P: “Old Tandy is dead. And you’re the whole reason I changed. I just want to be a better man for you, Carol.”
C: “Oh, and I want to be a better man for you.”
The Last Man On Earth è certamente una comedy atipica. Lo abbiamo più volte sottolineato nel corso della prima stagione, finendo poi per etichettarlo come dramedy nella precedente recensione. Con questo neologismo si vuole descrivere un ibrido tra drama e comedy, innovativo nella sua alternanza tra elementi comici e drammatici e sofisticato in termini di scrittura e fruizione da parte del pubblico. La riflessione finisce così per permeare situazioni apparentemente banali, rendendo la visione molto più complessa e di conseguenza non facilmente apprezzabile dalla totalità degli spettatori.
L’elemento che contraddistingue maggiormente questo genere è certamente la versatilità, data dalla possibilità di alternare le varie componenti, comiche e drammatiche, a proprio piacimento, optando per un episodio maggiormente riflessivo oppure per una puntata più leggera, lasciando in questo caso maggiore spazio a gag comiche e scambi di battute non-sense come quello proposto, non casualmente, ad inizio recensione. Non casualmente perchè in questo breve e altrettanto grottesco scambio di battute si nasconde il leitmotiv dell’intero episodio, e chissà, magari dell’intera stagione, ovvero la “redenzione” di Tandy.
Se nel corso della prima stagione il personaggio interpretato da Will Forte rappresentava il classico anti-eroe, amato perché odiato e per cui era impossibile non fare il tifo nonostante avesse costantemente torto, l’avvento di Carol, e la successiva paura di ritrovarsi nuovamente solo, hanno reso Phil meno incline ad autosabotarsi e, almeno apparentemente, maggiormente predisposto alla manifestazione di atteggiamenti altruistici. Una volta preso coscienza di questo cambiamento, è inevitabile riscontrare un certo parallelismo con la struttura narrativa della prima stagione, solo apparentemente one-man show – in questo caso two-men show – per poi mutare gradualmente coinvolgendo un numero sempre maggiore di personaggi, avvicinandoci ad uno schema più tradizionale e più confacente alla comedy classica. Insomma, la comedy da divano. Naturalmente in questo caso siamo ben lontani dalle discussioni da salotto in stile Friends o The Big Bang Theory. Il risultato è comunque la creazione di una “comunità”, atipica perchè inserita all’interno di uno scenario post-apocalittico, ma comunque simile negli stereotipi della vita di tutti i giorni ai gruppi di amici delle serie sopracitate. Il rischio in questo caso è che si arrivi ad un progressivo peggioramento – un po’ com’era accaduto l’anno precedente – con l’inserimento di personaggi meno interessanti, se non a livello narrativo, come il secondo Phil o il duo Erica/Gail.
Insomma, The Last Man On Earth funziona fintanto che la serie riesce a mantenere le sue caratteristiche uniche, ingigantendo aspetti classici del vivere in una comunità grazie al brillante umorismo, improntato principalmente sul demenziale e il non-sense, o rimpicciolendo i medesimi aspetti grazie al contesto post-apocalittico. Un contesto certamente innovativo se messo in relazione al genere in cui è inserito e, in questo inizio di stagione, valorizzato da un’impostazione meno statica e più on the road, purtroppo destinata a subire una brusca frenata vista la piega presa da questo secondo episodio.
Paradossalmente, l’ottima gestione dell’apocalisse passa attraverso una totale assenza di credibilità dello scenario circostante, iniziando dal più grande interrogativo della serie (“Dove diavolo sono finiti tutti i corpi degli infetti?”) passando per domande meno importanti (“Chi lo guidava il treno?”, “Phil è immune agli effetti dell’alcol?”) la cui assenza di risposte non può far altro che amplificare l’assurdità dello show, rendendolo ancora più divertente. Se poi sul finale ti spunta pure un Will Ferrell a caso in veste di nuovo sopravvissuto e non hai nemmeno il tempo di esultare per una guest star di tale calibro che subito crepa d’infarto, beh…non possiamo far altro che gridare al capolavoro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Is There Anybody Out There? 2×01 | 3.14 milioni – 1.4 rating |
The Boo 2×02 | 3.30 milioni – 1.5 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.