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Lovecraft Country 1×01 – SundownTEMPO DI LETTURA 6 min

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“Stories are like people. Loving them doesn’t make them perfect. You just try and cherish ‘em, overlook their flaws.”

 

Lovecraft Country è la serie evento di agosto della HBO, trasposizione dell’omonimo romanzo fantasy horror di Matt Ruff pubblicato nel 2016. Il racconto, così come ampiamente portato in scena da questo egregio pilot, cerca di raccontare l’America degli anni ’50 e la sua interconnessione con i racconti dello scrittore americano H.P. Lovecraft. Si tratta dell’America delle leggi Jim Crow che di fatto permettevano alle istituzioni locali di mantenere la segregazione razziale ed uno status di “separate but equal”. Interessante, considerato il contesto, notare come tra i produttori della serie compaia Jordan Peele, regista, sceneggiatore e produttore di due film (Get Out ed Us) recentemente acclamati dal pubblico e dalla critica per il loro moderno approccio alla tematica del razzismo all’interno dei vari contesti sociali.
Date le premesse era legittimo attendersi una serie di un certo tipo di livello e valutata l’ora circa di girato di cui si compone “Sundown” non si può che rimanere piacevolmente sopresi. Anche solo l’opening potrebbe bastare come conferma: Atticus, protagonista della serie, visibilmente scosso dal suo passato da soldato nella guerra di Corea (di cui sembrano celarsi alcuni segreti) sogna di ritrovarsi in un contesto al limite del fantascientifico. Per riassumere, un perfetto scenario lovecraftiano: mostri, alieni ed improbabili eroi. Il contesto, tuttavia, si rifà ad un altro romanzo del genere simile a Lovecraft Country, A Princess Of Mars (1917) di E.R. Burroughs. Un intro visivamente accattivante, ma che viene ben presto smorzata dal ritorno alla realtà di Atticus. Una realtà che si dimostrerà ben presto più interessante di quanto si potesse anche solo sperare.
Il vero scoglio da superare durante la visione sono i primi venti minuti circa di puntata (ossia prima che il viaggio verso Ardham, Massachusetts abbia inizio): l’episodio si sofferma sulla vita nel ghetto, sullo sfondo narrativo della storia, sui legami familiari, sulle inimicizie e le motivazioni delle stesse, su innumerevoli fatti del passato riguardanti molti dei personaggi in scena. Insomma, Lovecraft Country, prima di iniziare il proprio viaggio attraverso l’America degli orrori vuole essere certa che lo spettatore sappia con esattezza come questo periodo storico intacchi la pelle (e la mente) delle persone di colore, mostrandone il razzismo più becero e disumano. Ma, giustamente, non viene disdegnato il background dei vari personaggi ai quali viene concesso più che sufficiente spazio.
Superati i primi venti minuti, l’intero viaggio seriale di Lovecraft Country diventa decisamente più movimentato ed interessante via via che il percorso di Atticus, George (lo zio) e Letitia (amica di infanzia) diventa visibilmente più complicato. Prima l’inseguimento con sparatoria in centro città; poi la guerra psicologica con uno sceriffo pronto a rinchiuderli (o peggio ucciderli) se avessero anche solo tardato di un minuto nel lasciare la sua contea; e, infine, la loro cattura ad opera di altri tre sceriffi proprio sul calar delle tenebre.
Tenebre che si riveleranno, come riecheggia a suo modo il titolo della puntata, quasi da monito, mortali per l’intero gruppo. Come nel miglior racconto di Lovecraft, dal buio, l’elemento per natura più carico di paura ancestrale per l’uomo, qualcosa sembra raggiungere il ristretto gruppo di poliziotti e di avventurieri (Atticus, Letitia e George). Qualcosa di terribile smembra ad uno ad uno i poliziotti e, famelico, cerca di fare lo stesso con i protagonisti della serie che, per la seconda volta all’interno della puntata, vengono fortunosamente salvati proprio nel momento clou.
Durante il primo inseguimento con sparatoria, infatti, la macchina degli assalitori era stata fantascientificamente bloccata da un’altra vettura da cui sembra essere scesa una vecchia conoscenza di Atticus, ma di cui ancora non è dato avere alcun tipo di informazione.
In questo caso, invece, Atticus, George e Letitia si ritrovano circondati dai mostri-vampiri prima che questi ultimi, ormai pronti all’attacco definitivo, si ritirino nel fitto della boscaglia richiamati da qualcuno o qualcosa. Due sequenze queste che minano il concetto di solitudine che la serie cerca di trasmettere con il viaggio dei tre verso Ardham, lasciando trasparire invece che Atticus venga sorvegliato (e protetto) a distanza da qualcuno di ben preciso.
L’arrivo ad Ardham, luogo che dovrebbe permettere ad Atticus di raccogliere maggiori informazioni sia riguardo la scomparsa del padre, sia riguardo la famiglia materna si rivela essere il preludio di un viaggio ben più lungo ed articolato viste e considerate le modalità con le quali il gruppo raggiunge la città: inzuppati di sangue, stravolti e affaticati, ma soprattutto esterrefatti da ciò che è avvenuto. Un qualcosa che, ai loro occhi, potrà solo che sembrare un brutto sogno, niente di più.

 

“I find myself, not for the first time, in the position of a kind of Jeremiah. For example, I don’t disagree with Mr. Burford that the inequality suffered by the American Negro population of the United States has hindered the American dream. Indeed, it has. I quarrel with some other things he has to say. The other, deeper, element of a certain awkwardness I feel has to do with one’s point of view. I have to put it that way – one’s sense, one’s system of reality. It would seem to me the proposition before the House, and I would put it that way, is the American Dream at the expense of the American Negro, or the American Dream *is* at the expense of the American Negro. Is the question hideously loaded, and then one’s response to that question – one’s reaction to that question – has to depend on effect and, in effect, where you find yourself in the world, what your sense of reality is, what your system of reality is. That is, it depends on assumptions which we hold so deeply so as to be scarcely aware of them.
Are white South African or Mississippi sharecropper, or Mississippi sheriff, or a Frenchman driven out of Algeria, all have, at bottom, a system of reality which compels them to, for example, in the case of the French exile from Algeria, to offend French reasons from having ruled Algeria. The Mississippi or Alabama sheriff, who really does believe, when he’s facing a Negro boy or girl, that this woman, this man, this child must be insane to attack the system to which he owes his entire identity.” (James Baldwin debates William F. Buckley, 1965)

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Opening dell’episodio
  • Atticus e la guerra in Corea
  • Vita nel ghetto
  • Razzismo e Lovecraft: parallelismi interessanti
  • I due inseguimenti
  • La sparatoria, l’attacco dei mostri
  • Colpo di scena conclusivo
  • Primi venti minuti introduttivi decisamente molto lenti

 

Un pilot d’altissimo livello. Se proprio occorre cercare dei difetti si potrebbero additare di eccessivo attendismo i primi venti minuti. Ma, insomma, si sta veramente cercando il pelo nell’uovo.

 

Sundown 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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