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Al giorno d’oggi è facile utilizzare la parola stalker in discussioni tra amici in maniera molto superflua e leggera: l’abilità di ritrovare qualcuno o qualcosa viene ingigantita e quindi una parola altresì carica di differenti giudizi si tinge di simpatia. Tuttavia c’è ben poco di cui esaltarsi: reperire informazioni su una determinata persona nel periodo storico nel quale viviamo è pressoché la cosa più semplice del mondo. Esulando dalle banali ricerche sui social, anche un semplicissimo motore di ricerca come Google che indicizza qualsiasi tipo di elemento al suo interno risulta essere un’enorme fonte di informazione. Risulta quindi abbastanza banale voler esaltare una persona per queste determinate doti, specialmente se le stesse vengono poi utilizzate alla stessa maniera di Joe in You, la nuova serie tv di Lifetime che ha già ottenuto il rinnovo per una seconda stagione.
La trama risulta essere forse più semplice di quello che in realtà appare: Joe, bibliotecario, si invaghisce della giovane Beck nel momento in cui, per puro caso, i due si rivolgono la parola nel negozio di lui. Da quel breve ma intenso contatto Joe inizia a pedinarla giorno e notte, spiarla per poi finire con il sabotarle (o salvarle?) la vita. Tutto ciò con la motivazione di essersi innamorato e di dar per scontato di essere molto meglio lui rispetto all’attuale fidanzato di Beck.
Una teoria interessante che porta delle valide argomentazioni, ovviamente, ma il personaggio di Joe viene talmente dipinto come se fosse l’ultimo dei romantici (come lui stesso si definisce all’interno della puntata) che determinate scene all’interno dell’episodio vanno a perdersi nel vuoto. Eppure andrebbero tenute ben presente.
Su tutte la scena crossover con la peggiore delle commedie all’italiana in cui Joe si ritrova a masturbarsi tranquillamente per strada mentre spia dalla finestra la giovane Beck indaffarata a crearsi quel piacere che Benji (il fidanzato) sembrava non averle provocato. Una scena che forse potrebbe risultare simpatica per i suoi successivi sviluppi inaspettati, ma che rimane indelicata in ogni suo singolo aspetto.
Joe non è l’ultimo dei romantici, non è per nulla un romantico e non è nemmeno un ragazzo affidabile: Joe è uno psicopatico patentato, con un gigantesco problema a relazionarsi con il sesso opposto. Sotto questo determinato aspetto sarà curioso approfondire il precedente legame sentimentale di Joe per capire cosa esattamente sia andato storto e come si sia a tutti gli effetti concluso.
Nonostante sia evidente la bocciatura, considerati i commenti di cui sopra, You si lascia guardare e riesce anche a catturare l’attenzione del proprio pubblico: il ritmo è incalzante, non ci sono effettivi tempi morti e la storia si conclude con un prevedibilissimo plot twist utile a rendere la storia un po’ più accesa rispetto a quanto fosse in precedenza. Il vero punto debole, quindi, è rappresentato dall’impegno della serie nel voler dipingere a tutti i costi in un determinato modo Joe, tanto da volerlo far passare come il solito bravo ragazzo sfortunato in amore. Peccato che dietro il gelido sorriso si nasconda una mente profondamente disturbata. Ed è un punto debole sul quale si può tranquillamente discutere: il fatto che ci sia talmente tanto impegno in questa caratterizzazione potrebbe lasciar pensare che ci sia il desiderio di mostrare la consueta “banalità del male” e dimostrando come anche il più angelico dei volti a volte possa tramutarsi nel diavolo in persona.
Sicuramente lascia interdetti e trattandosi di un pilot i dubbi sono più che legittimi. I personaggi principali, Joe e Beck, sono interpretati rispettivamente da Penn Badgley (The Slap e Gossip Girl) e Elizabeth Lail (The Blacklist, Once Upon A Time, The Good Fight). Essendo una serie che punta, chiaramente, ad un pubblico molto giovanile, particolare attenzione è stata data alla musica con la quale si vanno ad accompagnare determinate scene.
You non rappresenta sicuramente un prodotto di infima qualità, anzi, il fatto che sia stato già rinnovato potrebbe concedere ampio respiro agli sceneggiatori per poter costruire qualcosa di valido sotto molteplici aspetti. Tuttavia convince davvero poco la caratterizzazione giustificazionista di Joe ed il mondo in cui, nonostante il comportamento al limite della patologia psichiatrica, venga continuamente rappresentato come candido e gentile sotto tutti gli aspetti. Molto discutibile.
La trama risulta essere forse più semplice di quello che in realtà appare: Joe, bibliotecario, si invaghisce della giovane Beck nel momento in cui, per puro caso, i due si rivolgono la parola nel negozio di lui. Da quel breve ma intenso contatto Joe inizia a pedinarla giorno e notte, spiarla per poi finire con il sabotarle (o salvarle?) la vita. Tutto ciò con la motivazione di essersi innamorato e di dar per scontato di essere molto meglio lui rispetto all’attuale fidanzato di Beck.
Una teoria interessante che porta delle valide argomentazioni, ovviamente, ma il personaggio di Joe viene talmente dipinto come se fosse l’ultimo dei romantici (come lui stesso si definisce all’interno della puntata) che determinate scene all’interno dell’episodio vanno a perdersi nel vuoto. Eppure andrebbero tenute ben presente.
Su tutte la scena crossover con la peggiore delle commedie all’italiana in cui Joe si ritrova a masturbarsi tranquillamente per strada mentre spia dalla finestra la giovane Beck indaffarata a crearsi quel piacere che Benji (il fidanzato) sembrava non averle provocato. Una scena che forse potrebbe risultare simpatica per i suoi successivi sviluppi inaspettati, ma che rimane indelicata in ogni suo singolo aspetto.
Joe non è l’ultimo dei romantici, non è per nulla un romantico e non è nemmeno un ragazzo affidabile: Joe è uno psicopatico patentato, con un gigantesco problema a relazionarsi con il sesso opposto. Sotto questo determinato aspetto sarà curioso approfondire il precedente legame sentimentale di Joe per capire cosa esattamente sia andato storto e come si sia a tutti gli effetti concluso.
Nonostante sia evidente la bocciatura, considerati i commenti di cui sopra, You si lascia guardare e riesce anche a catturare l’attenzione del proprio pubblico: il ritmo è incalzante, non ci sono effettivi tempi morti e la storia si conclude con un prevedibilissimo plot twist utile a rendere la storia un po’ più accesa rispetto a quanto fosse in precedenza. Il vero punto debole, quindi, è rappresentato dall’impegno della serie nel voler dipingere a tutti i costi in un determinato modo Joe, tanto da volerlo far passare come il solito bravo ragazzo sfortunato in amore. Peccato che dietro il gelido sorriso si nasconda una mente profondamente disturbata. Ed è un punto debole sul quale si può tranquillamente discutere: il fatto che ci sia talmente tanto impegno in questa caratterizzazione potrebbe lasciar pensare che ci sia il desiderio di mostrare la consueta “banalità del male” e dimostrando come anche il più angelico dei volti a volte possa tramutarsi nel diavolo in persona.
Sicuramente lascia interdetti e trattandosi di un pilot i dubbi sono più che legittimi. I personaggi principali, Joe e Beck, sono interpretati rispettivamente da Penn Badgley (The Slap e Gossip Girl) e Elizabeth Lail (The Blacklist, Once Upon A Time, The Good Fight). Essendo una serie che punta, chiaramente, ad un pubblico molto giovanile, particolare attenzione è stata data alla musica con la quale si vanno ad accompagnare determinate scene.
You non rappresenta sicuramente un prodotto di infima qualità, anzi, il fatto che sia stato già rinnovato potrebbe concedere ampio respiro agli sceneggiatori per poter costruire qualcosa di valido sotto molteplici aspetti. Tuttavia convince davvero poco la caratterizzazione giustificazionista di Joe ed il mondo in cui, nonostante il comportamento al limite della patologia psichiatrica, venga continuamente rappresentato come candido e gentile sotto tutti gli aspetti. Molto discutibile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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You è l’ennesimo prodotto che strizza l’occhio al pubblico dei giovani. Ed è come quell’amico che vuole a tutti i costi risultare simpatico riproponendo per l’ennesima volta la stessa battuta a cui nessuno ha mai riso. Eppure continua a provarci, imperterrito e senza vergogna. Proprio come Joe che si masturba dietro la siepe.
Pilot 1×01 | 0.82 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.
Mi spiace commentare in colpevole ritardo, ma ho visto l’episodio solo poche ore fa. Trovo comunque questa recensione ingiustamente critica, la caratterizzazione del personaggio principale avviene “giustamente” in questo modo in quanto la storia è raccontata (per ora, non so nei prossimi episodi) dal suo punto di vista. Ovvio che una persona fortemente disturbata che non si accorge di esserlo crede di essere nel giusto e di essere ciò di cui la persona amata ha bisogno. Esiste uno stalker che. mentre commetti i suoi reati, pensa di sé di aver perso il binario? La scena della siepe per me è intuitiva per portare a capire lo spettatore quanto chi soffra di certe patologie sia davvero sconnesso dal senso della realtà.