The Walking Dead 5×03 – Four Walls And A Roof – Un Tetto E Quattro MuraTEMPO DI LETTURA 4 min

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Quaranta minuti di un episodio possono essere amministrati in diverse maniere a seconda di come si preferisce raccontare una storia. Si può optare per un ritmo serrato farcito da scene d’azione che ne esaltino l’operato oppure prediligere il lato discorsivo, cedendo così alla tentazione di fare discorsi sopra i massimi sistemi ogni volta che la situazione lo permette. Purtroppo il The Walking Dead secondo Scott M. Gimple non è nè l’uno nè l’altro e questo è potenzialmente il suo più grande difetto ed al contempo la sua più grande fortuna. Croce e delizia, gioia e dolore.
“Four Walls And A Roof/Un Tetto E Quattro Mura” non sfugge a questa gestione ed alterna in maniera non del tutto sapiente momenti di tensione ad altri di estremi piattezza che non aiutano la visione della puntata. In una sorta di montagne russe fatte di emozioni e tensione (vedasi l’agguato nella chiesa) e di sbadigli e caffeina (Bob e tutti gli elogi funebri fatti mentre è ancora vivo), l’episodio scorre anche piacevolmente ma manca completamente di quel ritmo narrativo che dovrebbe essere la chiave di lettura per ogni singolo episodio di The Walking Dead. Per una serie che ha imparato dai suoi errori del passato, quali budget risicato ed estrema lentezza, rimangono però diversi elementi che necessitano di una revisione perchè l’altalena di emozioni che si prova durante la visione dello show non aiuta ad assaporare ogni singolo momento come si dovrebbe. Così come non è possibile apprezzare una giornata al mare se a tratti il vento si fa sentire intensamente, allo stesso modo non si può godere pienamente di uno scontro contro i principali villains della stagione se questo è preceduto e seguito da monologhi di scarso interesse.
Non si può certamente parlare di assenza di un filo narrativo perchè la gamba l’incipit da cui tutto è partito ancora in “A” è vivo e vivido e si nasconde tra gli alberi intorno alla chiesa. Gareth e gli altri cannibali sin dal season finale si erano subito guadagnati gli onori della cronaca per il loro modus operandi astuto e diabolico e già si pregustava una sorta di scontro come quello avvenuto contro il Governatore in tutta la terza stagione. Gimple però a quanto pare ha piani ben diversi per la serie e così, dopo una rapida e fin troppo risolutiva distruzione di Terminus che lasciava poco spazio alla resurrezione del gruppo di Gareth, ecco che in “Strangers/Sopravvissuti” si rispolverava con sapienza la trama lasciando intravvedere qualcosa di più elaborato all’orizzonte. Errato. Mai previsione fu più sbagliata visto quanto accaduto in questo episodio e così, rispettando in parte quanto avvenuto nella controparte fumettistica, lo scontro con il gruppo di cannibali si chiude qui: repentinamente, inaspettatamente e discutibilmente. Termina repentinamente perchè una risoluzione della trama con un così ottimo potenziale fa capire sia quanto siano migliorati Rick e Co. a gestire le avversità, sia quanto ci sia una sorta di necessità nel guardare avanti, magari a Washington; inaspettatamente perchè una qualsiasi altra serie avrebbe preso questo plot e lo avrebbe innalzato a trama della stagione (o almeno della prima parte in stile Once Upon A Time) invece che “bruciarlo” in 4 puntate; discutibilmente perchè, pur non sapendo cosa ci aspetta per il futuro (fumetto a parte), uno spunto narrativo così audace come quello del cannibalismo meritava di essere studiato ed espanso ben più di come è stato fatto dato che, ammettiamolo, le spiegazioni di Gareth avevano un loro perchè.
A Gimple si può davvero contestare la scelta di una gestione schizofrenica dell’insieme ma non lo si può certo accusare di prevedibilità visti i fin troppo veloci cambi di fronte da quando ha preso in mano le redini dello show. Il mondo di The Walking Dead è in continuo mutamento e così anche la trama orizzontale non può rimanere statica a crogiolarsi in una storyline per più di qualche episodio. E’ una scelta che può non piacere ma che sicuramente paga se confrontata con una 2° stagione in cui la fattoria ha regnato sovrana sotto ogni punto di vista. E la fattoria era solo “un tetto e quattro mura”, esattamente come lo è la chiesa di Gabriel, una location di passaggio per un gruppo nomade diretto a Washington. Forse.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Agguato a Gareth e ai cannibali in chiesa
  • “Besides, I’ve already made you a promise”
  • Risata inquietantissima di Bob
  • Chiusura ad effetto dell’episodio
  • Eccessiva lentezza pre e post agguato
  • Fin troppo veloce l’addio alla storyline di Gareth e dei cannibali
  • Dialoghi dozzinali con Bob in punto di morte

 

A sorpresa come erano stati riportati in auge in “Strangers/Sopravvissuti” così i cannibali di Gareth danno l’addio definitivo alla serie. In una sorta di puntata volta a ricalibrare gli obiettivi della stagione si ha sia il modo di assistere a scene estremamente crude e degne della serie stessa, sia momenti in cui la noia è stata l’unica protagonista della scena. Si può fare sicuramente di meglio, magari prendendola anche più con calma.

 

Strangers – Sopravvissuti 5×02 15.14 milioni – 7.7 rating
Four Walls And A Roof – Un Tetto E Quattro Mura 5×03 13.8 milioni – 7.0 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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