Lovecraft Country 1×10 – Full CircleTEMPO DI LETTURA 5 min

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Lovecraft Country tira le fila del proprio racconto facendo ricongiungere tutti i personaggi principali e fin qui presentati lì dove tutto era iniziato, Ardham. Destinazione avversa ai buoni del racconto della serie HBO e causa di dolorose perdite quale per esempio quella di uncle George. Ma il team di Atticus Freeman ha avuto modo di ricostruirsi, riavvicinarsi e aggiungere nuovi importanti elementi.
L’aggiunta forse più importante sia perché Ji-Ah si guadagna fin da subito interesse (colpevole la telefonata di Atticus in Corea), complice anche un episodio interamente dedicatole, sia per il ruolo che il personaggio andrà a giocare in quell’ultimo, definitivo, incantesimo che rompe il velo di magia dietro il quale Lovecraft Country sembrava voler nascondere il proprio pubblico.
Non c’è salvezza per Atticus Freeman, ma c’è redenzione e capacità di liberare (nomen omen) non solo la sua famiglia come inizialmente presupposto, ma tutta la popolazione di colore. L’incantesimo perpetrato da Letitia rende meno elitaria la magia, anzi, priva l’intera popolazione bianca del suo potere andando tuttavia ad avverare quanto raccontato dal fumetto trovato nel futuro (durante l’episodio “I Am”) e scritto da George Freeman, suo figlio. Atticus si sacrifica, quindi, non venendo ingannato da Letitia, bensì riscuotendone la relativa salvezza: nelle ultime puntate, infatti, era stata abbozzata l’idea che Letitia per ottenere la propria invulnerabilità (il marchio di Caino) avrebbe portato alla morte di Atticus per mano di Christina. Come mostrato in “Full Circle”, invece, gli avvenimenti avvengono in sequenza invertita: Letitia, inizialmente morta (uccisa da Christina tramutatasi in Ruby), torna in vita e riscopre il marchio in precedenza cancellato proprio da Christina.
Come appuntato in precedenza il momento più concitato della puntata si concentra negli ultimi quindici minuti circa. In precedenza c’è un’intera fase preparatoria che coinvolge, ammalia per la dimestichezza mostrata attorno ad ogni singolo personaggio e per i dettagli narrativi disseminati. Si è già citata Ji-Ah, tassello fondamentale in quello che sarà l’incantesimo in grado di sconfiggere Christina (e quindi la dinastia Braithwhite), ma anche il complicato rapporto tra Ruby e Letitia riesce ad avere il giusto spazio ed approfondimento. Lovecraft Country sfrutta anche i dialoghi per far rivivere l’altalena di emozioni (felicità e paura) che l’HBO ha regalato al proprio pubblico: “Look what we been through to get here: monsters, ghosts, a magical treasure hunt, curses, the past, the future”. Non c’è tempo per la resa, ma soprattutto non è ancora arrivato il momento di smettere di combattere.
Ecco quindi che la decisione di recarsi ad Ardham per la sera dell’equinozio si tramuta nella possibilità per i due personaggi principali della serie (Atticus e Christina) di porre fine a qualsiasi tipo di diatriba: entrambi necessitano della morte dell’altro per averla vinta, ma la differenza è sostanziale. Atticus è pronto al sacrificio estremo per sconfiggere Christina e permettere alla sua famiglia di essere definitivamente libera; Christina, invece, mira alla “semplice” immortalità senza quindi avere ulteriori intenzioni oltre a quella puramente egoistica del dominio assoluto sulla morte.
La stagione va in archivio, quindi, con la disintegrazione totale della famiglia Braithwhite: Atticus (morto durante il sacrificio) e Christina (barbaramente uccisa da una Diana che sembra ormi aver svestito i panni della placida ragazzina di quartiere) sono ormai ricordi del passato. Certo, George Freeman, il bambino portato in grembo da Letitia, può vantare a suo modo un certo collegamento di sangue con la dolce famiglia dei Braithwhite, ma per il momento sembra esserci tempo oltre che un marchio (quello di Caino) sul quale poter fare affidamento. Christina viene privata prima del potere e poi della vita in una sequenza, quella conclusiva in cui entra in gioco anche Diana, dalla forte interferenza cyberpunk.
La sequenza del sacrificio, invece, inizialmente partita con una soundtrack talmente fuori contesto da rendere il tutto ancora più agghiacciante, si conclude (nel momento in cui Letitia inverte l’incantesimo) in maniera molto rocambolesca e rapida con il sentore misto di una televendita di Roberto da Crema (Il Baffo) ed un servizio religioso di quelli che vengono passati in qualche sperduto canale della tv americana.
Una sequenza che però si lascia perdonare, totalmente, se si tiene in considerazione un’altra scena ben più intensa nonostante il silenzio (di dialoghi parlati), ossia quella riguardante il viaggio in automobile con Diana, Ruby (in realtà è Christina), Letitia, Atticus, Hippolyta e Montrose.
Un finale mastodontico con un sacrificio, quello di Atticus, in grado di essere valorizzato in maniera adeguata nonostante fosse ampiamente telefonato forse addirittura dall’inizio della stagione. La sensazione, tuttavia, non è quella di un finale chiuso nonostante le varie trame abbiano avuto la loro naturale evoluzione e successiva conclusione: in un mondo magico e tenebroso come quello di Lovecraft Country la morte non è sicuramente il capitolo finale, ma una pura e semplice fase di transizione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Perfetta ricostruzione della trama e dettagli che sono perfettamente “allineati”
  • Il sacrificio di Atticus, la sua lettera ed il dolore di Montrose
  • Abbey Lee aka Christina
  • Il braccio di Diana: Lovecraft Country incontra Akira
  • La sequenza del sacrificio
  • La sequenza del viaggio verso Ardham
  • “Pinch and swallow”
  • Atticus che guarda tutta la sua famigliar (allargata) presa dai preparativi per il viaggio
  • Ji-Ah, fondamentale nel finale, ma inutile per tutto ciò che possa riguardare le restanti nove puntate
  • Il ritorno di Titus: bello il ritorno dai morti, ma magari a parte la comparsata si poteva fare qualcosa di più
  • Abbastanza telefonati i colpi di scena Ruby-Christine e la morte di Atticus
  • Chissà che urlano tutti a fare…

 

“Dear Pop, I hope you’ll forgive me for this one last secret. I knew you wouldn’t accept it…but it had to be done to protect our family, to protect us all. ‘There is neither happiness nor misery in the world. There is only the comparison of one state with another, nothing more. He who has felt the deepest grief is best able to experience supreme happiness.’
Recognize that? Dumas’s wise words are my wish for you…supreme happiness. Teach my son new ways of living, instead of repeating what we’ve been through. As little George’s grandfather, you have a second chance to be the father you always wanted. Don’t waste it. Love, Tic.”

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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