Dopo un avvio stagionale un po’ lento seppur di indubbia qualità, in “Imagine Manchuria” si può cominciare a scorgere i primi accenni di trama stagionale, qui suddivisa in una moltitudine di storyline che si muovono in parallelo, reiterando a volte i medesimi concetti allo scopo di sopperire alle difficoltà dello spettatore di tenere traccia degli eventi avvenuti fin qui. Come già detto nella precedente recensione, la lunga attesa tra una stagione e l’altra non concorre certamente alla valorizzazione della serie, a maggior ragione viste le innumerevoli vicende avvenute finora nell’universo narrativo dello show; per fortuna, però, Amazon ha deciso di fornirci un mega riassuntone delle prime due stagioni – disponibile su Prime Video – utile a quelli che, come il recensore stesso, hanno enormi difficoltà a tenere traccia delle centinaia di storyline che affollano le proprie menti nella stagione televisiva invernale. Riassuntone che si consiglia vivamente di consultare.
“You’re a traveler. Like Trudy.”
Il primo vero difetto riscontrabile in questo secondo episodio sembrerebbe la stessa reiterazione narrativa sopracitata, utile sì a fornire allo spettatore le giuste coordinate spaziali e temporali per non perdere il filo del discorso, ma d’altra parte controproducente dal punto di vista della progressione, in netto stallo nonostante ci si trovi all’interno dell’episodio, il secondo, per antonomasia più difficile da gestire in termini di coinvolgimento spettatoriale. Molti segmenti appaiono sviluppati all’unico scopo di creare una continuità col finale della precedente stagione, come la caccia al tesoro in zona neutrale di Robert ed Ed – conclusasi con un approccio molto ambiguo da parte di un personaggio ancor più ambiguo che sembra essere uscito fuori dal Far West di The Generi – o la questione relativa alla morte di Thomas, senza dubbio importante a livello narrativo, ma alla quale qui viene dedicato decisamente troppo spazio. A maggior ragione vista la presenza di storyline molto più stimolanti, quali ad esempio la capacità di viaggiare tra una dimensione e l’altra mostrata da Trudy e l’incontro prima con Kido, visibilmente confuso essendo lui l’esecutore della Trudy appartenente alla sua realtà, e poi con Tagomi, che prima mette se stesso in una posizione decisamente scomoda prendendo le due prigioniere sotto la sua custodia, e poi aiuta la “viaggiatrice” a passare dall’altra parte spezzando il legame che teneva unite le due sorelle. Il ruolo di Juliana, con la sua presenza costante all’interno delle diverse pellicole (in una addirittura cognata dello stesso Tagomi), diventa sempre più preminente all’interno del racconto, tanto che, a differenza delle precedenti, il suo personaggio sembra elevarsi a vero protagonista di questa stagione. A lei viene infatti riservata una delle porzioni maggiori di minutaggio – con ragione – insieme – e qui con molta meno ragione – alla trama, oramai stantia, riguardante John Smith e la morte di Thomas, indubbiamente importante per l’economia della serie in virtù delle sue derive etiche, ma esplorata eccessivamente a discapito di altri personaggi finora trascurati (uno su tutti Joe Blake). Anche il plot twist finale, nonostante ponga la famiglia di Smith nella classica situazione di non ritorno, risulta in ultima analisi abbastanza scontata – quantomeno ad inizio sequenza – e lo spettatore si troverà probabilmente a godere come un riccio nel vedere la moglie Helen, d’accordo con l’epurazione fino a quando non ha toccato la sua famiglia, impegnata a trascinare la sua famiglia verso la rovina.
Molto più interessante, invece, è la trama riguardante Mark Sampson – conosciuto come Priest Hagen –, amico di Frank Frink già visto in passato, interpretato da Michael Gaston (Prison Break, The Leftovers) e al centro di una caccia all’uomo ordinata da Kido al suo secondo, Nakamura. Trama che però qui viene soltanto accennata e che si spera venga approfondita al più presto.
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Now More Than Ever, We Care About You 3×01 | ND milioni – ND rating |
Imagine Manchuria 3×02 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.