The Mist 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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Quando parliamo di un’opera non originale, ma bensì tratta da un libro o da un film, non si può evitare il confronto con il prodotto di partenza, cercando similitudini o analogie tra le due creature. The Mist nasce nel 1985 come racconto del signor Stephen King, venendo successivamente trasposto in un film nel 2007 da Frank Darabont, noto per aver riportato sul grande schermo una serie di racconti dello scrittore statunitense rimanendo il più fedele possibile al materiale originale (in quest’ultimo caso a variare era unicamente il finale). La partenza della serie non si distacca in maniera netta da quella delle altre due opere, ma tenta di aggiungere ad una storia già vista alcune novità che a volte riescono, come la scelta di dare ad Alyssa Sutherland il ruolo che fu di Thomas Jane, ed altre no, basti pensare alla sottotrama del presunto stupro.
Immaginate un mondo dove ognuno segue rigidamente il ruolo che la società ha stabilito per lui, una società in cui ogni persona è esattamente come viene rappresentata negli stereotipi della nostra cultura di massa, dove chi gioca a football è sicuramente un bullo cotonato, chi è magro e pallidino è necessariamente contraddistinto da una sessualità dubbia ed il poliziotto di turno è indubbiamente grasso e stupido. Ora prendete questo ipotetico mondo, trasformatelo in un episodio di 45 minuti ed otterrete il pilot di The Mist. Il più grande peccato di questa primo atto della serie televisiva targata Spike è infatti la caratterizzazione dei personaggi, i quali non riescono mai a brillare o a fare qualcosa che possa portare lo spettatore ad affezionarsi ad essi, rendendoli “insipidi” e a tratti banali e stereotipati. Gli obbiettivi di un qualsiasi episodio pilota sono principalmente due: far conoscere (possibilmente generando empatia nello spettatore) i protagonisti e suscitare interesse verso la trama ed il mondo che la circonda. Nonostante il secondo punto riesca in parte a funzionare, il primo è un buco nell’acqua.
Una delle più grandi critiche mosse verso il mondo del genere horror è quella concernente il modo di agire, al di fuori di ogni logica umana, dei singoli personaggi. Si tratta di una critica che si rivela particolarmente fondata in questo episodio: basti pensare al poliziotto Pundik (Kevin O’Grady della prima stagione di Fargo) che decide di scattarsi una fotografia in mezzo ad una nebbia inquietante e misteriosa o alla signora Carmody (vera antagonista umana nel film di Frank Darabont, qui relegata a semplice comparsa) che dopo aver visto Alex correre dentro al supermercato completamente sconvolta decide in ogni caso di farsi una “passeggiata” all’esterno andando inevitabilmente incontro alla propria morte, generando altri due grandi difetti presenti in questo episodio: il gore insensato ed i jump scares. Sia il primo che il secondo punto funzionano quando hanno un senso all’interno della trama: creare degli spaventi improvvisi senza una buona base di tensione dovuta all’atmosfera che si cela dietro la storia non ha senso e rischia di trasformare l’intero prodotto in qualcosa che sì, sul momento può spaventare, ma una volta terminata la visione non lascia quel senso di inquietudine che un buon prodotto horror dovrebbe trasmettere; stesso discorso vale per le facce maciullate messe in bella vista in questo episodio, poco giustificate e davvero banali.
Dopo aver parlato dei personaggi e dei loro difetti, è giusto parlare anche della vera protagonista di questo episodio: “la nebbia“, un elemento che non solo dà il titolo all’intera serie, ma che è anche il fulcro attorno a cui ruota l’intera vicenda, capace di creare una buona atmosfera di mistero che invogli lo spettatore a saperne di più. Sebbene da un punto di vista teorico funzioni, è nella pratica che presenta alcuni difetti, e nonostante il suo design che la fa assomigliare molto ad uno yogurt magro possa piacere o meno, il vero difetto che la riguarda è lo sbiadimento che la telecamera subisce ogni volta che qualcuno viene inquadrato all’interno della nebbia. Facendo risultare davvero fastidiosa e inopportuna,  la visione di determinate scene (già di per sé poco visibili) ancora più complessa. Come accennato prima la nebbia riesce quindi a creare un’atmosfera misteriosa (sempre ben gradita in opere come questa) che accompagna ed alimenta la curiosità dello spettatore verso le due sottotrame più promettenti viste finora: quella del militare Bryan e della presunta criminale Mia, che potrebbero rivelarsi interessanti nel corso dei prossimi episodi ma che per ora non sono ancora degne di nota, in quanto meramente abbozzate.
Nel corso dei prossimi episodi vedremo se Christian Torpe e soci saranno riusciti a ricreare le atmosfere cupe del film unendole alla storyline del racconto originale, provando a migliorare quella che non è stata un partenza col botto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Alone di Mistero che circonda la nebbia
  • Caratterizzazione dei personaggi
  • Il selfie nella nebbia
  • La sottotrama del presunto stupro era proprio necessaria?
  • Jump scares e violenza gratuita

 

The Mist ci regala quindi un episodio molto incerto che non riesce a gestire in maniera chiara il proprio potenziale scadendo a tratti nel banale e nel cliché seppur mantenendo l’atmosfera giusta.

 

Pilot 1×01  0.68 milioni – 0.2 rating

 

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