Mancano tre puntate alla conclusione di questa brillante miniserie made in Apple e con “The Family Tree” lo spettatore si trova davanti all’episodio forse più hard to watch tra quelli usciti finora. Questo ovviamente non fa riferimento alla qualità del prodotto, dimostratosi invece un piacevole appuntamento settimanale, bensì alla situazione attuale di Marty, oramai prigioniero all’interno di questa amicizia decisamente non corrisposta, e sempre più vittima della sete di denaro del dr. Herschkopf.
IL PERFIDO DR. RANDELLI HERSCHKOPF
“What are you saying? Are you in love with the tree? Marty, you told me years ago you’d never been in love, but you failed to mention that you’re in love with a tree. […] Because it’s sounding an awful lot to me like maybe you want to fuck this tree.“
Il rapporto d’amicizia monodirezionale che coinvolge i due protagonisti ha già ampiamente mostrato allo spettatore quali siano le reali intenzioni e soprattutto la reale natura del dr. Ike: parassitismo sul posto di lavoro, investimenti in presunte associazioni filantropiche, manipolazione verso tutti coloro che sono vicini a Marty e naturalmente tutti i soldi letteralmente rubati al suo ingenuo paziente tramite manipolazioni e ricatti emotivi. Questa settimana, però, il personaggio di Paul Rudd arriva a toccare il suo personale fondo del barile costringendo Marty, utilizzando i suoi soliti giochetti mentali, ad abbattere un ricordo importante della propria infanzia solo per poter andare avanti con il suo piano di espansione e conquista della casa negli Hamptons.
Colpi di ascia che assumono un significato molto più forte, e altrettanto amaro, se ci si ferma a pensare, da una parte, alle parole innocenti e piene di nostalgia di Marty nei confronti di quell’albero e, dall’altra, al tentativo ignobile di Ike di far sentire il suo paziente inadeguato per il suo eccessivo attaccamento al passato, arrivando naturalmente al ricatto definitivo e minacciando di uscire dalla sua vita proprio nel momento in cui, proprio grazie al dr. Ike, accanto a Marty non è rimasto nessuno oltre a lui.
Il piano di allontanarlo dai propri cari, isolandolo completamente per poi trasformarsi nel suo unico punto di riferimento può dirsi definitivamente compiuto. Al momento lo psichiatra è l’unica figura rassicurante in grado di affrancarlo dal peso delle responsabilità di scelte potenzialmente sbagliate o dolorose e in cambio di questo effetto placebo chiede solo di possedere, a sua insaputa, l’intera esistenza – materiale ed emotiva – di Marty.
LA VITA CHE VORREI
“Your feelings about this tree are not healthy. And it’s all to do with your mother. The way your mother loved you was not healthy and that is a deep root of your pathology. A freudian would say that this tree is your mother’s phallus. A big looming totem of her inappropriate desire for you.“
Paul Rudd e Will Ferrell risultano perfetti per le rispettive parti e la loro chimica sul set è innegabile, forte già delle precedente collaborazioni. Entrambi i personaggi, in questo quinto episodio, raggiungono un proprio “picco”: il dr. Ike arriva al suo punto più basso dal punto di vista etico e morale, mentre Marty arriva al suo atto di sottomissione più evidente nei confronti del suo “amico”. Quella che lo spettatore si trova a guardare è una delle più classiche dinamiche di gelosia nei confronti dell’amico ricco, riassumibile nel semplice assunto: “io quei soldi li spenderei meglio di sto coglione“, condita da un po’ di bullismo televisivo dove il piccolo ometto frustrato tormenta il docile gigante ingenuo ripieno di soldi approfittandosi di lui. I due protagonisti hanno semplicemente due modi completamente differenti di approcciarsi alla vita e due visioni del mondo diametralmente opposte, e il dr. Ike sembra proiettare sul suo paziente tutte le sue frustrazioni e insicurezze fino al punto di forzarlo a condividere la sua stessa visione. Un continuo atto di prepotenza che in questa puntata, come mai prima, finisce col prendere a schiaffi lo spettatore, che probabilmente vorrebbe solo lanciare il dr. Ike giù per una scogliera per poi abbracciare Marty, portandolo però sempre più inesorabilmente verso gli eventi mostrati nel flashback della premiere.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La serie continua la sua corsa mettendo in tasca un altro buon episodio. Mancano tre puntate e la voglia di vedere la sete di distruzione di Marty, assaporata appena nel pilot, è altissima. Una puntata che conferma la serie come un piacevole intrattenimento settimanale, utile inoltre a riflettere su nuovi modi per uccidere nel modo più sadico possibile il vile dr. Ike.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.