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The Prom recensione film
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The Prom

The Prom: recensione del nuovo film di Ryan Murphy distribuito su Netflix. Adattamento dell'omonimo musical di successo di Brodway del 2016.

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Tratto dall’omonimo musical del 2016, l’11 dicembre è uscito The Prom, il primo film nato dalla collaborazione tra l’eclettico Ryan Murphy e Netflix. Connubio che ha già dato vita a molteplici serie tv di diverso genere ma con un taglio estetico oramai tipico di Murphy.

 

A Fulton nel 2010, il comitato scolastico della Itawamba Agricutural High School vieta a Costance McMillen di andare al ballo di fine anno dopo che sono venuti a conoscenza delle intenzioni della ragazza di indossare uno smoking per l’evento e di avere al suo fianco come accompagnatrice la sua fidanzata.
Quando McMillen fa pressioni per partecipare invece di accettare il divieto, il consiglio del liceo cancella l’evento. Dopo una denuncia da parte di McMillen stessa e dell’associazione American Civil Liberties Union alla scuola per aver infranto il primo emendamento, la storia è diventata un caso mediatico soprattutto quando la corte non chiede al liceo di rivedere la sua posizione circa l’annullamento del ballo. Diverse celebrità appoggiano la causa della ragazza e finanziano un ballo inclusivo dove chiunque avrebbe potuto partecipare.
Sei anni dopo la storia viene adattata per un musical dal titolo The Prom con un libretto scritto da Bob Martin con i testi di Chad Beguelin. Il musical ha avuto la sua prima all’Alliance Theatre in Atlanta, per poi debuttare a Broadway due anni dopo ed essere candidato a ben 6 Tony Awards.
Dopo numerose serie tv originali Netflix create da Ryan Murphy, tra il colosso americano ed il regista poliedrico nasce il primo musical in pieno stile Murphy tratto dall’omonimo spettacolo teatrale. Con un cast stellare tra cui spiccano i nomi di Meryl Streep, Nicole Kidman e James Corden.
Quattro attori di Broadway, oramai in declino, cercano una causa da appoggiare per far pubblicità alla propria immagine. La trovano su Twitter dove la storia di una liceale dell’Indiana ha fatto scalpore: l’Associazione genitori e insegnanti del liceo ha cancellato il ballo di fine anno quando Emma, una studentessa dichiaratamente lesbica, ha annunciato che avrebbe portato partecipato con la sua ragazza.
Per il suo quarto lungometraggio, Ryan Murphy si affida al musical. Genere già analizzato dal regista nella fortunata serie Glee. Una scelta azzeccata che si sposa con lo stile che Murphy, lungo la sua prolifica carriera, si è costruito.

Listen, you bigoted monsters. Just who do you think you are? Your prejudice and your oppression won’t get past this Broadway star.

The Prom di Murphy unisce gli aspetti di entrambe le storie: la notizia di cronaca ed il racconto – aggiunta nel musical del 2016 – riguardante gli attori. Il quartetto di interpreti oramai dimenticati e massacrati dalla critica sono un aspetto fondamentale nel musical teatrale che costituiscono la satira al mondo di Broadway, alle politiche delle premiazioni e all’equilibrio precario dello spettacolo stesso. Sono sufficienti delle opinioni negative da parte della critica teatrale o dagli spettatori per far terminare un tour a Broadway con un palcoscenico fisso (considerato il massimo pregio per degli spettacoli musicali) e farlo diventare un tour nazionale. Murphy gioca con gli attori miscelando in maniera intelligente la satira teatrale con una critica al mondo del cinema, dove non è raro trovare star hollywoodiane con una carriera traballante appoggiare la causa del momento, seguendo la scia dell’indignazione.
I characters degli attori – Dee Dee, Barry, Angie e Trent – sono cuciti su misura a degli stereotipi tipici del mondo teatrale: c’è la stella narcisista, il camp gay (un cliché basato sull’uso deliberato dell’esagerazione e dell’eccentricità), la chorus girl che vive nell’ombra aspettando il suo grande momento e l’intellettuale ex studente della Julliard che, però, ha un curriculum breve.
Qui però nascono le prime pecche del film perché se per i personaggi di James Corden e Meryl Streep questa tecnica funziona, per i restanti due la storia è completamente diversa: a causa della cattiva gestione del tempo non è possibile riservargli lo spazio che meriterebbero, dedicare solo una canzone a testa non è sufficiente per delineare il carattere di questi personaggi che restano quindi solo due macchiette.
Il narcisismo di Dee Dee e Barry li spinge a cercare un palcoscenico fuori dai teatri dove possano riacquistare credibilità e ridisegnare la propria immagine agli occhi delle premiazioni e della critica. Senza però sapere assolutamente nulla sulla comunità LGBTQ+, né tanto meno essersene mai preoccupati: “Stealing the rights of a girl, who is an LGBQ teen. I’ve been far too angry to Google what those letters mean” canta Eleanor in una delle canzoni iniziali che riassume bene lo spirito del film e del personaggio da lei interpretato.
L’attenzione narrativa dedicata agli attori di Broadway si traduce nella scelta del casting unendo due volti noti, anche a chi non è un grande amante del grande schermo, come Meryl Streep e Nicole Kidman che sono famose grazie alla loro longeva e brillante carriera assieme a James Corden e Andrew Rannells che hanno recitato in vari musical (Rannells in special modo è anche un attore di Broadway). Una scelta azzeccata quanto giustificata se si pensa che uno dei modi più facili e pungenti per attirare gli spettatori – soprattutto quando si trattano certe tematiche attraverso gli stilemi del musical – sia affidare le parti principali ad attori conosciuti. A differenza delle attrici che interpretano quelle che dovrebbero essere le due vere protagoniste del film: Emma (interpretata da Jo Ellen Pellman, che con The Prom fa il suo esordio nel mondo filmico) e Alyssa (Arianna DeBose, anche lei alle prime armi).
Lo sbilanciamento, purtroppo, non è presente solo nella scelta attoriale ma si estende anche nella sceneggiatura. Il fulcro della vicenda dovrebbe essere l’ingiustizia di cui sono vittima Emma ed Alyssa, invece i proiettori sono tutti per gli attori di Broadway. Vengono attenuati infatti sia i traumi legati alla sessualità delle due ragazze e di Barry, sia i soprusi dei bulli della scuola, sia l’omofobia (ben poco velata) del consiglio scolastico e di Ms. Green che ne è a capo.
La spiegazione potrebbe risiede nel genere stesso: la peculiarità principe del musical è proprio la sospensione dell’incredibilità che permette allo spettatore di passare sopra a delle regole del film, primo tra tutti l’uso delle canzoni che vanno a sostituire i dialoghi classici.
Lo stile di Murphy ben si adegua alla costruzione di una realtà alternativa in cui basta il tempo di una canzone per cambiare totalmente un proprio pensiero. Specialmente in Hollywood, Ryan Murphy abbraccia una creazione della storia alternativa, dove tutto si risolve per il meglio ed il razzismo americano radicato da secoli si combatte con la tenacia di un gruppo di attori, registi e sceneggiatori appartenenti a delle minoranze. In The Prom, sebbene la tecnica utilizzata sia la medesima, il personaggio realmente messo in risalto è Dee Dee mentre tutto il resto passa in secondo piano.
Oltre agli ideali messi in scena dal regista statunitense, anche lo stile visivo si colloca nella produzione di Murphy. I colori accesi e pop, lo stile registico e la fotografia ben si collocano tra le serie tv create da Murphy. Nell’insieme della sua produzione, The Prom sembra coronare quel che può essere considerato uno stile autoriale con i suoi difetti ed i suoi limiti.


Un colpo basso per i fan di Murphy, abituati alla sua attenzione verso i personaggi outsider e a tutte le vicende – negative e positive – che possono vivere. Alla fine, The Prom, si rivela essere un musical con protagonista una fantastica Meryl Streep. Ma niente più di questo.

 

TITOLO ORIGINALE: The Prom
REGIA: Ryan Murphy
SCENEGGIATURA: Chad Beguelin, Bob Martin

INTERPRETI: Meryl Streep, Nicole Kidman, James Corden, Andrew Rannels, Jo Ellen Pellman
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 132′
ORIGINE: USA, 2020
DATA DI USCITA: 11/12/2020

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