The Hot Zone, la serie antologica di National Geographic torna dopo oltre due anni con un secondo arco narrativo inerente un nuovo fattore biologico che potrebbe causare un ingente numero di morti. La prima stagione aveva preso in esame la comparsa del virus ebola a Washington D.C. e la lotta di Nancy Jaax per evitare il diffondersi del patogeno.
Molte cose sono cambiate, a livello sociale, dal 2019 ad oggi. Il Covid-19 ha sicuramente reso più sensibile lo spettatore su argomenti e prodotti di questo tipo, tanto che anche gli show prodotti in questi ultimi mesi sembrerebbero tentare di puntare su questo nuovo filone narrativo, giusto per poter approfittare della situazione.
The Hot Zone si presenta quasi in punta di piedi con una pubblicità quasi nulla, ma un argomento da trattare decisamente interessante.
ATTACCHI ALL’ANTRACE
Questa seconda stagione, infatti, prende in esame gli attacchi all’antrace del 2001 che colpirono diversi uffici giornalistici (e figure politiche) nelle settimane successive gli sconvolgenti avvenimenti del 2001.
Un periodo storico, quello post 11/09, che viene ben rappresentato: l’FBI ha necessità di una vittoria per risollevare sia il proprio nome, sia la fiducia del popolo americano nei suoi confronti; il Presidente Bush cerca vendetta; le principali figure politiche locali (come il sindaco Giuliani che compare nel secondo episodio) cercano tuttavia di alleggerire il peso per evitare un panico di massa che avrebbe probabilmente un effetto controproducente.
Gli attacchi all’antrace sconvolsero forse più per il periodo in cui avvennero che per l’effettiva brutalità con cui si presentarono alla popolazione, anche se sicuramente influì il peso mediatico che non tardò a rincarare la dose disseminando il panico e predisponendo la popolazione ad attendersi un nuovo caso Unabomber.
Il cast di questa seconda stagione vede Tony Goldwyn, Daniel Dae Kim, Dylan Baker e Harry Hamlin doversi destreggiare tra laboratori, reperimento di prove sul campo, interrogatori e una buona dose di sequenze mediche. Uno schema narrativo pressoché identico a quanto venne portato in scena già nel 2019 con la prima stagione dedicata all’ebola negli USA.
L’ASPETTO EDUCATIVO DELLO SHOW
Nonostante il consistente minutaggio e l’utilizzo di un alto numero di termini scientifici, gli episodi riescono ad essere seguiti senza eccessiva difficoltà e funzionano anche sotto l’aspetto “educativo”. Prima di arrivare alla fase puramente investigativa, infatti, sfruttando diversi dialoghi gli sceneggiatori riescono ad informare lo spettatore dei danni dell’esposizione all’antrace, del suo funzionamento nocivo e dei risvolti per il corpo umano.
Al momento avvolta nel mistero la decisione di aprire la puntata con la fuoriuscita dell’antrace a Sverdlovsk nel 1979 e immediatamente messa a tacere dalle autorità russe. Forse l’intenzione era mostrare fin da subito allo spettatore la drammaticità dei danni dell’antrace sul corpo umano ed il collegamento con l’agente Ryker che sta gestendo l’interrogatorio di Sokolov in relazione proprio a quel caso.
Bisogna però constatare che, inserita così in apertura, finisce per risultare decontestualizzata: una banale sequenza per riempire il minutaggio a disposizione dello show.
L’ASPETTO EMOTIVO DELLO SHOW
Un aspetto narrativo interessante con cui la regia cerca di giocare in più frangenti è sicuramente il vicino (in ambito temporale) attacco terroristico al World Trade Center e al Pentagono. Un avvenimento che ha sconvolto nel profondo il mondo, in particolar modo la popolazione americana che a poche settimane da quella tragedia si ritrova nuovamente in stato di pericolo, minacciata da un nemico apparentemente invisibile e difficile da scovare. Un nemico che, intenzionalmente, sta cercando di colpirla nuovamente.
Ad essere scosso è anche l’agente Ryker che si trovava a pochissimi chilometri dal Pentagono quando questo venne attaccato dal Volo American Airlines 77.
The Hot Zone cerca quindi di giocare con le emozioni dei personaggi in scena e con quelli del pubblico per raccontare un nuovo, pericoloso, atto di terrorismo (o presunto tale) sul suolo statunitense.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Due episodi che presentano in maniera più che convincente il caso oggetto di questa stagione, nonostante qualche dettaglio risulti ancora da limare. Ma l’argomento e le pedine messe in moto fanno ben sperare. L’augurio è di ritrovarsi a fine stagione con un risultato migliore della stagione precedente.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.