.
Mamma: “Are you busy?”
Figlio: “Not really. Just finished studying.”
Mamma: “Good ‘cause I wanna tell you the story of how I met your father.“
TANTA NOSTALGIA DEGLI ANNI ’00
Il concept della serie rimane esattamente quello originale ma semplicemente traslato da padre a madre: “Pilot” apre le danze nel 2050 dove una certa Kim Cattrall, la Hilary Duff del 2050, telefona al figlio per raccontargli la storia di come ha incontrato suo padre. C’è molto poco di innovativo in tutto ciò ma è anche il problema minore perchè l’incipit futuristico è sempre piuttosto affascinante e dà modo di creare fin da subito alcune teorie visto che, questa volta, il figlio non viene mostrato, lasciando ovviamente aperta la porta a potenziali sorprese.
Lo script, firmato a dieci mani da Isaac Aptaker, Elizabeth Berger, Carter Bays, Craig Thomas e Emily Spivey, non è niente di eccezionale anche se fa la sua buona impressione. C’è sicuramente l’intenzione di ricreare un certo effetto nostalgico nel pubblico, un’operazione che riesce con discreto successo e che però, va ammesso, è anche un’arma a doppio taglio, specialmente se si vuole catturare un pubblico più giovane che, magari, non ha visto quel capolavoro di HIMYM.
Per l’occasione, è ritornata anche dietro la macchina da presa Pamela Fryman, un membro stoico e storico della troupe visto che ha firmato la regia di 193 dei 208 episodi totali di HMYM.
Mamma: “So, that’s it. That’s the night I met your father.”
C’È BISOGNO DI TEMPO
HIMYF ha dalla sua molta esperienza che proviene da Bays & Thomas e che si denota fin da subito grazie ad una buona introduzione di tutti i personaggi principali che in 20 minuti ricevono una tridimensionalizzazione piuttosto consistente e alcuni fanno già breccia nel cuore del pubblico (Sophie, Valentina e Jesse). Altri (Charlie, il fidanzato britannico) avranno bisogno di più tempo per emergere.
In tal senso il cast è piuttosto coeso e funziona nel suo insieme dove, comunque, primeggiano gli attori che hanno i character più interessanti: Hilary Duff come Sophie ricorda l’indimenticabile romantico di Ted; Francia Raisa come Valentina, migliore amica e coinquilina di Sophie, sembra più una Lily che un Marshall; mentre Christopher Lowell nei panni di Jesse è ovviamente Ted. C’è quindi una sorta di miscuglio nei ruoli che funziona pur non alterando tantissimo quanto già visto nei nove anni della serie principale. E la cosa più importante da sottolineare è che, fortunatamente, gli showrunner non hanno optato per ricreare un personaggio iconico come Barney Stinson che sarebbe stato, oggettivamente, un grosso errore.
Ed è proprio questo il punto: HIMYF nasce con un carico di aspettative sulle spalle che è praticamente impossibile da pareggiare ma, pur non eccellendo, riesce a dare una buona impressione con la sua series premiere. Ci vuole ovviamente più tempo per lavorare con i personaggi, trovare nuove dinamiche e, soprattutto, provare a non ripetere quanto di già visto. La chiave per il successo della serie è tutto nel trovare un suo equilibrio senza cercare troppa ispirazione dal passato, sapendo che comunque sarà quasi impossibile replicare il successo di HMYM.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Questa series premiere strizza ovviamente l’occhio a tutti gli orfani della serie madre, sia attraverso la connessione geografica finale (che non verrà spoilerata), sia per per la struttura narrativa e per certe dinamiche. Pur presentandosi come una buona sit-com, How I Met Your Father vive con delle altissime aspettative e fa del suo meglio per batterle, a volte riuscendoci e altre volte meno. Nel complesso era difficile fare meglio, quindi si premia lo sforzo anche se c’è ancora un po’ da lavorare.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.