The Haunting Of Bly Manor 1×02 – The PupilTEMPO DI LETTURA 3 min

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“So also you now indeed have sorrow, but I will see you again, and your heart shall rejoice, and your joy, no man shall take from you.”
(Vangelo di Giovanni, 16:22)

The Haunting Of Bly Manor continua sulla scia di quelle atmosfere gotiche e nebbiose che hanno già fatto la fortuna del precedente Hill House.
Nonostante il passaggio alla regia da Mike Flanaghan a Ciáran Foy (già regista del film Eli e giovane promessa della casa di produzione Blumhouse) lo stile rimane pressoché lo stesso. Anzi, la Foy se può gioca ancora di più con i propri personaggi ma soprattutto con la stessa ambientazione, la Bly Manor, che va considerata come un personaggio a parte.
La suspense e l’angoscia che suscita l’episodio in questione vengono date da stratagemmi in realtà molto semplici, utilizzando tutto ciò che è possibile utilizzare all’interno della casa: scricchiolii di pavimenti e vetri, cantine buie, musiche di carillon, bambole che si muovono da sole, ecc. La Foy mostra con grande attenzione tutti i passaggi e gli spazi di cui si compone l’inquietante villa in cui avvengono le vicende narrate senza che nessun elemento sembri veramente messo a caso, ma costruito con dovizia e attenzione per quanto riguarda gli effetti psicologici che tali elementi provocano nello spettatore.
Se ci si pensa, infatti, non avviene nulla di particolarmente rilevante in questo episodio, che ancora rimane meramente introduttivo, concentrandosi sul background dei personaggi che sono già stati introdotti velocemente nell’episodio pilota. Ma questa “lentezza narrativa” in realtà è proprio il punto di forza della serie stessa che, unita agli elementi registici accennati prima, riesce nell’obiettivo di creare appunto quest’atmosfera di attesa che impernia tutte le vicende e a mantenere costantemente alta l’attenzione dello spettatore che immagina jumpscares ovunque, trovando però sempre le sue previsioni disattese ma certamente non annoiandosi mai.
In particolare, l’episodio si concentra sul maggiore dei due fratelli Wingrave, Miles (interpretato da un giovane ma promettente esordiente Benjamin Evan Ainsworth), protagonista di un’ampia digressione che svela il retroscena della sua espulsione dal collegio. Il personaggio si rivela il più inquietante della serie per i suoi discorsi schizofrenici, la mimica facciale (degna della migliore Linda Blair) e per il rapporto morboso che si viene a creare tra lui e Dani (Victoria Pedretti).
Il vero e proprio plot twist dell’episodio però è sicuramente la sequenza finale del “nascondino notturno”, brillante (?) idea di Dani per cercare di intrattenere i due bambini. E qui la regia di Foy, le interpretazioni dei vari personaggi e l’uso degli effetti sonori e visivi raggiunge il suo apice culminando in un cliffhanger che spinge direttamente verso l’episodio successivo.
Se tale sequenza sembra all’inizio un po’ forzata (chi sarebbe infatti così masochista da voler giocare a nascondino in una casa così inquietante?), l’effetto finale è decisamente notevole e getta un’ulteriore luce anche sulla sorella Flora (Amelie Bea Smith), apparentemente più innocente del fratello ma che non bisogna disturbare mentre ascolta la musica (neppure se sei un fantasma/bambola assassina).
Al momento c’è solo molta carne al fuoco ma ben poca sostanza, in quanto le varie storylines vengono sapientemente centellinate episodio per episodio. Una lentezza che diversamente sarebbe esasperante ma che, nel caso di The Haunting Of Bly Manor, risulta invece vincente ed in linea con la storia principale che si presta bene al binge-watching, magari notturno, anche se non è molto consigliabile se si è deboli di cuore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Victoria Pedretti e il giovane Benjamin Evan Ainsworth
  • Episodio che getta più luce sugli abitanti di Bly Manor…
  • Regia di Ciarán Foy
  • Plot twist per nulla scontati
  • …anche se ancora troppo introduttivo
  • Brillante idea giocare a nascondino in una casa stregata

 

Dopo due episodi The Haunting Of Bly Manor risulta ancora meramente introduttiva, con qualche plot twist efficace di tanto in tanto che, tuttavia, la regia e l’atmosfera suscitata riescono a non far apparire affatto noiosa. Ciáran Foy si dimostra degna erede di Mike Flanaghan.

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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