The Man In The High Castle 4×09 – For Want Of A NailTEMPO DI LETTURA 5 min

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Ad un solo episodio dalla fine The Man In The High Castle sembra aver deciso di accelerare il proprio passo narrativo. Anzi, più che una semplice accelerazione quanto visto in questa nona puntata può essere tranquillamente paragonato ad una forsennata corsa. La Resistenza e la BCR continuano a seminare il panico all’interno del Reich, desiderosi di liberarsi dell’ingombrante nemico; Kido e Childan stanno affrontando passato e futuro in una duplice sottotrama che li accomuna; John ed Helen si ritrovano per l’ennesima volta con le spalle al muro ed anche questa volta la sconfitta per i loro oppositori sembra essere totale.
La BRC, occupati i territori dell’ormai ex Impero del Sol Levante in America sembra ora minacciata da un nemico ben più organizzato, dinamico e bellicoso: il Reich Americano. I volantini fatti recapitare negli ex territori giapponesi non preannunciano niente di buono per le “truppe” dell’ormai scomparso Hampton. Tuttavia questa ennesima minaccia, per delle persone che non hanno mai smesso di lottare da quando sono giunte negli Stati Uniti d’America, non rappresenta che l’ennesimo nemico di cui liberarsi. Inoltre, il fatto che il Reich Americano abbia rivolto le proprie attenzioni verso la BRC rappresenta un motivo in più per questo gruppo e la Resistenza di fare, ancora una volta, fronte comune: niente jap questa volta, l’elemento accomunante è il livido odio verso i tedeschi.
Ed è proprio nella madre patria dei conquistatori che la parte più importante della puntata (ma anche della stagione, a ben pensarci, e forse della serie stessa) si consuma: con un violento colpo terroristico, un golpe a tutti gli effetti, Himmler viene destituito (ucciso da Smith) e tutti i suoi uomini fedeli nel Reich uccisi (compreso Hoover). Quello che si prospetta all’orizzonte è una suddivisione territoriale che rappresenta un evento storico a tutti gli effetti: America e Germania si spartiscono il mondo. Il Reich Tedesco viene affidato a Goertzmann, ambiguo personaggio dalle grandi manie di grandezza nel quale Smith ha riposto fiducia (ripagata), ma dal quale dovrà ben guardarsi trattandosi, per l’appunto, di un personaggio ambiguo e indissolubilmente legato al suo desiderio di potere.
Il Reich Americano viene lasciato nelle mani di Smith che diventerà, di conseguenza, Fuhrer del suo stesso territorio. Una carriera politica-militare senza eguali quella di Smith lungo la quale i numerosi nemici che gli si sono sbarrati di fronte sono stati annientati e smantellati sempre e comunque. Era stato così durante il primo tentativo di attentato ai danni di Hitler, era stato così con la morte del Fuhrer ed è così anche ora dopo la morte di Himmler. I Fuhrer passano, John Smith continua a regnare. Almeno per ora dal momento che i segreti da lui tanto celati sembrano ormai stati messi alla berlina: Helen ha scoperto i famosi film (con Thomas protagonista) con cui John amava crogiolarsi nel dolore; tutta la verità riguardante la Neutral Zone e la dubbia arianità della sua famiglia è stata rivelata. A conti fatti, però, quest’ultimo problema sembra non essere più così importante dal momento che John farà ritorno in America non più come pupazzo di Himmler, ma come vero e proprio Fuhrer. Sarà la lealtà di Helen, ora entrata in contatto con Juliana e la Resistenza, a rappresentare la definitiva prova di onestà per gli Smith.
Ad inizio recensione si appuntava come Childan e Kido si ritrovino ad affrontare passato e futuro in sottotrame a sé stanti, ma al tempo stesso accomunanti.
Childan, ricevuta una lettera (valida come visto) dalla Corona giapponese decide di lasciare tutto ciò che ha in America (sarebbe meglio dire quello che gli rimane) per salpare ed andare in Giappone. Ad alleviargli il dolore di questo distacco c’è Yukiko, protagonista insieme a Childan in una trama che mischia romanticismo, melodramma e tristezza. Childan, in quanto non asiatico, viene bloccato e gli viene impedito di lasciare il territorio americano, mentre alla sua compagna di viaggio viene concesso questo privilegio. Il distacco è veloce, quasi indolore dal momento che Childan mantiene un elevato controllo delle proprie emozioni (un decoro ineguagliabile). La repressione del sentimentalismo durante quella sequenza si confà al tipo di cultura che la regia cerca di riportare in scena (quella giapponese) e fortifica ancora di più la convinzione che The Man In The High Castle rappresenti un prodotto senza eguali dal punto di vista dell’accuratezza dei particolari, per l’ennesima volta perfettamente portati in scena.
Altra rappresentanza di questi dettagli magistralmente portati in scena si ha nella sequenza riguardante Kido, in cui l’ispettore si ritrova a dover affrontare i fantasmi del proprio passato. Ma è il luogo a rendere ancora più dolce-amara la scena: un occhio attento l’avrà sicuramente già notato dallo scorso episodio, ma la stanza in cui Kido è stata rinchiuso è quella già apparsa nella seconda puntata di questa serie. L’allora ispettore Kido tentando di rompere la resistenza (giustificata dall’innocenza) di Frank, aveva deciso di rapire sua sorella ed i suoi figli. Sarà proprio questo ramo della famiglia di Frank a pagare la sua decisione di silenzio, venendo completamente gasata all’interno di quella stessa stanza in cui ora, Kido, si ritrova bloccato con i propri fantasmi.
Una scelta peculiare, ma rappresentativa di un messaggio che la serie desidera far trapelare: non si scherza con il passato, i fantasmi prima o poi ti trovano sempre.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • John Smith e la conquista dell’indipendenza del Reich Americano
  • Smith e Goertzmann: la destituzione di Himmler
  • L’attentato al Fuhrer
  • Il tentativo di Hoover di liberarsi di Smith
  • Childan ed il suo commovente “addio” con Yukiko
  • Kido rinchiuso nella camera a gas: il destino ha una strana ironia a volte
  • Helen avvicinata da Juliana
  • HEIL SMITH!
  • BRC e Juliana continuano a sembrare trame con veramente molto poco da raccontare. Ora che il Reich Americano ha ottenuto l’indipendenza le acque si smuoveranno?

 

Heil Smith.

 

Hitler Has Only Got One Ball 4×08 ND milioni – ND rating
For Want Of A Nail 4×09 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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