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Informazione di servizio: la presente recensione del pilot di The Fugitive non sarà davvero una recensione di un pilot, questo perché, essenzialmente, “Wrong Place, Wrong Time” non può essere considerato come tale.
Per comprendere al meglio questo sproloquio iniziale però, bisogna fare un passo indietro e partire dalla rete madre di questa nuova serie, Quibi. Con la società capitanata da Jeffrey Katzenberg fondata nell’agosto del 2018, il nuovo servizio streaming on demand Quibi è stato rilasciato sul mercato solo pochi mesi fa (disponibile anche in Italia sin dallo scorso 7 aprile), presentandosi con una versione differente rispetto alle sue concorrenti. In un mercato sempre più saturo di piattaforme streaming, dove alcuni colossi ormai regnano sovrani, Quibi decide di mettere a disposizione un prodotto molto più veloce e immediato, destinato esclusivamente alla visione tramite cellulari e tablet e dove ogni episodio ha un minutaggio non superiore ai 10 minuti. Da qui anche il significato stesso del nome del servizio, con Quibi che è il risultato dell’unione tra “quick” e “bites”, per una fruizione che vuole assecondare un modo di fare sempre più fast, anche nella visione dei suoi stessi contenuti.
Un’idea forse già rovinosa in partenza che, dopo appena quattro mesi, si ritrova a fare i conti con i primi dati deludenti di un insuccesso annunciato. E a poco servono le giustificazioni del suo fondatore che rimette tutte le colpe alla pandemia del Covid-19.
Ma perché questo modo di fruizione da “mordi e fuggi” di Quibi non è riuscito a dare risultati? Innanzitutto appare palese come la visione veloce di un prodotto si presta maggiormente a generi più leggeri, con comedy molto più adeguate nel racchiudere sketch appaganti in un minutaggio così ristretto. Un altro motivo, però, è anche da riscontrare nella qualità dei prodotti, che indipendentemente dalla loro durata fa indubbiamente la differenza. Ed è qui che si inserisce la visione di The Fugitive. Per avere un quadro leggermente più ampio di questa nuova serie, il recensore qui presente non si è fermato esclusivamente al pilot (durata 8 minuti), ma ha proseguito con la visione dei primi quattro episodi, gli stessi rilasciati alla stampa prima dell’esordio dello show e dunque adeguati per ricostruirne una prima valutazione. Tuttavia, va ammesso che per accorgersi dei problemi che caratterizzano The Fugitive bastava anche solo la visione del pilot.
I difetti di questo nuovo action thriller sono notevoli e variano dallo spreco del cast sino alla pessima riproposizione della storia. Già dal titolo, infatti, appare chiaro che The Fugitive si presenta come l’ennesimo tentativo di reboot: facile intuire che il prodotto storico preso in esame è l’omonimo film del 1993 con protagonisti Harrison Ford e Tommy Lee Jones, un film che a sua volta era già basato sulla serie del 1963. Con un materiale così ben presentato in passato quindi, cercare di avvicinarsi a degli standard adeguati era già difficile con un minutaggio normale ma, come dimostrato dai primi episodi, risulta del tutto impossibile con questa nuova veste targata Quibi. Questo perché l’attuale versione si presenta in maniera decisamente raffazzonata e sin dai primissimi istanti si respira una certa fretta nel mettere in mostra i punti chiave della trama: il protagonista Mike Ferro, ex detenuto apparentemente innocente, si ritrova suo malgrado sulla scena di un attentato per il quale viene ingiustamente incolpato a causa di una serie di circostanze e accuse partite tramite l’abuso dei nuovi media. Da qui parte la sua fuga con conseguente ricerca della verità. Una trama che essendo già stata utilizzata infinite volte nella storia del cinema e della televisione, necessitava appunto di un’attenzione maggiore per renderla quel tantino più accattivante. Questo The Fugitive, invece, si muove con una frenesia quasi fastidiosa che non lascia niente allo spettatore, senza avere il tempo di creare impatti emotivi e coinvolgimenti con i protagonisti, molto più impegnata a riempire il poco tempo a disposizione con infiniti dialoghi di relativa importanza.
Anche i protagonisti, dal canto loro, segnano un altro punto negativo per la serie e non a causa della loro incompetenza, bensì per lo spreco che rappresentano anche per la mancanza di reale background dei personaggi. I nomi dietro questo thriller infatti sono ampiamente conosciuti: a partire dall’ideatore Nick Santora fino ai protagonisti che vedono Boyd Holbrook (Narcos) nei panni di Mike Ferro e soprattutto Kiefer Sutherland (tra i ruoli più recenti, protagonista di Designated Survivor) interprete del detective Clay Bryce.
Il nuovo The Fugitive dunque, non si presenta affatto bene, caratterizzato da una storia già vista e rivista che per permettersi una chance avrebbe bisogno decisamente di più tempo rispetto agli 8 minuti per episodio. Tempo che in casa Quibi non c’è.
Per comprendere al meglio questo sproloquio iniziale però, bisogna fare un passo indietro e partire dalla rete madre di questa nuova serie, Quibi. Con la società capitanata da Jeffrey Katzenberg fondata nell’agosto del 2018, il nuovo servizio streaming on demand Quibi è stato rilasciato sul mercato solo pochi mesi fa (disponibile anche in Italia sin dallo scorso 7 aprile), presentandosi con una versione differente rispetto alle sue concorrenti. In un mercato sempre più saturo di piattaforme streaming, dove alcuni colossi ormai regnano sovrani, Quibi decide di mettere a disposizione un prodotto molto più veloce e immediato, destinato esclusivamente alla visione tramite cellulari e tablet e dove ogni episodio ha un minutaggio non superiore ai 10 minuti. Da qui anche il significato stesso del nome del servizio, con Quibi che è il risultato dell’unione tra “quick” e “bites”, per una fruizione che vuole assecondare un modo di fare sempre più fast, anche nella visione dei suoi stessi contenuti.
Un’idea forse già rovinosa in partenza che, dopo appena quattro mesi, si ritrova a fare i conti con i primi dati deludenti di un insuccesso annunciato. E a poco servono le giustificazioni del suo fondatore che rimette tutte le colpe alla pandemia del Covid-19.
Ma perché questo modo di fruizione da “mordi e fuggi” di Quibi non è riuscito a dare risultati? Innanzitutto appare palese come la visione veloce di un prodotto si presta maggiormente a generi più leggeri, con comedy molto più adeguate nel racchiudere sketch appaganti in un minutaggio così ristretto. Un altro motivo, però, è anche da riscontrare nella qualità dei prodotti, che indipendentemente dalla loro durata fa indubbiamente la differenza. Ed è qui che si inserisce la visione di The Fugitive. Per avere un quadro leggermente più ampio di questa nuova serie, il recensore qui presente non si è fermato esclusivamente al pilot (durata 8 minuti), ma ha proseguito con la visione dei primi quattro episodi, gli stessi rilasciati alla stampa prima dell’esordio dello show e dunque adeguati per ricostruirne una prima valutazione. Tuttavia, va ammesso che per accorgersi dei problemi che caratterizzano The Fugitive bastava anche solo la visione del pilot.
I difetti di questo nuovo action thriller sono notevoli e variano dallo spreco del cast sino alla pessima riproposizione della storia. Già dal titolo, infatti, appare chiaro che The Fugitive si presenta come l’ennesimo tentativo di reboot: facile intuire che il prodotto storico preso in esame è l’omonimo film del 1993 con protagonisti Harrison Ford e Tommy Lee Jones, un film che a sua volta era già basato sulla serie del 1963. Con un materiale così ben presentato in passato quindi, cercare di avvicinarsi a degli standard adeguati era già difficile con un minutaggio normale ma, come dimostrato dai primi episodi, risulta del tutto impossibile con questa nuova veste targata Quibi. Questo perché l’attuale versione si presenta in maniera decisamente raffazzonata e sin dai primissimi istanti si respira una certa fretta nel mettere in mostra i punti chiave della trama: il protagonista Mike Ferro, ex detenuto apparentemente innocente, si ritrova suo malgrado sulla scena di un attentato per il quale viene ingiustamente incolpato a causa di una serie di circostanze e accuse partite tramite l’abuso dei nuovi media. Da qui parte la sua fuga con conseguente ricerca della verità. Una trama che essendo già stata utilizzata infinite volte nella storia del cinema e della televisione, necessitava appunto di un’attenzione maggiore per renderla quel tantino più accattivante. Questo The Fugitive, invece, si muove con una frenesia quasi fastidiosa che non lascia niente allo spettatore, senza avere il tempo di creare impatti emotivi e coinvolgimenti con i protagonisti, molto più impegnata a riempire il poco tempo a disposizione con infiniti dialoghi di relativa importanza.
Anche i protagonisti, dal canto loro, segnano un altro punto negativo per la serie e non a causa della loro incompetenza, bensì per lo spreco che rappresentano anche per la mancanza di reale background dei personaggi. I nomi dietro questo thriller infatti sono ampiamente conosciuti: a partire dall’ideatore Nick Santora fino ai protagonisti che vedono Boyd Holbrook (Narcos) nei panni di Mike Ferro e soprattutto Kiefer Sutherland (tra i ruoli più recenti, protagonista di Designated Survivor) interprete del detective Clay Bryce.
Il nuovo The Fugitive dunque, non si presenta affatto bene, caratterizzato da una storia già vista e rivista che per permettersi una chance avrebbe bisogno decisamente di più tempo rispetto agli 8 minuti per episodio. Tempo che in casa Quibi non c’è.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In una società che si muove sempre di fretta è bello godersi tranquillamente almeno le serie tv. La velocità di fruizione proposta da Quibi non solo fa venir meno questo piacere ma, come mostrato da The Fugitive, compromette anche la qualità dei prodotti. E questo non va affatto bene.
Wrong Place, Wrong Time 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.