“È quello stronzo di Ike. Ti ha convinto lui. Non capisco perché l’hai ascoltato, ma… non è colpa tua. Oddio. Non ci volevo manco venire a questa stupida festa. Non dovevo venire. Dovevo aspettarmelo. […] Ma so che Ike è un pezzo di merda. E so che ho chiuso con lui. Adesso basta!
Sapevi che mia madre è morta? Tranquillo, è successo anni fa. Ma mia madre è morta e Ike mi ha convinta a smettere di parlarle. A smettere di parlarle. A tagliare i ponti con lei. Così non ho mai potuto dirle addio. Era mia madre, e io… chi cazzo fa una cosa del genere? Chi la fa?”.
Accantonata la necessità di introdurre personaggi, dinamiche sociali e problematiche relazionali varie, The Shrink Next Door si getta con cattiveria nella disamina dell’abuso psicologico di Ike nei confronti di Marty. Lo show si era aperto con la prima puntata in una sfarzosa festa in una bellissima casa di campagna (che si è poi scoperto essere di proprietà della famiglia Markowitz). Ed è in quella casa, a quelle feste, che lo show riconduce il proprio pubblico andando a presentare i primi veri campanelli d’allarme per Marty che sembra ormai non volersi accorgere della cattiveria inusuale di Ike nei confronti del prossimo.
MARTY, FANTASMA A CASA PROPRIA
Marty diventa sguattero a casa sua: costretto a cucinare, servire da bere, pulire piscina e giardino, dormire nella casa della donna delle pulizie, gestire il piccolo stagno che Ike gli lascia costruire quasi a volerlo distrarre da tutto il resto.
La casa diventa ritrovo di feste a tema a cadenza fissa nel corso degli anni, tramutando la dimora da semplice casa per le vacanze della famiglia Markowitz a postazione fissa degli Herschkopf tant’è che la stessa buca delle lettere ora riporta il cognome di Ike e non più quello di Marty. Quest’ultimo diventa un fantasma in casa propria, eclissandosi da ogni ricordo ad essa collegata: dopo l’albero abbattuto nel precedente episodio, infatti, l’intera parete dedicata alle fotografie mostra e parla solo di Ike. Marty è relegato a poche fotografie, lasciate lì quasi per sbaglio. Ma nulla sembra scuotere Marty ossessionato dalla necessità di compiacere Ike e dal tenerselo stretto in quanto suo migliore amico. Un’amicizia, come già detto, a senso unico e di cui Ike approfitta senza ritegno alcuno, ormai. Non c’è più tentativo da parte del dottore di mascherare le proprie azioni: Marty sembra non accorgersi della cupidigia e del disinteresse umano che l’amico prova, quindi tanto vale non sprecare energie per nascondere qualcosa di cui l’uomo non si renderebbe conto.
L’INFLUSSO DI IKE
A squarciare questa disillusione, però, ci sono appunto le varie feste in cui Marty conosce e sembra fare amicizia con Miriam, un’altra delle pazienti del dottor Ike. È a questo punto che la storia prende una piega ben diversa e ciò che viene a galla lascia interdetti ma non sorpresi del tutto.
Il comportamento che Ike ha con Marty è lo stesso per ogni singolo individuo a cui presta servizio psichiatrico. E, ancora peggio, molti degli invitati alle feste sono suoi diretti clienti, tutti pazienti.
Ike quindi in queste feste si circonda di persone che lo adorano e lo apprezzano per accrescere il proprio ego e, parallelamente, cerca di sfruttarli sotto ogni punto di vista.
Marty sembra scosso dalle informazioni che Miriam gli riserva. Sconvolto dal fatto che il suo migliore amico possa comportarsi in questo modo; magari ha fatto lo stesso anche con lui?
Dubbi che si alimentano battuta dopo battuta e che lasciano attonito Marty. Dubbi che esplodono quando l’uomo si ricorda della sorella forzatamente allontanata dalla propria vita per diretto volere di Ike che la vedeva come una persona tossica da cui staccarsi per vivere la propria vita in maniera autonoma. La speranza accresce e intacca lo spettatore: forse è veramente arrivato il momento del cambiamento e della rivalsa per Marty. E invece, il finale attacca prepotentemente queste aspettative quando Marty, istruito da Ike, fa abbandonare in una stazione di servizio Miriam fingendo un falso guasto al bus. Un colpo basso senza precedenti che colpisce quando meno lo si poteva sospettare: Marty sembrava in procinto di tornare sui propri passi ma, evidentemente, il carisma e l’influsso di Ike sono talmente profondi in lui da lasciargli ben poco spazio di manovra. Almeno per ora.
“Ciao, Miriam. Mi dispiace dirti che non potrò più essere il tuo terapista. Penso che questa non sia più una soluzione positiva. Ritengo che tu sia una persona molto tossica e non voglio più saperne di te. Addio.”
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Un altro episodio d’ottima fattura che prepara il pubblico al tanto atteso momento in cui Marty riuscirà a prendersi la sua agognata vendetta nei confronti del dottor Ike. O almeno si spera.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.