Inizia con “Halls of Stone” la seconda metà di questa seconda stagione della serie TV più chiacchierata degli ultimi anni. Sì, perché The Rings of Power è ormai divenuto l’evento più atteso per il popolo del web per scannarsi e sprigionare sentenze e opinioni “scomode” che poi in realtà sono una la fotocopia dell’altra. Al suon di woke, politicamente corretto e chi più ne ha più ne metta, Amazon incluso, che sembra comunque godere di questa fama da “purché se ne parli” e non fa nulla per mettere a tacere o ostacolare un certo chiacchiericcio.
C’è da dire che questa seconda stagione ha preso in mano alcuni dei difetti della prima, come ad esempio una maggior densità di trama orizzontale, con un plot pieno di avvenimenti e non più una mera attesa di qualcosa che verrà. La forgiatura degli anelli sta avvenendo ora, la storia che tutti conoscono si sta compiendo ora, e questo è certamente un bene per uno spettatore che oltre a immagini bellissime può anche godere di avvenimenti succosi da seguire. Ci sarebbe, però, ancora un ultimo passo da fare: ovvero eliminare tutte le assurdità, i passaggi comodi in sceneggiatura e le superficialità che poco c’entrano con un prodotto dall’investimento così alto.
I SETTE DEI NANI
Per uno show che si dipana su così tante storyline e numerosi personaggi è normale tralasciare a turno qualche character ad ogni episodio, al fine di portare avanti in maniera abbastanza omogenea tutte le linee narrative. Da questo punto di vista “Halls Of Stone” è un caso abbastanza fortunato, perché decide di tralasciare per il momento i personaggi più problematici, sia in termini di carisma, vedasi Galadriel, sia in termine di effettivo interesse da parte dello spettatore, come Theo. Invece sceglie di soffermarsi su Khazad-dûm per mostrare i primi effetti dei Sette Anelli affidati ai Nani.
Il piano di Sauron in molti passaggi sembra essere molto sottile, ben rispecchiando la famosa poesia da cui si evince già la subdola mente geniale dell’Oscuro Signore. L’anello sta infatti illuminando la mente di Re Durin III spingendo sempre di più il popolo dei Nani a scavare, in modo da estendere il dominio di Khazad-dûm. Ciò che ancora non sanno, però, è che questa avarizia li porterà incontro a una triste fine, visto che sono ad un passo dal risvegliare un male molto antico che dorme nelle profondità delle montagne. Sembra essersene accorta Disa, personaggio sempre abbastanza adorabile, ben centrato come un po’ tutti i Nani. Non sembra accorgersene il Re, ormai già totalmente assoggettato al potere dell’Anello.
Sauron sembra infatti star dando a chi indossa gli Anelli proprio quel che vuole, per poi incastrare le vittime tra i paradossi dei propri desideri.
I NOVE DEGLI UOMINI
Dove invece sembra zoppicare un po’ di più il piano dell’Oscuro Signore è nell’Eregion, con Celebrimbor. Un equilibrio mai del tutto chiaro, tra Celebrimbor che spesso appare praticamente inetto, al pari di un Re Nano qualsiasi, e delle mosse poco meditate di Sauron, che potrebbero tranquillamente portarlo alla scoperta prematuramente, mettendo quindi in pericolo l’intero minuzioso piano. Dopo i Nani tocca adesso agli Uomini ricevere il potere degli Anelli, e sono questi nuovi gioielli l’elemento della discordia tra Celebrimbor e Annatar, ma anche tra gli sceneggiatori.
Annatar dichiara infatti di voler portare a termine la creazione di questi nuove Nove Anelli anche senza l’aiuto del fabbro elfico. Dopodiché Celebrimbor subito si convince a dover completare anche gli Anelli degli Uomini per poter rimediare ad un possibile errore fatto durante la forgiatura degli Anelli dei Nani. I Sette sono stati infatti forse contaminati da qualche forza oscura, e per questo l’unica soluzione che riesce a pensare consiste nel forgiare altri Anelli, senza aver compreso l’errore precedente, con il rischio di fare ancora peggio. La tavola è apparecchiata per il disastro che verrà. Però è tutto troppo comodo e ingiustificato.
GIOCHI DI POTERE NÚMENOREANI
La parte meno interessante, forse perché più politica e meno direttamente collegata a Il Signore Degli Anelli, è quella che si svolge su Númenor. Dei veri e propri giochi di potere che vedono il buon Elendil al centro di una scena socio-politica in cui non è più ben visto. Anzi, il Capitano è un nemico, un personaggio scomodo per il nuovo Re Pharazon che sta lentamente assumendo sempre più sfumature come personaggio viscido e losco, da cui il figlio Kemen sembra aver ereditato tutte le peggiori caratteristiche.
Il principe di Númenor prima uccide alle spalle Valandil, il quale l’aveva sconfitto e risparmiato, per poi concludere il capolavoro accusando l’innocente Elendil dell’omicidio. Non proprio la situazione più rosea, con tutto quel che sta succedendo sulla Terra di Mezzo. Le condizioni ideali per far sì che la grande potenza di Númenor si trovi impreparata di fronte all’imminente ascesa di Sauron.
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The Rings Of Power non sembra essersi liberata ancora di tutti i suoi difetti. Anzi, a dirla tutta alcuni sembrano ormai essere irrecuperabili, però almeno ad un’ottima qualità tecnica e visiva si può unire una storia che ha finalmente qualcosa di interessante da raccontare, e che dovrebbe col passare delle stagioni divenire sempre più epica.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.