30 minuti e 31 secondi, titoli di coda inclusi: questo è lo stranissimo minutaggio riservato a “Forking Paths”, ennesimo episodio di svolta per The OA che però lancia la serie dritta verso il season/series(?) finale.
“I think what we’re dealing with, maybe, is not a single dimension. I think it’s multiple. […] More like, uh, reality forking off into a different path.
Look, imagine a garden of forking paths. So, my subjects have touched on them in their NDEs, but now, Leon, they are uncovering a technology of movement that could allow them to travel to different dimensions, maybe even stay there.”
Parliamo innanzitutto della durata della puntata perché, in maniera apparentemente incomprensibile, è ciò che salta più all’occhio vista la differenza con i “canonici” 60 minuti a cui la serie aveva abituato fino ad ora. La scelta è dettata chiaramente da esigenze narrative che, fortunatamente per i creatori Brit Marling e Zal Batmanglijdnsdkjncsjsiacdsjknbwalk, coincidono con la necessità di terminare l’episodio con un cliffhanger senza dilatare ulteriormente i tempi ed al contempo senza sottostare alle limitazioni di serie appartenenti a canali generalisti o via cavo. Netflix quindi si contraddistingue anche per la più totale libertà creativa relativa alla durata delle puntate che, infatti, con una rapida occhiata alle ultime due, sono ancora diverse: 41 minuti per la 1×07 e 50 per la 1×08. Non esistendo restrizioni legate agli slot pubblicitari la durata è quindi totalmente in mano alle esigenze creativi degli showrunner.
“Forking Paths” appare diverso rispetto agli altri episodi, non solo per quanto riguarda la durata ma anche e soprattutto per la storia che racconta nei suoi 31 minuti scarsi. Gran parte della puntata infatti è ambientata in un contesto esterno rispetto alla ormai nota casa di Hap e c’è molta più interazione con soggetti diversi rispetto a quelli abituali. Ovviamente l’elemento che più sorprende è l’inserimento (e relativa morte prematura) del Dr. Leon Citro, collega e mentore di Hap, nonché l’unico altro essere umano a sapere ciò che sta accadendo nel suo laboratorio. L’incontro tra i due dottori scienziati arriva nel momento propizio per fare il punto della situazione e contestualizzare quanto fatto e visto sinora, specialmente considerando che le “cavie” di Hap hanno preso coscienza di loro stesse, delle loro potenzialità e dell’esistenza dei “movimenti”. Mentre si ascoltano i discorsi di Hap e Citro sembra di assistere ad una disquisizione di due scienziati circa gli esperimenti fatti con i propri topi da laboratorio, Homer e Prairie sono infatti sviliti completamente del loro lato umano e della loro anima e visti come carne da macello, il tutto ovviamente in nome della scienza ma anche e soprattutto in nome del potere che ne potrebbe derivare dal risultato dei loro esperimenti. È quindi con un po’ di sorpresa e un po’ di giubilo che si assiste alla giusta fine di uno dei due carnefici, una fine inaspettata come il loro incontro ma che regala una ulteriore sfaccettatura alla serie.
Fin dal primo episodio quando Prairie diceva “We all died more times than I can count” si era percepita l’esistenza di un gap enorme che giustificasse questa frase, un gap che piano piano è stato colmato e che ha assunto anche un suo perché. La morte infatti è passata dall’essere indotta e nascosta all’essere cercata e perpetrata pur di arrivare al raggiungimento del 5° movimento. I ragazzi, con il passare degli anni (oltre a non essere invecchiati di una virgola), si sono trasformati da vittime di esperimenti a “volontari”, il tutto per trovare un senso alla loro esistenza ormai totalmente cambiata e depauperata di quei valori che una volta aveva. La ricerca del 5° movimento è quindi non solo una chiave per trovare una via d’uscita dal laboratorio ma anche un modo per attraversare i mondi ed essere quindi padroni di un’arma preziosissima, il confronto tra Prairie e Hap in tal senso vale da solo la visione dell’episodio.
A margine di tutto ciò poi si colloca il cliffhanger finale che, utile o non utile che sia, prevedibile o non prevedibile che fosse, comunque permette alla puntata di rimanere estremamente attiva, senza momenti catartici o dialoghi prolissi. Viene giustamente da chiedersi se si avrebbe avuto lo stesso effetto con un The OA trasmesso da una HBO o, ancora peggio, da una ABC. Non volendolo sapere ci limitiamo a “blessare” questo episodio tecnicamente e stilisticamente perfetto che dà una botta di vita alla serie in dirittura d’arrivo per il gran finale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Paradise 1×05 | ND milioni – ND rating |
Forking Paths 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.