Tanto rumore per nulla, ovviamente detto a posteriori e col senno di poi. D’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che, come ora si sa bene, il cosiddetto Reston Virus al centro di The Hot Zone è un Ebolavirus che non risulta essere patogeno per l’essere umano e quindi non è così pericoloso come si poteva immaginare. E si poteva anche ipotizzare una conclusione così, visto che questa miniserie è tratta da (un libro di Richard Preston basato su) eventi realmente accaduti, eventi che non sono noti a tutti e che quindi non possono avere avuto un risvolto così drammatico come la morte di decine di persone in suolo americano. Detto ciò, comunque, si poteva pensare a qualcosa di leggermente migliore o comunque ben realizzato. Soprattutto vista la possibilità di esplorare il lato più psicologico della vicenda, invece che sforzare quello action che, alla fine, si è rivelato essere il tallone da killer d’Achille di queste ultime due puntate.
“The Army and the CDC have never downgraded the status of the Ebola Reston virus. It remains a Level 4 hot agent today.
The emergence of HIV, Ebola, and any number of hot agents appears to be a natural consequence of humanity encroaching on previously undisturbed environments. You might say the Earth’s immune system has recognized the presence of its most destructive pathogen, humans.
Emerging viruses continue to mutate and survive, even when faced with the destruction of their natural environment. And when they return, they’re stronger than they were before.”
Sia “Quarantine” che “Hidden” offrono allo spettatore una certa adrenalina principalmente derivante da tutta la situazione relativa al prelievo delle scimmie, è però la trama in sé che viene meno, con un focus troppo intenso sulla situazione di contenimento del virus a discapito di un maggiore sviluppo del lato meramente scientifico o di quello politico. La trama viene dilatata all’infinito da svariate situazioni create ad hoc per diluire ulteriormente la storia e da questa scelta escono fuori sottotrame piuttosto deboli come la morte del padre di Nancy oppure l’ambientazione ospedaliera durante la quarantena. Unico lato positivo di tutto ciò è il flashback in Africa che aiuta a caratterizzare il personaggio di Wade, altrimenti bidimensionale.
Bisogna poi fare due parole sugli effetti speciali. La CGI purtroppo qua non svetta per la sua qualità, ma non fa nemmeno troppo schifo troppi danni considerando il budget sempre abbastanza limitato concesso a queste miniserie. Ovviamente i primi piani sulle scimmie lasciano molto a desiderare ma nel complesso la resa è comunque apprezzabile e, in summa, poteva andare ben peggio.
Nel bene o nel male The Hot Zone, nel suo complesso, ha più l’intento di essere un grido d’allarme piuttosto che una mera serie sull’Ebola. Un grido d’allarme per una malattia che (proprio in queste ore) si sta spargendo a macchia d’olio per tutta la Repubblica Democratica del Congo e che, ora più che mai, sembra rappresentare un pericolo per l’umanità vista l’assenza di una cura. Come dice l’immagine qua sopra: “there is still no cure for Ebola“.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Expendable 1×04 | 1.00 milioni – 0.2 rating |
Quarantine 1×05 | 1.01 milioni – 0.2 rating |
Hidden 1×06 | 0.94 milioni – 0.2 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.