The Underground Railroad conclude la lunga fuga di Cora dal suo aguzzino con una puntata stilisticamente impeccabile, accompagnata dalla giusta dose d’azione. Ed è esattamente tutto ciò che si sarebbe voluto vedere, in termini di azione, anche nel resto della stagione.
“This farm is nothing. We built it, didn’t we? And we can build it again.
Build it a hundred times over. If it comes to it! But I would rather build it again than to give it to them. I would rather burn it to the ground than give it to them”.
NOTHING WAS GIVEN
Riprende la caccia di Ridgeway, questa volta nell’Indiana dove la vita tra i bianchi ed i neri è scandita da regole differenti. Qui la comunità black non è perseguitata né discriminata, vivono nella fattoria Valentine come uomini e donne liberi. Una comunità che accoglie i fuggitivi e chi non ha una casa; dandogli protezione e, se lo desiderano, un posto fisso dove restare ed un lavoro.
Il passato di Cora, però, è di nuovo d’intralcio. Non è solo scappata da una piantagione, ma è ricercata per aver ucciso un ragazzo bianco. Questo motivo d’attrito tra le due fazioni della stessa comunità (chi vuole farla restare nella fattoria e chi, come Mingo, non vuole persone non “rispettabili”, a differenza sua che ha comprato la libertà per sé e la sua famiglia) culmina a metà puntata, dedicata ai discorsi dei due amministratori.
Esteticamente parlando, la puntata è di altissimo livello come le altre. La regia di Jenkins enfatizza il conflitto ideologico tra i due e lo scontro a fuoco che di lì a poco si consuma. Sebbene le scene d’azione nella serie siano bene poche, quelle presenti sono un piccolo gioiello. La suspense creata dalle scene alternate (i due uomini che dibattono tra di loro e il gruppo di uomini bianchi che si appresta a fare irruzione) conferiscono alla puntata l’atmosfera giusta che si ricercava anche dagli altri episodi.
Menzione d’onore al tanto agognato minutaggio che, questa volta, è ben distribuito e non presenta scene troppo lente e ripetitive ad esclusione dell’inizio della puntata.
THIS IS AMERICA
Cora è indubbiamente la protagonista della serie che, in fin dei conti, presenta una struttura molto più classica di quello che potrebbe sembrare inizialmente. Un viaggio, una protagonista e un antagonista sono gli elementi cardine di moltissimi film e serie tv.
Sebbene il personaggio di Cora sia ben scritto e caratterizzato, non è un character attivo come ci si aspetterebbe da un ruolo così rilevante. La sua storia viene raccontata con un occhio più da documentario piuttosto che puntare ad una narrazione che abbraccia come fine ultimo l’intrattenimento.
Le tappe della ferrovia scandiscono un viaggio nella sfaccettata America ottocentesca più per mostrare come i diversi Stati reagivano al tema della schiavitù piuttosto che portare avanti la storia di Cora e del suo aguzzino che prende molto meno tempo.
RIDGEWAY
“Conquer and build and civilize. And lift up the lesser races, well, if not lift up, subjugate. And if not subjugate, exterminate, eliminate. Our destiny, a divine prescription. The American imperative”.
A contrapporsi con i discorsi proclamati nella chiesa, quello di Ridgeway (interpretato da un magistrale Joel Edgerton) in punto di morte è il secondo lato della medaglia.
La perfetta conclusione al massacro perpetrato da uomini bianchi che non accettano il dare dello spazio e del potere, simboleggiato dal guadagno, dai favori ottenuti dal sindaco e dall’avere una terra da coltivare. La quintessenza della retorica sul lavoro che nobiltà l’uomo e che, in questo caso, rappresenta la libertà per gli ex schiavi che hanno costruito un luogo dove stare, una comunità.
Gli innumerevoli tentativi di fuga di Cora finiscono quando porta Ridgeway nella stazione sotterranea dell’Indiana, un tranello per dargli il colpo di grazia. Dopo averlo fatto cadere dalle scale ed aver sentito il discorso delirante dell’uomo, Cora gli spara mettendo fine alla propria fuga e diventando una donna libera.
A differenza di Grace che non ha potuto salvare, Cora si redime salvando la piccola Molly e portandola via con sé.
L’ultima nota dolceamara rimane Homer, così soggiogato e legato da un rapporto tossico a Ridgeway da piangere la sua morte e restare nella ferrovia mentre Cora e Molly scappano. Le motivazioni possono essere molte: dalla paura di essere ucciso o di diventare a sua volta uno schiavo, oppure dall’essere solo al mondo oltre al Ridgeway. Homer rassomiglia in modo inquietante a quella tradizione cinematografica del Uncle Tom.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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La penultima puntata di The Underground Railroad ha tutte le carte in tavola, caratteristiche che se ci fossero state fin dal pilot avrebbero accresciuto la bellezza della serie.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.