Nella recensione dello scorso episodio di From, la serie mystery-horror creata da John Griffin, si era evidenziata una sorta di stasi narrativa, pur sottolineando l’eccellenza del comparto tecnico e l’atmosfera dello show.
From si è sempre contraddistinto per essere un prodotto seriale basato sull’accumularsi di misteri, enigmi e domande, senza preoccuparsi troppo di fornire risposte e spiegazioni in merito.
Questo ottavo episodio, intitolato “Thresholds”, mantiene comunque la stessa struttura narrativa lenta e compassata per la maggior parte del minutaggio, ma inizia a svelare alcuni dei misteri più intriganti della serie.
La puntata ruota attorno a diverse storylines, ciascuna delle quali contribuisce a costruire un mosaico sempre più complesso, con alcuni colpi di scena che, da una parte cercano di riempire alcuni buchi narrativi, ma dall’altra gettano ancora più benzina sul fuoco.
FINALMENTE QUALCOSA SI MUOVE
Al centro della narrazione c’è Fatima, il cui drammatico sviluppo narrativo raggiunge il suo apice dopo l’omicidio di Tillie. La performance dell’attrice (Pegah Ghafoori) brilla particolarmente nelle scene con Boyd, che si erge a figura paterna protettiva, nascondendola in un capanno, memore di tutto il casino successo con Sara.
Ma è forse il colpo di scena legato a Julie a rappresentare il momento più sorprendente dell’episodio. La rivelazione che sia stata lei a lanciare la corda a Boyd nella 2×01, “Strangers In A Strange Land”. arricchisce la mitologia della serie ed apre a scenari narrativi completamente nuovi.
Anche la sequenza in cui Julie, dopo aver incontrato Martin (che la riconosce), si imbatte nelle voci di Victor e Tabitha durante la loro escursione nelle grotte della scorsa stagione, rimarca la volontà degli autori di introdurre il tema dei viaggi nel tempo.
Questa svolta temporale, oltre a fornire un tentativo di spiegazione, solleva anche un’altra teoria basata sulla ciclicità degli eventi che avvengono nella misteriosa cittadina.
Sui social le congetture spuntano come funghi e, dopo la visione di questo episodio, si è sempre più convinti che ci sia una sorta di loop infernale in cui le anime dei protagonisti continuano a ripetere le stesse azioni, reincarnandosi in persone diverse (Henry e Jim, Tabitha ed Eloise, Victor e Ethan, Martin e Randall).
OMAGGI A DARK E UNA MACCHINA FOTOGRAFICA PREMONITRICE
Particolarmente interessante è, inoltre, la decostruzione del passato di Victor, che rivela finalmente la verità su Jasper, o meglio, sul Ragazzo in Bianco. Questo twist narrativo, che ribalta le precedenti convinzioni dello spettatore, è gestito con maestria dagli sceneggiatori, che dimostrano come le percezioni possano essere ingannevoli in questo universo narrativo.
Dal racconto di Victor, che ricorda le parole del Ragazzo in Bianco, spunta un’altra teoria che lega i bambini, il simbolo con le radici intrecciate e gli alberi con le bottiglie. “The answers to the end are at the beginning” sussurra il Ragazzo in Bianco, ammiccando al “the end is the beginning and the beginning is the end” di darkiana memoria.
Tutto è cominciato, infatti, con i bambini (quelli visti da Eloise e Tabitha) uccisi da coloro che amavano (i genitori? gli abitanti della cittadina, poi diventati mostri?). Sono proprio loro ad aver creato il simbolo che ossessiona Jade e l’albero attraverso il quale si può uscire da Fromville.
Il personaggio di Elgin, inoltre, acquista più spessore grazie all’intreccio con la storyline di Fatima. Il ragazzo, finora relegato dagli autori ad un character minore, diventa protagonista del rapimento di Fatima a causa della geisha-zombie e di una macchina fotografica che gli dice cosa fare.
UN SEI STIRACCHIATO
Nonostante importanti avanzamenti di trama e colpi di scena che mantengono alti sia l’hype che la tensione narrativa, l’episodio non si erge al di sopra della sufficienza. La sensazione che pervade lo spettatore è, infatti, quella di assistere ad una sceneggiatura scritta a braccio, puntata dopo puntata, senza avere una chiara idea della direzione da prendere.
La storia di From è stata concepita per coprire un arco di cinque stagione, quindi è naturale che il ritmo sia lento e le rivelazioni centellinate, ma la resistenza del pubblico ha un limite.
Si può apprezzare l’idea di fondo, la regia sempre curata, la fotografia impeccabile, l’alternanza tra tensione e scene più introspettive, la recitazione, ma tutto questo non sempre basta. Gli autori hanno messo in campo tante sotto trame, forse troppe, alle quali si legano altrettante teorie e congetture che, alla fine, dovranno ricevere risposta per dare una parvenza di coesione e coerenza.
A tutto questo va aggiunto il fatto che i mostri siano finiti sullo sfondo e le scene ambientate di notte manchino da qualche puntata, per capire che From non può permettersi di perdere il proprio cuore narrativo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Con soli due episodi rimasti, “Thresholds” si rivela essere un tassello fondamentale nel puzzle narrativo di From, preparando il terreno per quello che promette di essere un finale di stagione al fulmicotone. La serie continua a confermarsi come uno dei prodotti più interessanti nel panorama della televisione horror contemporanea, sebbene gli autori tergiversino troppo e ancora non abbiano settato una direzione narrativa coerente.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.