All’interno del mondo delle piattaforme streaming statunitensi, Hulu è generalmente considerata come la numero 3, alle spalle di Netflix (che viene ritenuta la regina del settore) e Prime Video. Questa classificazione può essere vera in quanto a popolarità ed iscritti, ma ciò non vuol dire che Hulu non riesca a stare al passo delle sue concorrenti più agguerrite. Va sottolineato, infatti, come questa piattaforma abbia già vinto un Emmy Award per la miglior serie drama (uno dei riconoscimenti più prestigiosi di tutto il circuito degli award) con The Handmaid’s Tale, mentre Netflix e Amazon non sono ancora riuscite in questo intento (anche se la prima, così come Hulu, ha vinto un Golden Globe nella categoria equivalente).
La grande differenza tra i tre servizi, quindi, può essere ricondotta alla vastità dell’offerta proposta, e alla sua qualità complessiva. Conscia di questo suo limite, Hulu sta cercando di affiancare a THT delle produzioni di grande spessore, in modo da non far sembrare il successo del prodotto di Bruce Miller un caso isolato e The First è sicuramente uno degli esempi più lampanti di questa strategia. 55 milioni di dollari sono una cifra veramente alta e i nomi coinvolti sono di primissimo livello (Beau Willimon e Sean Penn su tutti). Eppure, nonostante tutto questo, l’accoglienza riservata allo show non è stata certo delle migliori.
This is a fragment from the upper level of the first stage. This portion here did not match any of the alloys we used in the build. The composition was a mixture of copper and nickel. It’s a tradition for the Providence crew to bring a quarter into the White Room as a good luck ritual. The quarter was given to a technician before they entered the capsule. We believe he must have dropped it onto the transom, or it fell out of his pocket.
Inutile girarci attorno: leggendo la sinossi dello show, un po’ tutti abbiamo pensato ad un prodotto di fantascienza tutto concentrato nel descrivere le avventure dei primi esseri umani su Marte (con una componente sci-fi molto importante), ed è indubbio che queste aspettative siano state disattese, almeno per il momento. Ciò, però, non deve essere necessariamente inteso come un fatto negativo: Beau Willimon, infatti, ha dimostrato di saper dare il meglio di sé, quando si tratta di narrare vicende a sfondo politico, soprattutto se collegate a Washington e al Congresso. Anche senza aspettarsi i fasti di House of Cards, era dunque legittimo attendersi un’ottima messa in scena dell’audizione congressuale per le vicende del pilot. Da questo punto di vista, il giudizio è sospeso a metà.
Tenendo fede alla sua fama, Willimon è stato molto bravo nel caratterizzare subito i principi politici ed ideologici determinanti per il prosieguo dell’udienza: in pochi minuti sono stati trattati molti temi importanti e significativi, quali i migranti climatici, l’innalzamento del livello dei mari, la discutibilità morale dello spendere miliardi di dollari per andare su Marte quando c’è gente disoccupata e che rischia di morire di fame. In tutto ciò, mattatrice assoluta è sicuramente la senatrice Mills che, assolutamente avversa alle missioni spaziali, incalza con fermezza Laz Ingram. Ovviamente il discorso della senatrice è opinabile in diversi punti (soprattutto quando mette in competizione l’aiutare gli indigenti e finanziare la ricerca su Marte), ma questo non è affatto un problema, visto che dal punto di vista politico il suo intervento è molto ben calibrato.
Altrettanto ben realizzate sono state le dinamiche politiche dietro le quinte, con l’arrivo dell’eroe (ossia Sean Penn) per rabbonire la commissione, le strategie per influenzare i Castillo puntando sui sentimenti e l’abilità politica della Mills che, di fronte alla sconfitta, decide di rinunciare alle sue posizioni intransigenti per ottenere almeno dei lavori nel suo Stato.
Come detto, tutto ciò è stato ben realizzato: quello che non convince, però, è la facilità con la quale le varie cose sono accadute (per non parlare del ritorno a bordo di Thomas). Questa rapidità stona non solo con il ritmo dello show (molto lento), ma anche con gli altri lavori di Willimon, maestro nel tessere complesse trame politiche. Avendo scelto di raccontare un lato più umano o personale della vicenda, si sarebbe potuto agire con più cautela.
You’re the most important thing, and tell me to say no, I’m gonna say no. But if I did do it do you think we could make that work? I mean, you’re so much better than I’ve seen you in so long. I think we can make it work. I think we could.
Allo stesso modo, a non convincere sono le storyline secondarie (essenzialmente una, ossia il difficile rapporto di Thomas con la figlia). Sebbene ciò conferisca tridimensionalità al personaggio, la sensazione è quella di avere dei frammenti di puntata totalmente scollegati dal resto. Naturalmente, non conosciamo le intenzioni di Willimon, quindi è possibile che, ad un certo punto della storia, anche le vicende di Denise inizino ad avere una rilevanza fattuale nella narrazione.
Non si può non sottolineare, infine, l’evidente differenza, in termini di capacità recitativa, tra i membri del cast. Eccezion fatta per Sean Penn (che si sa essere attore di caratura superiore), l’unica buona performance è quella di Natascha McElhone. Per il resto, tutti i vari comprimari si sono segnalati per una mediocrità diffusa. Questo elemento non condiziona più di tanto l’andamento dello show, ma è chiaro che da un prodotto ambizioso come The First ci si aspetti il massimo in ogni dettaglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Separation 1×01 | ND milioni – ND rating |
What’s Needed 1×02 | ND milioni – ND rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.