The Haunting Of Bly Manor 1×07 – The Two Faces, Part TwoTEMPO DI LETTURA 4 min

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Il comune denominatore delle critiche mosse a The Haunting Of Bly Manor è quello di non essere propriamente una serie tv horror, come invece poteva essere l’altra creatura di Flanagan, The Haunting of Hill House. Critiche accettabili, ma non condivisibili. Nonostante, infatti, la componente horror sia presente in maniera più blanda e meno dominante, Bly Manor colpisce molto più in profondità, insinuandosi nella mente dello spettatore come un tarlo, grazie ad una dose massiccia di mistero, che permea l’intera struttura narrativa.
Certo, non siamo di fronte all’impatto visivo, scenografico e da jumpscare di personaggi come la Bent-Neck Lady o Bowler-Hat Man, ma la serie trasuda in egual modo sofferenza, tormento, inquietudine ed abbandono. Se Hill House aveva tutte le carte in regola per essere una ghost story in senso lato, il “sequel” punta i riflettori su una storia di dannazione ed espiazione.
Mike Flanagan, più che focalizzarsi sullo spaventare il pubblico, decide di far leva sui sentimenti di una travagliata storia d’amore, la quale rivive all’infinito il suo dramma dentro le mura di Bly Manor. L’episodio di svolta è stato sicuramente “The Altar of The Dead”, in cui veniva svelato l’ineluttabile loop temporale all’interno del quale erano intrappolati i protagonisti, costretti a rivivere ciclicamente le loro azioni, grazie ai ricordi di eventi passati.
In un malinconico e nietzschano eterno ritorno, Peter, Rebecca ed Hannah, nonostante siano morti, continuano a rimanere attaccati con le unghie e con i denti a Bly Manor, rimbalzando tra un ricordo e l’altro ed impossibilitati ad andare oltre, perché ancorati ad una dimensione che non vogliono – o non possono – abbandonare. Questa loro condizione potrebbe essere equiparata ad una sorta di purgatorio, dove le anime devono scontare i propri peccati (Peter ed il suo rapporto con la madre, per esempio), accettare il proprio destino e trovare una motivazione per proseguire il proprio cammino, evento che, per adesso, non avviene. Hannah è troppo legata a Bly Manor, a Miles, Flora e, soprattutto, Owen; mentre Peter e Rebecca si rincorrono l’un l’altro, senza riuscire a riunirsi una volte per tutte.
La loro dannazione è quella di potersi vedere, ma non toccare; di poter stare assieme nella stessa stanza, ma di non potersi vivere al di fuori di Bly Manor, che divide i due amati con una barriera invisibile. Il loro unico sollievo è quello di inseguirsi nei ricordi, in quegli attimi fuggevoli di amore che danno loro conforto e, allo stesso tempo, li condannano ad un rapporto momentaneo ed effimero. Peter, girovagando per la dimora e facendo la conoscenza delle altre anime intrappolate a Bly (“the others”, li chiama), propone una soluzione a Rebecca, di modo che possano finalmente ricongiungersi. La soluzione è presto compresa dallo spettatore, ma non dalla povera Miss Jessel: la scena del suicidio nelle acque oscure del lago, è carica di disperazione e pathos, con delle perfette e strazianti note che accompagnano Rebecca incontro alla sua sorte. Flora che ritrova il cadavere della sua tutrice, ci riporta al principio della storia, intrecciando ogni dettaglio ed ogni avvenimento.
Peter, strappato alla vita senza averlo chiesto, fa subire lo stesso destino alla sua amata e continua a scontare le proprie colpe perdendosi nei ricordi degli abusi subiti da bambino, ora diventati il suo inferno personale. Inferno dal quale non esiste via di uscita, proprio perché Peter non impara dagli errori, trascinando con sé, nell’abisso, la persona che, invece, avrebbe dovuto proteggere da tutto questo. La recitazione di Oliver Jackson-Cohen, già apprezzata nella serie precedente, è addirittura difficile da digerire, per quanta empatia e sofferenza riesca a trasmettere. Una sofferenza che lo stesso Quint decide di spezzare, offrendo a se stesso e a Rebecca la possibilità di vivere attraverso Miles e Flora, i quali, però, sarebbero condannati all’oblio. Miss Jessel, con un ultimo gesto di umanità, non porta avanti il piano di Peter e lascia andare la bambina e Dani. Il cliff-hanger finale lascia presagire una puntata densa di eventi, dove finalmente verrà fatta luce sulla misteriosa lady of the lake.
Sebbene i fantasmi non siano il fulcro centrale della serie, rimanendo in disparte per buona parte degli episodi, Mike Flanagan apre una finestra su una love story gotica e sinistra, dal carico emotivo più infestante di qualsiasi spettro. La bellezza di The Haunting Of Bly Manor risiede proprio nel dramma del tormento interiore, nella fallace natura dell’animo umano e di un destino al quale non si può sfuggire.
THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Oliver Jackson-Cohen da Emmy
  • Il loop temporale di una eterna sofferenza
  • Tutto è collegato, in uno spettrale cerchio infinito
  • Atmosfera gotica e malinconica
  • La sequenza del suicidio di Rebecca
  • La musica che sublima le scene
  • Assolutamente nulla da segnalare

 

The Haunting Of Bly Manor dipinge una tormentata storia d’amore, satura di colpe e sofferenza, che cerca di rincorrere la sua catarsi tra fugaci ricordi, i quali fanno più male della morte stessa.

 

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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