La parentesi milanese, iniziata nello scorso episodio, sembra essersi già conclusa per due sconsolati Max e Mauro che devono fare i conti con la vera realtà dell’industria musicale.
Claudio Cecchetto, nonostante l’ammirazione per i due ragazzi, frena subito il loro entusiasmo snocciolando i difetti dei pezzi presentati (S’Inkazza, Jolly Blue per dirne due), perché troppo legati alla vita di provincia.
Il vero produttore discografico si discosta da questa rappresentazione snob, affermando che lui, la provincia, non l’ha mai bistrattata. Il Cecchetto della serie tv vorrebbe che Max e Mauro sfornino una hit grandiosa, nella quale tutti si possano rispecchiare.
I due ragazzi, però, scrivono di quello che vivono e ciò che vivono è la realtà di periferia, fatta di gite in motorino sempre in due, di nottate in macchina a girare senza meta e senza un motivo, di sale giochi e di birra con gli amici.
Canzoni spiazzanti nella loro disarmante onestà, canzoni incazzate con un mondo che non accetta e non stimola due giovani appassionati di musica, con tanti sogni nel cassetto.
LELLO, AKA UOMO RAGNO
A tirare il salvagente a Max e Mauro ci pensa Pier Paolo Peroni, disc jockey romano e braccio destro di Claudio Cecchetto in quegli anni. Sarà proprio grazie agli 883 che Pierpa lancerà la sua carriera come produttore discografico, credendo nel progetto dei due giovani pavesi.
Alice Filippi torna in cabina di regia e regala un’altra bellissima storia tutta italiana, fatta di sogni, talento, perseveranza, ma anche di un pizzico di fortuna.
Torna anche la narrazione fatta di coincidenze – o una sorta di serendipity – che aveva tenuto banco nel primo episodio: ancora una volta, infatti, la vita di Lello, l’ex musicista con il sogno del Marocco, si intreccia con quelle di Max e Mauro.
Lui è l’Uomo Ragno della canzone: un ragazzo pieno di energia e aspirazioni che, però, commette errori e si ritrova impantanato in una quotidianità che lo spegne e lo opprime. E tutti si sono sentiti così, almeno una volta.
LA LEGGENDARIA STORIA DI MAX E MAURO E LA LEGGENDARIA STORIA DI OGNUNO DI NOI
Regia, fotografia, soundtrack, le incredibili performance attoriali di Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli ed un ottimo storytelling costruiscono un’altra puntata meravigliosa, che colpisce lo spettatore con l’effetto nostalgia.
Questa serie, infatti, profuma di ricordi di un’epoca legata all’infanzia e all’adolescenza degli ultra trentenni e degli ultra quarantenni. Un’epoca – e lo si scrive rischiando di risuonare come boomer – che, nonostante tutto, forse era meglio di adesso.
La serie di Sydney Sibilia, dunque, funziona non solo perché racconta la leggendaria storia di Max e Mauro, due giovani normali che sono arrivati al successo credendo nei propri sogni, ma anche perché narra la storia di una generazione.
Di tutti quelli che un sogno ce lo avevano, ma lo hanno abbandonato o gli è scivolato via dalle dita, di tutti quei supereroi (così li chiama Max) che rimangono imbottigliati in una vita grigia e piatta.
Ma anche, e soprattutto, tutti quelli che un sogno se lo tengono stretto e lottano per ottenerlo, nonostante gli ostacoli e i pugni nello stomaco che la realtà mette in mezzo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ormai di elogi questa serie ne ha ricevuti in abbondanza, ma Hanno Ucciso L’Uomo Ragno merita questo ed altro. Sydney Sibilia è riuscito a dipingere perfettamente un’epoca meravigliosa, quando si era felici senza saperlo. Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli, inoltre, diventano Max e Mauro a 360 gradi, calandosi perfettamente nella parte e facendo dimenticare di essere all’interno di una serie tv.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.