“Ma la morte. La morte è necessaria. Non è giusta, Non è sbagliata. E’ soltanto inevitabile.“
“But death. Death is necessary. It is not good. It is not evil. It is only inevitable.“
Ritroviamo Ryan esattamente dove l’avevamo lasciato settimana scorsa: pronto a cogliere di sorpresa Joe, attaccandolo nella sua
fortezza a Korban.
A quanto pare nessuna telecamera ne ha segnalato la presenza, cosa che non era successa invece per Mandy quando questa aveva deciso di lasciare la setta di assassini. Ben due volte, nelle scene d’inizio puntata, Ryan viene sorpreso alle spalle dagli adepti di Joe: riesce però a sopraffarli in entrambi i casi senza farsi notare da anima viva. Abbastanza discutibile il secondo caso, quando lo scontro avviene a pochi passi dal luogo di riunione della setta nel quale si stava raccogliendo in preghiera l’intero gruppo.
Ritroviamo anche Claire che, dopo essersi rivelata viva ed in salute a Carrie, cerca di convincere quest’ultima a mandarla in diretta tv perché è decisa a “spiazzare e distruggere Joe”. In che modo lei possa riuscirci non è dato saperlo visto che non viene menzionato. Probabilmente si tratta di una reazione emotiva/sentimentale che causerebbe confusione in Joe. Cosa che realmente avviene, successivamente. Anche se è suscettibile di dubbi il fatto che Joe rimanga così sconvolto e frastornato dalla notizia della non-morte di Claire tanto da farsi scoprire e/o arrestare (se questo è l’effettivo piano di Claire).
Staremo a vedere come procederà la cosa. Da sottolineare poi come Emma sia realmente più sconvolta di Joe quando capisce cosa sta succedendo: il fantasma della moglie dell’uomo a cui tanto anela sembra non abbandonarla mai definitivamente.
Agli occhi di Emma deve sembrare come una sorta di maledizione tutto ciò.
Il Reverendo Tanner riceve il video-rapimento del figlio e sembra mostrare non troppa apprensione in quanto deciso ad accettare il guanto di sfida lanciatogli da Joe: il killer infatti ha intrapreso una guerra contro Dio e contro la religione e Kingston Tanner sembra voler ergersi a difensore del proprio Credo. Tutto ciò però prende a spallate il realismo di questa scena facendo apparire il Reverendo un uomo a cui importa solo della sua religione e del suo Dio, anteponendo questi all’amore di un padre verso il proprio figlio.
A Korban viene organizzato un rito di iniziazione per il giovane Preston Tanner. L’arrivo di Joe nel gruppo dei propri adepti è paragonabile alla salita sul palco di una rockstar durante un proprio concerto: ciò è volto a sottolineare l’ovvio, ossia la leadership incontrastata e il potere di Joe sui membri (o quelli che ne rimangono) della setta di Micah.
E’ un piano interessante quello che cerca di organizzare Carroll con il suo gruppo: far uccidere al giovane anner una donna della setta per poter dimostrare che ““la loro moralità, i loro principi sono uno stupido scherzo: li mollano appena cominciano i problemi; sono bravi solo quanto il mondo permette loro di esserlo. Quando le cose vanno male queste persone civili e perbene si sbranano tra di loro.“
Il ragazzo viene infatti ripreso mentre disobbediva al 5° comandamento (“Non uccidere”).
Ryan riesce a confondersi tra gli adepti riuniti in gruppo per ascoltare il discorso del loro capo. Il suo volto è nascosto da una maschera, quindi non è riconoscibile. Eppure Robert, successivamente all’attacco, afferma che potrebbe essere proprio l’agente dell’FBI. E lo dice senza prove ne altro, ma semplicemente per una sensazione.
Ed è nella scena successiva girata a Korban che tutto precipita nell’irrealismo più sconnesso: Ryan, inseguito, riesce a sopraffare un altro adepto, ma dopo aver ascoltato lo scambio di parole tra Robert e Joe alla radiotrasmittente decide di lasciarsi catturare. Spara quindi un colpo in aria. Robert sbuca da dietro un muro alle spalle di Ryan e gli intima di gettare la pistola.
Ciò che rende particolarmente nonsense la scena, oltre al fatto che Ryan decida di farsi catturare, è che Robert fosse “nascosto” all’incirca 20-30 metri alle spalle di Ryan e dalla sua posizione non riuscisse a vederlo o sentirlo parlare, ma solo dopo lo sparo sembra percepire la sua presenza.
Avviene un cambio di location generale perché mentre Lily, rintracciata la chiamata di Joe, parte per Korban, l’FBI ha localizzato lei e fa irruzione nella sua casa per poi tracciare il percorso fatto con il suo SUV e giungere a Korban.
Un altro punto di non realismo puro si concretizza quando ci viene presentato, seppur in modo fugace, il personaggio di Alistair Duncan (il mercenario al servizio di Lily): questi ha lottato in Uganda, Nigeria e Pakistan, appunto come soldato di ventura. Non appare quindi possibile che un personaggio di questo calibro si lasci rintracciare dall’FBI prendendo a noleggio una macchina dotata di GPS. Suscettibile di dubbi far scadere in una scelta tanto stupida un personaggio che dalle premesse appariva come il migliore nel suo campo. Ma se gli sceneggiatori non avessero avuto questa brillante idea, l’FBI non avrebbe mai trovato il covo di Korban, quindi hanno dovuto estrarre questo coniglio dal cilindro.
Ciò che sembra salvare la puntata è il tanto agognato faccia a faccia fisico tra Ryan e Joe. Questo si svolge su toni surreali e quasi comici, non adatti a questa serie, ma dato l’impatto scenico del ritrovarsi nuovamente insieme dei due (cosa che non capitava da “The Final Chapter“) tutto è concesso.
Il giovane Preston Tanner compie il suo omicidio davanti agli occhi scioccati di Ryan, cosa che innalza Joe e che ne dimostra definitivamente il potere (o il suo saper mettere le persone in una posizione tale da preferire la scelta a lui più conveniente).
Ciò che rimane però ancora da capire è cosa spinga Joe a tenere in vita Ryan e a non ucciderlo: poeticamente loro rappresentano il bene ed il male in costante lotta, se uno muore l’altro cessa di esistere di conseguenza. Carroll e Hardy sono due facce della stessa medaglia, uniti da un legame indivisibile.
Poetica come cosa, anche se mantenere in vita il più acerrimo dei propri nemici non è sicuramente la miglior mossa, anzi è suscettibile di dubbi.
Nelle successive scene abbiamo un Ryan/Rambo: riesce a liberarsi da solo dell’intero commando speciale di Lily. Senza subire danni da alcuno. Realismo? Si mangia?
In conclusione poi giunge la scena finale: il faccia a faccia tra Lily e Mike. Il lato più oscuro di questo ultimo prevale e ciò che accade non può che essere catalogato “occhio per occhio, dente per dente”.
Non è tanto un discorso del “giusto” o “sbagliato” quello da fare (quanti potenziali testimoni sono stati uccisi senza un motivo alcuno da Ryan o da Mike?), bensì se la scena coinciderà con una ripresa di coscienza completa del personaggio di Mike oppure con una sua caduta definitiva.
- Faccia a faccia tra Joe e Ryan
- Scena conclusiva che stilisticamente richiama la scena finale di “Seven”
- Il realismo mancato che ormai contraddistingue questa serie
- Scelte degli sceneggiatori non volte a migliorare la trama ma dirette a semplificare loro la vita (vedi il GPS dell’auto noleggiata)
- La costante ricerca di attenzioni di Claire quando afferma di essere l’arma che Joe non si aspetta. Pedante.
Poe, in un racconto, scriveva “Non c’è in natura una passione più diabolicamente impaziente di quella di colui che, tremando sull’orlo di un precipizio, medita di gettarvisi“. Ecco speriamo che gli sceneggiatori, almeno per queste ultime puntate, decidano di prendere per mano The Following e lo allontanino dal precipizio a cui si è pesantemente avvicinato.
Betrayal 2×12 | 4.41 milioni – 1.4 rating |
The Reaping 2×13 | 4.36 milioni – 1.4 rating |
VOTO EMMY
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.