Col finale alle porte, un turbine di emozioni e temi importanti si aggirano nelle atmosfere mobster di Boardwalk Empire. Su tutti il tema portante di questa ultima stagione: la responsabilità delle proprie azioni, redenzione e perdono, che permeano le azioni e i pensieri di quasi tutti i personaggi che hanno messo piede sull’ormai celebre Boardwalk. O perlomeno di quelli che si trovano faccia a faccia con una realtà fatta di conseguenze delle proprie o altrui scelte, dopo un percorso che ha visto qualcuno salire molto in alto (Nucky) e qualcuno lottare per sopravvivere in ogni situazione (Gillian) per ritrovarsi comunque a terra, in solitaria affermazione della propria desolazione e sconfitta.
“There is forgiveness for everyone.” scrive Gillian in versione Nellie Bly a Nucky. Parole già sentite, e prontamente smentite, da Chalky che aveva detto che nemmeno Gesù può perdonare certi errori. Ma si sa, concetto abusato quanto si vuole, la speranza è l’ultima a morire. Ed è proprio questa flebile speranza come lo spiraglio di luce che si intravede dalla porta del manicomio aperta verso la libertà, a spingere Gillian a fare appello al Nucky che era, e che forse non è più, che l’aveva salvata tanto tempo prima. Indubbiamente tutti noi ricorderemo che in realtà fu Nucky a presentarla allo squallido Commodoro che la mise incinta giovanissima. I bellissimi flashback di questa puntata raccontano dei suoi dilemmi interiori appena precedenti questa terribile decisione, che è forse il momento spartiacque della vita di Nucky, perennemente in lotta tra luce e buio, tra il fare la cosa giusta e il farsi strada in qualunque modo. Il fatto che per Gillian il gesto di Nucky sia stato comunque una salvezza fa riflettere su quelle che dovevano essere le condizioni per una povera orfana di quegli anni o, a giudicare dalle altre bambine mandate dietro compenso ai genitori a compiacere il Commodoro, delle famiglie povere in generale.
A costo di essere ripetitivi, si rimarca ancora una volta l’accurato lavoro di casting che, anche con la giovane Gillian, ha fatto centro. Madeleine Rose Yen interpreta bene il misto di paura e sogni che animano la ragazzina, che si presenta subito come chi, pur sapendo il fatto suo e non facendosi mettere i piedi in testa, è sostanzialmente una bambina sola e abbandonata, Nellie Bly wannabe. Come avevamo già accennato qui, la Bly fu una famosa giornalista, tra le altre cose, protagonista del viaggio intorno al mondo in 72 giorni con il quale batté il celebre “record” del romanzo di Jules Verne. Mai prospettiva sarebbe più apprezzata per la Gillian adulta, rinchiusa nell’ospedale psichiatrico. Gli autori rendono bene la scena della lettera enfatizzando le frasi più significative come se si ripetessero nella mente di un pazzo dando l’idea dell’urgenza di salvezza per la nostra Cersei Gillian; personaggio per il quale, grazie all’interpretazione sofferta di Gretchen Mol e alla scrittura e approfondimento degli autori, ci troviamo inaspettatamente a provare compassione.
Ci si potrebbe chiedere perché, dato che era impegnato nella guerra con Luciano&friends (non parliamo di questi Luciano&friends) Nucky si sarebbe dovuto scomodare ad aiutare Gillian di cui comunque negli ultimi anni non sembra gliene fosse importato molto. L’idea di fargli perdere tutto quello ha, i flashback riguardo il loro incontro e le riflessioni sulla sua esistenza fanno sì che l’approdo di Nucky verso Gillian non sia innaturale, ma anzi sia indispensabile a chiudere il cerchio sulla sua storyline, vuoi per l’importanza dei loro trascorsi, vuoi per quello che ha mantenuto in vita il loro legame nella figura di Jimmy. Un “friendless child” che ne aiuta un altro.
Chi invece sembra completamente avulso da queste logiche riflessive sono i giovani rampanti conquistadores dell’ “Impero”, avidi di potere e ricchezza, desiderosi di possedere tutto solo per pura sete di dominio. Luciano e Meyer sembrano aver risposto all’appello di Steve Jobs “Stay hungry! Stay foolish!”. Sono spietati e affamati, ma soprattutto giovani e ambiziosi, e come surfisti sulla cresta dell’onda, si godono la corsa senza pensare troppo al domani. Sono pronti a scatenare una carneficina per ottenere il controllo di un’Atlantic City che, se dieci anni prima era il centro del – loro – mondo, adesso non è altro che una qualunque piazza di spaccio da regalare, incuranti, ad un qualsiasi sottoposto. Ma è anche per questo il simbolo della loro vittoria. Encomiabile il modo in cui si sono gestiti i passaggi che hanno portato allo standoff dello scambio degli ostaggi. Dal commovente confronto padre-figlio, alla fratellanza Luciano-Lansky-Siegel al “me and you together” di Nucky a Mickey, tutto conduceva ad una bellissima scena quasi da western movie, con le due fazioni una di fronte all’altra aspettando la prima a fare il passo falso. Dopo attimi di scompiglio causati dall’istintiva e avventata mossa di Mickey Doyle, la situazione precipita nell’ovvia sconfitta di Nucky che riesce a salvarsi la vita, ma non dall’umiliazione di dover ammettere che “I underestimated you, Charles. That was a mistake” e di inginocchiarsi di fronte ai nuovi boss. Mickey Doyle, per quanto generasse sentimenti fastidiosi ben rappresentati da questa frase di Eli, è vittima proprio di ciò che finora l’aveva mantenuto in vita, ossia la capacità di assicurarsi le spalle coperte in ogni situazione, ma sbagliando di tempismo col suo essere inopportuno e, così facendo, trascina anche lo spettatore nel terrore che l’incontro si trasformi in una carneficina.
Nucky avrà anche salvato ciò che rimane della famiglia che non ha mai avuto, ossia Will, ma ha perso definitivamente il suo impero costruito sull’alcool, tant’è che al giovane Joe Harper dirà di portar via tutte le bottiglie, una volta simbolo della sua fortuna e ora anche della sua rovina. “Puoi spazzare via la sabbia!” dice al ragazzo insistente, rendendosi immediatamente conto di esser diventato egli stesso il Commodoro che tanto tempo prima l’aveva introdotto in quel marcio mondo e lo caccia via, sperando in un’ultima estrema azione di fare la cosa giusta salvandogli il futuro.
Una puntata assolutamente convincente, accattivante, scritta e diretta in modo eccellente, in linea con le attese del pubblico di Boardwalk Empire che non può non sentirsi pienamente coinvolto dal puro intrattenimento che per 56 minuti lo tiene incollato allo schermo, aspettando la fine con l’ansia dello studente in pre-esame che da una parte spera quel momento non arrivi mai, dall’altra vorrebbe che tutto fosse già finito e il terrore che lo attanaglia se ne andasse per ricomparire solo al prossimo appello/episodio. Per una stagione partita in modo non particolarmente esaltante gli autori sono stati in grado di recuperare ampiamente il gap ma al costo di un mancato approfondimento di alcuni personaggi che sarebbe stato possibile con un maggior numero di puntate.
Inoltre il concentrare tutti gli eventi, passati e presenti in otto puntate, fa sentire il suo peso, se si pensa che ne manca solo una per dire addio allo show, lasciando lo spettatore scosso a fare i conti con tutte le cose successe nel giro di pochissimi episodi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Devil You Know 5×06 | 1.55 milioni – 0.7 rating |
Friendless Child 5×07 | 1.95 milioni – 0.8 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora